Isolati e connessi, si dice. Vi è una perdita dell’attenzione. Non ci si riesce a concentrare che per poco tempo, poi bisogna passare altrove. Vuoto che copre vuoto. E il vuoto crea ansia e l’ansia l’angoscia e poi il panico. Enrico Campo ha scritto un libro sull’attenzione che ha per titolo: La testa altrove. L’attenzione e la sua crisi nella società digitale (Donzelli, pp. 272, euro 28,00).
È il frutto di una attenta ricerca e di una intelligente riflessione che tenta di andare oltre gli stereotipi che vedono nella crisi dell’attenzione una sindrome puramente cognitiva e puramente individuale. La crisi dell’attenzione ha a che fare con i contesti storici, culturali, sociali; soprattutto ha a che fare con i processi collettivi che strutturano e disciplinano la vita della società attuale. Enrico Campo non si confronta soltanto con gli studi sociologici specifici sull’argomento.
GIUSTAMENTE PRENDE la questione a partire da temi più vasti, come quello della modernità e, discutendo in particolare le teorie, tra gli altri, di Simmel, Benjamin, Koselleck, affronta il concetto di accelerazione del tempo. Il tema del futuro, così potente, nel bene e nel male, fino al secolo scorso e ora quasi del tutto pericolosamente scomparso dall’orizzonte culturale e mentale delle donne e degli uomini d’occidente, determina il rapporto tra attenzione e distrazione.
Ma ciò di cui si occupa brillantemente Enrico Campo è l’analisi dell’attenzione e della sua crisi nell’epoca digitale, sottomettendo a critica le visioni individualistiche e universalistiche della psicologia contemporanea e riprendendo invece gli argomenti sociali e culturali che stanno oggi alla base dell’attenzione.
Ma ciò di cui si occupa brillantemente Enrico Campo è l’analisi dell’attenzione e della sua crisi nell’epoca digitale, sottomettendo a critica le visioni individualistiche e universalistiche della psicologia contemporanea e riprendendo invece gli argomenti sociali e culturali che stanno oggi alla base dell’attenzione.
SECONDO CAMPO i regimi attentivi moderni sono caratterizzati da cinque opposizioni. Orientamento al futuro contro possibilità riflessiva; ricerca di stimolazione contro anestetizzazione attentiva; novità contro déjà-vu; libertà contro normazione temporale; edonismo contro disciplina. Si tratta di opposizioni che convivono fra loro come in una gigantesca, ordinaria follia schizofrenica.
La prima opposizione, per esempio, descrive molto bene la nostra situazione attuale. Se l’orientamento al futuro si oppone alla possibilità riflessiva, ecco che quest’ultimo diventa la ricerca incessante del nuovo, magari attraverso lo choc di cui parla Benjamin (assai presente in questo lavoro) che, in contrasto con la possibilità riflessiva, nasconde quel che del futuro incombe davvero su di noi, come le catastrofi ambientali o le nuove epidemie, negandoci la possibilità di immaginare un domani diverso.
La prima opposizione, per esempio, descrive molto bene la nostra situazione attuale. Se l’orientamento al futuro si oppone alla possibilità riflessiva, ecco che quest’ultimo diventa la ricerca incessante del nuovo, magari attraverso lo choc di cui parla Benjamin (assai presente in questo lavoro) che, in contrasto con la possibilità riflessiva, nasconde quel che del futuro incombe davvero su di noi, come le catastrofi ambientali o le nuove epidemie, negandoci la possibilità di immaginare un domani diverso.
COSA ACCADRÀ quando usciremo dal coronavirus? Metteremo in gioco la possibilità calma di un futuro diverso oppure faremo come il cappellaio matto di Alice, per il quale non c’è tempo, non c’è tempo, e ritorneremo alla ansiosa e ansiogena ricerca del nuovo e dello choc? Torneremo alla ricerca di cambiamenti deboli che confermano il già dato?
Enrico Campo si pone il problema delle cornici sociali, dei contesti, dei mondi intermedi, insomma dei confini tra mondi che apprendiamo sin da bambini ad attraversare e che segnò la sorte del prigioniero liberato della caverna di Platone. Per lui, nella dialettica che si tende tra gioco e messa in scena, tra vita e teatro, tra realtà e fiction, l’attenzione è nel passaggio da un mondo all’altro, senza che quello abbandonato sparisca.
Enrico Campo si pone il problema delle cornici sociali, dei contesti, dei mondi intermedi, insomma dei confini tra mondi che apprendiamo sin da bambini ad attraversare e che segnò la sorte del prigioniero liberato della caverna di Platone. Per lui, nella dialettica che si tende tra gioco e messa in scena, tra vita e teatro, tra realtà e fiction, l’attenzione è nel passaggio da un mondo all’altro, senza che quello abbandonato sparisca.
ESSO ANZI VIENE inconsciamente incorporato. Ma l’inconscio freudiano deve oggi fare i conti non solo con il cinema, ma anche con gli smartphone, con Google e Facebook, gli strumenti della seconda vita. Campo propone di «riservare l’espressione ‘inconscio esteso’ per riferirsi in particolare agli strumenti digitali che hanno come caratteristica peculiare quella di anticipare le nostre scelte e i nostri desideri grazie all’elaborazione automatica di dati da noi prodotti, per cui noi siamo, rispetto ad essi, in costitutivo ritardo».
Campo lancia l’allarme sul fatto che i mass media parlano di crisi dell’attenzione ma, nello stesso tempo, si entusiasmano per l’«uomo multitasking». Per quest’ultimo «il problema dell’attenzione riguarda la nostra autonomia, individuale e collettiva, e dunque i modi e le forme della soggettivazione, ovvero le modalità attraverso le quali ci costituiamo come soggetti».
Insomma, le mille luci, gli avvisi, i segnali, i suoni che ci circondano e cercano di attirare la nostra attenzione in un mondo in cui non solo la merce entra in scena e si fa spettacolo, ma diventa la nuova immane caverna platonica, noi, liberamente, ci incateniamo per essere spettatori solitari nella folla e prestare attenzione a ogni cosa che ci fa dimenticare di noi stessi. Oggi le luci sono le nostre ombre.
Campo lancia l’allarme sul fatto che i mass media parlano di crisi dell’attenzione ma, nello stesso tempo, si entusiasmano per l’«uomo multitasking». Per quest’ultimo «il problema dell’attenzione riguarda la nostra autonomia, individuale e collettiva, e dunque i modi e le forme della soggettivazione, ovvero le modalità attraverso le quali ci costituiamo come soggetti».
Insomma, le mille luci, gli avvisi, i segnali, i suoni che ci circondano e cercano di attirare la nostra attenzione in un mondo in cui non solo la merce entra in scena e si fa spettacolo, ma diventa la nuova immane caverna platonica, noi, liberamente, ci incateniamo per essere spettatori solitari nella folla e prestare attenzione a ogni cosa che ci fa dimenticare di noi stessi. Oggi le luci sono le nostre ombre.
Nessun commento:
Posta un commento