mercoledì 6 luglio 2016

COLONIALISMO DIGITALE E SCUOLA. B. RUFFILLI, Competenze digitali: accordo tra Miur ed Ericsson a sostegno della scuola, LA STAMPA, 6 luglio 2016

Giovani, innovazione, crescita. Non si è parlato solo di tecnologia, ma anche dei cambiamenti che porta nella società, all’evento di Ericsson, che si è tenuto quest’anno nell’Aula Koch del Senato, a Roma. 



Innovazione e ritardo  

In un mondo dove ci sono più telefonini che esseri umani, l’azienda svedese ha un ruolo centrale nelle reti. Ma il Ceo Hans Vestberg è consapevole che la rivoluzione digitale può stravolgere le abitudini e distruggere in pochi mesi imprese vecchie di decenni: «Siamo stati pionieri delle comunicazioni telefoniche, pensate come ci sentiamo ora». Vestberg è nel consiglio della UN Foundation, che sostiene il lavoro dell’Onu, e non gli sfugge il peso della responsabilità che ha la sua azienda: «Ogni 1000 nuove connessioni a banda larga nascono 80 possibili posti di lavoro», spiega. Ma non saranno posti di lavoro qualsiasi. Il ministro del lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti parla di «un ritardo da recuperare», ma ammette che il divario tra tecnologia e politica è amplissimo: «Domani potrebbe arrivare sull’iPad un’app che ci cambia la vita, ma perché possa farlo una legge servono tre anni, tanto dura l’iter per farla approvare. E nel frattempo chissà se esisterà ancora l’iPad».  


La poesia del digitale  
Le Poste hanno 34 milioni di clienti. Ma nel fatturato dell’azienda le lettere sono solo il 5 per cento. Il resto sono servizi assicurativi, postali, di altro tipo. «Siamo un’azienda in primo luogo digitale», racconta Luisa Todini, presidente di Poste italiane. È tra gli ospiti della giornata, insieme con l’amministratore delegato di Wind Maximo Ibarra, che spiega come i pagamenti digitali via smartphone diventeranno sempre più diffusi, confermando il fatto il che per il 90 per cento del tempo uno smartphone serve per funzioni diverse da quelle per cui è nato un telefono cellulare. Altro ospite è il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri, che si produce in una poesia sul digitale in rima baciata, dove i dati «crepitano» e i politici «devono dare la banda larga» a tutti. Endecasillabi non proprio impeccabili, ma l’applauso è arrivato.  


L’accordo per la scuola  
L’economia digitale in Italia vale il 2 per cento del Pil, circa 60 miliardi di euro. E per farla crescere servono competenze specifiche, che non sempre la scuola attuale riesce a offrire. Così il Miur ed Ericsson Italia hanno firmato un protocollo d’intesa per promuovere e consolidare la collaborazione tra il mondo scolastico e il sistema delle imprese e aiutare gli studenti ad acquisire competenze strategiche per il futuro. Per il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini, «alternanza scuola-lavoro e più cultura e competenze digitali sono i due pilastri dell’innovazione che sta attraversando il mondo della scuola». Praticamente, questo si traduce in corso e stage, per passare dalla teoria alla pratica del digitale. Nunzio Mirtillo, Amministratore delegato Ericsson Italia, commenta così l’accordo: «Grazie alla legge Buona Scuola agli studenti viene garantita un’offerta formativa più ricca, che guarda al futuro. L’accordo firmato con il Ministero è strategico per raggiungere i giovani in maniera più ampia e capillare e per sostenere la crescita di una cultura digitale in Italia, nell’ottica della piena realizzazione della nostra visione di Società Connessa». 

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