«Le femministe trattano male gli uomini». È il titolo dell'articolo che critica la deriva radicale del movimento per l'uguaglianza delle donne negli Stati Uniti e che sta indignando le femministe spagnole. L'autrice è la scrittrice americana Cathy Young, a tradurlo e pubblicarlo in Spagna ci ha pensato il quotidiano El País e nell'afosa fine di luglio si anima la polemica.
Cathy Young parte dall'assunto che il femminismo – e ne parla come se ne esistesse uno solo, monolitico e onnicomprensivo – è ormai fissato con gli uomini che si comportano male. Con il loro modo di parlare, il modo con cui affrontano le relazioni, anche il modo in cui si siedono sui mezzi pubblici, con quelle loro gambe sempre aperte. Ormai non condannare i difetti maschili è considerato un atto di complicità. Così si alimenta la disuguaglianza tra uomini e donne, questi attacchi agli uomini provocano l'indisponenza di molti maschi – e di alcune donne - e li spinge verso le critiche al femminismo che, a volte, si mescolano con le ostilità contro le donne. Tutto ha avuto inizio, secondo l'autrice, con il femminismo radicale degli anni '70, con quello slogan ricorrente - «il personale è politico» - che ha fomentato l'ondata di rabbia femminile. Ma ora si è raggiunto un livello preoccupante: le teorie femministe radicali, che ritengono le civiltà occidentali moderne espressione del patriarcato, vengono amplificate dall'uso delle reti sociali, e uscendo dall'ambito di frange accademiche, si diffondono incontrollabili. Non mancano dovizia di riferimenti a casi di misandria in rete e non, citazioni d'autore e di studi sull'utilizzo della parola uomo, in inglese, come prefisso dispregiativo.
L'iperbole del ragionamento viene raggiunta quando, parlando delle prossime elezioni americane, Cathy Young arriva a sostenere che non è assurdo pensare che parte dell'appoggio a Donald Trump sia proprio dovuto ad una reazione a questo femminismo radicale.
Sono fioccate le critiche subito dopo la pubblicazione, le prime nei confronti proprio del quotidiano accusato di riportare posizioni che squalificano i femminismi. Tra le proteste riportate dal giornale, la scrittrice catalana Laura Freixas è la più severa: trova allarmante che quando migliaia di donne in tutto il mondo muoiono assassinate per mani maschili, per citare solo il sintomo più scandaloso della disuguaglianza, El País pubblichi un articolo che attacca non i responsabili, per azioni o omissioni, di questo stato di cose, ma le femministe che lo denunciano. Inoltre, quel dare voce a una donna che difende tesi antifemministe è una vecchia e sgradevole strategia patriarcale. Una trappola in cui un giornale come El País non sarebbe dovuto cadere. E poi tante critiche di merito ai contenuti dell'articolo, perché le femministe spagnole non si sentono proprio in questa dinamica, in questa contrapposizione con il maschio. Su qualche tribuna femminista online l'autrice viene etichettata come guardiana del patriarcato, che vede gli uomini come vittime passive del sistema, dei poveri maschi che si sentono quasi obbligati a discriminare, a controllare, a violare, ad uccidere. Alcune sostengono che l'autrice dell'articolo chieda alle donne di essere figlie docili del patriarcato e quindi empatiche con i propri dominatori. Il livello di irritazione nei confronti dell'articolo è alto, si parla di tossicità patriarcale per nascondere le vere cause delle violenze e disuguaglianze che subiscono le donne, per focalizzare tutta l'attenzione sul disagio di chi le esercita, il disagio dei maschi.
Poi un uomo, sulla rubrica Donne di El Pais, scrive una lettera gentilmente indirizzata alla signora Cathy Young. Lui sente il bisogno, come uomo femminista, di ricordare che il femminismo tratta bene quegli uomini che hanno capito che l'uguaglianza è una questione di cittadinanza e non un semplice requisito, anche, della metà femminile. Lui è Octavio Salazar, e si definisce, oltre che femminista, padre queer e costituzionalista eterodosso. È docente di diritto costituzionale presso l'università di Cordoba e non si stanca di ripetere ai suoi studenti che il nemico del femminismo non sono gli uomini, ma il patriarcato. Quella struttura politica, economica, giuridica e culturale che considera, da sempre, i maschi come una metà privilegiata. Parla di patriarcato come ordine sociale che si traduce in evidenti relazioni di potere che ci mal-educano, generando comportamenti in molti uomini, e in alcune donne, che contraddicono e frenano una lotta per l'uguaglianza che dura da quasi tre secoli. Ricorda a Cathy Young e a tutte e tutti che il femminismo, ovviamente, è radicale, perché pretende rimuovere le radici delle ingiustizie tra i sessi, ed è rivoluzionario, perché vuole sovvertire un ordine androcentrico e patriarcale; ma questo non significa che gli uomini debbano intenderlo come un'aggressione contro di loro, né una guerra che alla fine avrà un vincitore o una vincitrice.
Una risposta sottile e garbata a tutte le donne che sembrano non aver capito che se stanno dove stanno è proprio grazie al femminismo.
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