lunedì 29 aprile 2019

MENTE CERVELLO NEUROSCIENZE. E. DUSI, L'apparecchio che riproduce la "voce del cervello", REPUBBLICA.IT, 24 aprile 2019

La voce, in questo caso, non viene dal cuore, ma direttamente dal cervello. Per ridare la parola a chi è rimasto paralizzato, oggi con fatica si leggono i movimenti delle pupille o si catturano le più flebili contrazioni dei muscoli facciali. La velocità, quando va bene, raggiunge le 10 parole al minuto. In una persona normale sono 150. Uno Stephen Hawking del futuro potrebbe invece usare lo strumento descritto oggi su Nature: un apparecchio che raccoglie i “sussurri” del cervello. Non si parla di lettura del pensiero: siamo ben lontani. Ma di sensori che captano gli impulsi elettrici che il cervello produce quando mette in moto l’apparato fonatorio. Sono i comandi che articolano i muscoli di labbra, mandibola, lingua e laringe. Vengono prodotti nella testa anche quando una paralisi impedisce il movimento effettivo della bocca. I ricercatori dell’università della California a San Francisco li hanno registrati e hanno costruito il primo sintetizzatore vocale capace di raccogliere direttamente la “voce” dei neuroni, trasformandola in suono.

venerdì 26 aprile 2019

ETOLOGIA. GORILLA UOMINI E IMITAZIONE. C. SEVERGNINI, Il selfie dei Gorilla, il ranger spiega come è nata la foto virale, CORRIERE.IT, 26 aprile 2019

Lo hanno soprannominato subito“Gorilla selfie”: in primo piano c’è un ranger, alle 
sue spalle due gorilla che sembrano in posa, con lo sguardo dritto in camera e le mani dietro la schiena. L’autore dello scatto, Mathieu Shamavu, lo ha condiviso sui social con la scritta «Un altro giorno in ufficio». Nel giro di pochi giorni la foto era diventata virale, soprattutto per la divertente posa dei due animali. Ma la storia dietro a questo selfie unico, raccontata dallo stesso Shamavu, è un amaro promemoria di quanto precaria sia la sopravvivenza dei gorilla di montagna.

sabato 20 aprile 2019

REPORTAGE ANTROPOLOGIA. P. DEL RE, Le ultime tribù - Reportage dall'Etiopia: "Così clima e turismo di massa distruggono una cultura", REPUBBLICA.IT, 20 aprile 2019

Lungo il fiume Omo, nel sud dell'Etiopia, vive dalla notte dei tempi una ventina di tribù, oggi funestate dal cambio climatico che crea siccità, carestie o piogge furibonde finora sconosciute a quelle latitudini. 



Attraverso le nuove strade costruite dai cinesi per sfruttare i loro mega-zuccherifici, gli Hamer, i Dassanech, gli Arbore, i Bodi e gli altri sono anche minacciati da un turismo che si fa sempre più massa, che a loro lascia solo pochi spicci perché il grosso finisce nelle tasche degli operatori turistici. A velocità da primato, la modernità sta spazzando via la loro straordinaria cultura.
GUARDA Il reportage 'Le ultime tribù' dal sud dell'Etiopia.

giovedì 18 aprile 2019

IMMORTALITA' ESPERIMENTI A YALE. E. DUSI, Neuroni riaccesi dopo la morte. Esperimento sui maiali usando sangue artificiale, REPUBBLICA.IT, 17 aprile 2019

'elettroencefalogramma era completamente piatto. Ma per dieci ore i neuroni sono rimasti attivi. Invece di disgregarsi nel giro di pochi minuti, come avviene normalmente alla morte, sono apparsi agli occhi dei ricercatori di un colore verde fosforescente: vivo (foto sotto). L'esperimento su 32 maiali si è svolto all'università americana di Yale ed è stato pubblicato con grande evidenza sulla rivista scientifica Nature. "Far tornare indietro il tempo. La funzione delle cellule del cervello ripristinata dopo il decesso" è il titolo. L'obiettivo: manipolare la linea di confine fra la vita e la morte. E fra la mente e il corpo. Mentre il corpo dei maiali infatti era stato macellato, trasformato in bistecche, la loro testa era finita a New Haven, nel Connecticut, dove ha sede il laboratorio di neuroscienze di Yale. Qui, quattro ore dopo l'uccisione, le due carotidi sono state collegate a una macchina che pompava sangue artificiale. E che ha mantenuto in attività i neuroni per altre sei ore. In tutto, per dieci ore dopo la morte.

venerdì 12 aprile 2019

TELEVISIONE. ANNIVERSARI. BLOB. B. DONDI, Blob e il grande vuoto della tv, L'ESPRESSO, 12 aprile 2019

i cosa parliamo quando parliamo di Blob? In estrema sintesi parliamo di vuoto. Il vuoto che circonda tutto quello che gira intorno alla televisione. Il vuoto che non si riempie di senso, dopo la visione di quello che Blob ci sbatte in faccia quotidianamente da trent'anni giusti giusti. Il vuoto che ci ostiniamo a non voler riempire, mentre, al contrario, continuiamo a inseguire giorno dopo giorno quel vuoto medesimo di cui sopra.
Immagine dal sito de L'ESPRESSO


sabato 6 aprile 2019

SOCIOLOGIA. CONVERSAZIONE CON PIERRE BOURDIEU. S. BENVENUTO, Pierre Bourdieu. La violenza simbolica Parigi, 1994, DOPPIOZERO, 24 marzo 2019

Sergio Benvenuto – Nell’ambito del suo pensiero, Professor Bourdieu, lei ha elaborato il concetto di "violenza simbolica". Che cosa intende con questa nozione? 
Pierre Bourdieu – La nozione di violenza simbolica mi è parsa necessaria per designare una forma di violenza che possiamo chiamare "dolce" e quasi invisibile. È una violenza che svolge un ruolo importantissimo in molte situazioni e relazioni umane. Per esempio, nelle rappresentazioni ordinarie, la relazione pedagogica è vista come un’azione di elevazione dove il mittente si mette, in qualche modo, alla portata del ricevente per portarlo a elevarsi fino al sapere, di cui il mittente è il portatore. È una visione non falsa, ma che maschera l'aspetto di violenza. La relazione pedagogica, per quanto possa essere attenta alle attese del ricevente, implica un'imposizione arbitraria di un arbitrio culturale. Per fare un esempio, basta paragonare – come si sta iniziando a fare – gli insegnamenti della filosofia negli Stati Uniti, in Italia, in Germania, in Francia, ecc.: si vede, allora, che il Pantheon dei filosofi che ognuno di questi tipi nazionali di insegnamento impone ai discenti è estremamente diverso e una parte dei malintesi nella comunicazione tra i filosofi dei diversi paesi consistono nel fatto che essi sono stati esposti, all'epoca della loro prima iniziazione, a una certa arbitrarietà culturale. È a questo proposito che ho elaborato la nozione di "violenza simbolica”. 

martedì 2 aprile 2019

VITA VEGETALE E FORME DI ORGANIZZAZIONE. S. MANCUSO, Una struttura a rete, come per le piante, IL MANIFESTO, 3 novembre 2017

Piante e animali si sono separati fra 350 e 700 milioni di anni fa in un periodo decisivo per la storia dell’evoluzione sul nostro pianeta.


Le prime, grazie alla loro prodigiosa abilità fotosintetica, non avranno bisogno di spostarsi alla ricerca di cibo essendo energeticamente autonome. I secondi, al contrario, obbligati per sopravvivere a predare altri organismi viventi, saranno costretti al movimento, in costante ricerca di quella stessa energia chimica che le piante hanno originariamente fissato dalla luce del sole.

DA UN ALTRO PUNTO DI VISTA. LA VITA VEGETALE. C. VALERIO, Stefano Mancuso: "Ecco a cosa pensano le piante", REPUBBLICA.IT, 4 dicembre 2016

Noi non distruggeremo mai la vita del pianeta. Perché la vita non siamo noi... Non mi piacciono i catastrofismi, pensi alla faccenda della sovrappopolazione, come faremo se nel 2050 saremo circa dieci miliardi di persone? Dove prenderemo il cibo e l'acqua? Il primo argomento, contro la paura, dovrebbe essere che nel 2050 avremo quattro miliardi di persone in più che penseranno e dunque avranno un'idea". Stefano Mancuso è seduto alla sua scrivania nel centro di ricerca di Sesto Fiorentino.

lunedì 1 aprile 2019

STORIA ANTROPOLOGIA. SOCIETA' ITALIANA DELLE STORICHE, La famiglia "naturale" non esiste, IL MANIFESTO, 27 marzo 2019

Dal 29 al 31 marzo 2019 si terrà a Verona il XIII Congresso Mondiale delle Famiglie (Wcf XIII), organizzato dall’Iof (Organizzazione Internazionale per la Famiglia).  «La missione dell’Iof è di unire e dotare i leader di tutto il mondo di strumenti per promuovere la famiglia naturale».

TELEVISIONE TRASH. DONDI B., Paolo Bonolis e l’onestà del cattivo gusto, L'ESPRESSO, 1 aprile 2019

Che “Ciao Darwin” sia un programma discutibile lo si dice da tempo e il riproporlo come i peperoni conditi di certo non aiuta a cambiare idea. 
Immagine da "L'espresso" - 

Ma a volte bisogna fare attenzione al quadro generale per unire i puntini e trovare la figura. Raramente come in questa recente stagione televisiva si è assistito al “brutto ma vero”, ogni canale oscuro è stato riempito di lacrime di rivelazioni artefatte, ha tentato di riposizionare personaggetti di risulta, ridato fiato a chi a buon diritto avrebbe potuto tacere senza fare nessun soldo di danno, ed esposto, in primi piani senza pietà, volti gonfiati dalla piccineria ancor prima che dal botulino.