mercoledì 28 febbraio 2024

TECNICA E RELIGIONE. SIGNORELLI, Con l’ intelligenza artificiale è nata una religione pericolosa, DOMANI, 27.02.2024

 Nella mitologia ebraica è presente la nota figura del golem, il gigante d’argilla che può essere creato solo da chi conosce i segreti della cabala, e in grado di svolgere i lavori più pesanti al servizio dell’umanità. Secondo la leggenda che ha come protagonista il rabbino Jehuda Löw ben Bezalel, vissuto nel Cinquecento a Praga, in alcuni casi questi golem possono però sfuggire al controllo dell’essere umano, ribellandosi ai creatori e all’umanità tutta.

LETTERATURA OGGI IN ITALIA. BAZZI J., Realizzarsi e perdersi. La letteratura sta rinunciando al coraggio, DOMANI, 23.02.2024

 Il sistema in cui siamo incita al personal branding, ognuno è una piccola ditta di carisma, opinioni o virtù. Nessuno vuole più rischiare, tutti sono terrorizzati dal dire o fare qualcosa di disturbante, dal perdere il sostegno della “community”. Ma senza rischio l’arte muore.

Stringo la mano alla psicoterapeuta e la chiamo mamma. Mi ha proposto lei di farlo. Ripercorriamo l’episodio dell’altra sera, ha detto, me lo racconti di nuovo chiamandomi mamma. Non vorrei, ma lo faccio lo stesso. Siamo entrambi senza scarpe, distolgo lo sguardo dalla poltrona su cui sta seduta, vorrei andarmene ma rimango dove sono. Riprendo a fissarla e faccio come se davanti a me ci fosse davvero mia madre.

LETTERATURA OGGI IN ITALIA. SCARPA T., Caro Bazzi, la solitudine non è irreparabile, DOMANI, 28.02.2024

 Bisogna dire grazie a Jonathan Bazzi per come ha esposto le sue ferite in un recente intervento su questo giornale. È inevitabile che a scrittori e scrittrici sia riservato un destino interiore di idiosincrasia. Sono dei Don Chisciotte, cani sciolti, samurai isolati, ronin. C’è chi combatte per sé stesso, chi si dedica a cause collettive. A Bazzi do un consiglio: fonda una rivista, un movimento, un’impresa collettiva mai vista. O almeno un’affabile bocciofila

PSICO-SOCIOLOGIA. CRITICA DEL PRESTAZIONISMO E DELLA PERFORMANCE. UN SAGGIO DI G. PRATI, IO, PERFORMER. FEBBRAIO 2024

 Oggi siamo produttori di continue performance. Ogni momento è occasione per produrre contenuti, progetti e prestazioni, in una eterna corsa competitiva che porta a stanchezza e nuove alienazioni. L’individuo moderno, così, diventa performer, mirando a un ideale di perfezione irraggiungibile. La relazione tossica con tempo e tecnologie, ormai pervasive nella quotidianità digitale, produce una cultura della performance che è caratterizzata da cambiamenti, competizione e incertezza. Questo ritmo di vita crea una società affetta da malesseri, nella quale le persone rischiano di diventare «performalcolizzate», ossia dipendenti dalle performance: iperconnessione, burnout, disturbi d’ansia e depressivi sono le psicopatologie che ne derivano. L’autore propone un decalogo con alcune strategie di disintossicazione dal «prestazionismo» per costruire un nuovo modello di vita, basato sul benessere e sulla salvaguardia della salute del singolo e della collettività.




Giacomo Prati, psicologo, sociologo e formatore, è program manager di ANCI Emilia-Romagna. Coordina progetti nell’ambito dello sviluppo delle competenze, dell’inclusione e dell’innovazione. Già presidente dell’Associazione Italiana Formatori in Emilia-Romagna, si dedica alla ricerca sui temi relativi al lavoro e alla salute mentale. Per le nostre edizioni ha pubblicato Invisibili al lavoro. Gli operai del clic ai tempi della gig economy (2021).

domenica 25 febbraio 2024

FILOSOFIA. UNA NUOVA PARTENZA. POSSENTI V., Possenti: la filosofia della storia riparte dalla persona, AVVENIRE, 23.02.2024

 Anticipiamo uno stralcio dell’introduzione alla seconda edizione (rivista e ampliata) del libro di Vittorio Possenti Una nuova partenza. Teologia politica e filosofia della storia (Armando, pagine 306, euro 25,00).



Una filosofia personalista della storia è una merce molto rara, di cui purtroppo non disponiamo anche per il sonno in cui è entrata la filosofia della storia. Scienza storica e filosofia della storia hanno compiti diversi: la seconda può sollevare il tema tanto del fine (o significato) della storia, quanto quello della sua fine. Il fine e la fine della storia – questioni spesso emarginate nel pensiero europeo moderno, volto verso un progresso continuo e secolarizzato -, sono riemerse con le due grandi guerre del ‘900, la bomba atomica, il disastro ecologico. La possibilità di una fine catastrofica della storia umana è ricomparsa, senza che sia rinato un interesse per la filosofia della storia, soffocata dalla ristrettezza del pensiero contemporaneo e dalla perdurante ostilità dello storicismo che la riduce a sociologia delle civiltà. La filosofia della storia deve invece porre come suo oggetto non il significato e lo svolgersi di una certa civiltà, ma il significato della storia universale. La disciplina di cui trattiamo ha per oggetto la storia umana, non la vicenda naturale del mondo e dell’universo: l’eventuale collasso dell’universo è un evento fisico, la fine del tempo storico è un evento che riguarda l’uomo e il mondo umano.

SOCIOLOGIA DEL PRESENTE. MAGATTI M., La paura della libertà. La pericolosa spirale dello scontro, AVVENIRE, 24.02.2024

 L’amore per la libertà non è scontato. Certo, tutti ne parlano. E, a parole, non c’è chi non lo esalti. Ma poi, nei fatti, le cose sono più difficili. La libertà è impegnativa, costosa e non può sottrarsi al rischio che la vita porta con sé. E proprio per questo, la libertà è sempre a rischio di rovesciarsi nel suo contrario.


MARXISMO, MAOISMO. BERRINI A., Le lapidi del maoismo. Recensione a Yuang Jisheng, DOPPIOZERO, 24.02.2024

 Mao Zedong ordinò: “Marx più Qin Shi Huang”. Coniugando Carlo Marx con il primo imperatore della dinastia Qin, che costruì la Cina due millenni orsono, Mao Zedong diceva: costruirò il comunismo e ne sarò l’imperatore. Yuang Jisheng, autore di Lapidi (Adelphi, 2024), ci racconta la grande carestia in Cina negli anni tra il 1958 e il 1962, durante la quale morirono di fame 36 milioni di persone, carestia causata, e l’autore ce lo dimostra a valle di una approfondita ricerca, dalle paranoidi politiche del Partito Comunista Cinese di cui Mao era imperatore indiscusso, e soprattutto indiscutibile. La versione del libro che noi leggiamo, circa ottocento pagine nella bella e avveduta traduzione di Natalia Francesca Riva, raccoglie una messe di documenti enorme sul cosiddetto Grande Balzo in avanti, causa diretta della grande carestia nelle diverse regioni della Cina, documentazione che occupa le cinquecento pagine centrali del libro.



FILOSOFIA MORALE. IL TEMPO DELL'INERZIA. CIAMPA M., Breve storia della nostra inerzia, DOPPIOZERO, 26.01.2024

 Ha una lunga storia l’inerzia. Lunga e accidentata. Tutta da scrivere. Non è soltanto un oggetto d’analisi o un tema di riflessione. L’inerzia ci compete. Ci siamo dentro, ne siamo parte. I suoi molti nomi (accidia, malinconia, noia, apatia, e l’ultima delle sue figure, “la stasi ad alta velocità” di cui parla il sociologo Hartmut Rosa), la sua ipotetica storia, sono tra i miei pensieri impazienti fino all’assillo.

ANTROPOLOGIA. ENEA IN AMAZZONIA. CANESTRINI D., Duccio Canestrini: ''Il punto non è la foto ma l'uso della notizia'', SENTIRE, 24 gennaio 2022

 

Il caso della fotografia dell'indio che trasporta il vecchio padre sulle spalle... per farlo vaccinare



di Duccio Canestrini (Antropologo) - Un po’ perché mi è capitato di assistere personalmente a una cura sciamanica in Amazzonia, un po’ perché fare antropologia oggi vuol dire anche conoscere vizi e virtù della comunicazione, mi ha molto colpito la fotografia dell’indio che trasporta il vecchio padre sulle spalle, per farlo vaccinare. Diversi media, tra cui BBC World News, hanno dato rilevanza a questa storia, perché l’impresa del giovane Tawy della tribù Zo’è avrebbe richiesto ben 12 ore di cammino attraverso la foresta.

Ghiotta pietanza da ammannire: i commentatori hanno subito ricordato il caso di Enea, che trasportò sulle spalle il padre Anchise, salvandolo dall’incendio di Troia. 

sabato 24 febbraio 2024

CRIMINOLOGIA. REDAZIONE, Gb: la storia di Hannibal, l’uomo che da 41 anni vive in una gabbia di vetro, LA STAMPA, 24.02.2024

 C'e' un uomo che da quarantun anni vive prigioniero, in isolamento, in una gabbia di vetro blindato nel ventre del famigerato carcere britannico di Wakefield. Lo chiamano 'Hannibal the Cannibal' e la sua storia qualche punto in comune con quella immaginata da Thomas Harris ce l'ha. L'uomo, Robert Maudsley, ha compiuto settant'anni e ha ucciso in modo crudelissimo per quattro volte: tre quando era già detenuto, condannato per un primo omicidio commesso nel 1974. Il filo di sangue che collega i delitti di Maudsley e' l'odio irrefrenabile per i pedofili.



ALTRI ARTICOLI

LA STAMPA 26.12.21
MIRROR 25.07.2023




mercoledì 21 febbraio 2024

FILOSOFIA POLITICA. FOUCAULT E SCHMITT. PALANO D., Anche Foucault ha un debito verso il nemico Carl Schmitt, AVVENIRE, 21.02.2024

 Da più di mezzo secolo il nome di Carl Schmitt è entrato a pieno titolo nel dibattito intellettuale italiano. Le nebbie legate al suo sostegno al regime hitleriano non si sono certo dissolte. Ma non hanno impedito che, fin dagli anni Settanta, anche pensatori di provenienza marxista (come Tronti e Cacciari, per citare solo due casi emblematici) abbiano cercato nelle pagine del giurista tedesco la chiave per decifrare gli enigmi della politica. La sua fortuna si è inoltre estesa ben oltre il perimetro degli studi specialistici. E negli scaffali delle librerie compaiono ogni anno nuove edizioni dei suoi libri



giovedì 15 febbraio 2024

NUOVE TECNOLOGIE. ALGORITMI E LIBERTA'. ANZALDI M., L'illusione della democrazia di Internet e la dittatura degli algoritmi, HUFFPOST, 30.01.2024

 La dittatura degli algoritmi. Dalla lotta di classe alla classe action” è il nuovo libro di Paolo Landi. Un titolo che attira l’attenzione o meglio che ti spinge a soffermarti, perché si tratta di due parole che portano a riflettere e a sfogliare il libro. La prima, “dittatura”, tristemente e angosciosamente diffusa sia nei libri di storia che, purtroppo, anche nei giornali dei nostri tempi. La seconda, “algoritmo”, ormai anch’essa conosciuta, che passa da una bocca all’altra: ma siamo sicuri di capirne tutti il vero significato?


Immagine da IL FATTO, 30.01.2024 (Piromallo, Recensione al libro)


mercoledì 14 febbraio 2024

FILOSOFIA CONTEMPORANEA. LA VITA BUONA. MACINTYRE A., MacIntyre: la vita buona fiorisce se andiamo oltre l'individualismo, AVVENIRE, 3.02.2024

 Il primo passaggio riguarda l’identificazione di un insieme di beni il cui contributo a una vita buona, quale che sia la cultura o l’ordine sociale di ognuno, parrebbe difficile da negare. Questi sono almeno otto, partendo da una buona salute e un buon tenore di vita – del cibo, dei vestiti, una casa – che liberano dalla miseria. Si aggiungano a questi delle buone relazioni famigliari, una sufficiente istruzione che consenta di far buon uso delle opportunità di sviluppare le proprie capacità, un lavoro che sia proficuo e remunerativo e buoni amici. E inoltre del tempo al di fuori del proprio lavoro dedicato ad attività buone in sé stesse – sportive, estetiche, intellettuali, e la capacità, propria di un agente razionale, di dare un ordine alla propria vita e di individuare i propri errori imparando da essi.



martedì 6 febbraio 2024

PSICOLOGIA ED ETICA. I MECCANISMI DI DIFESA DELL'ORGOGLIO. SORBO G., Orgoglio: la miglior difesa è l’attacco?, IL VORTICE, 11.11.2020

 Il convincimento che il miglior modo per difendersi sia attaccare è molto diffuso. Non ci è stato trasmesso esplicitamente,

ma l’abbiamo fatto nostro respirandolo da chi ci attorniava. Il problema di fondo è il nostro orgoglio.

Facciamo fatica a chiedere scusa, ad ammettere i nostri torti, temiamo il confronto e, soprattutto, qualora ci venga mossa una critica, scattiamo come una molla, passando subito al contrattacco. Questo meccanismo si attiva con maggior enfasi soprattutto quando la critica che ci venga mossa abbia ragion d’essere, quindi quando questa critica sia davvero sensata.

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“Nessuno viene conquistato dall’adulazione più dell’orgoglioso, che vorrebbe essere primo e non lo è”.

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ANTROPOLOGIA OGGI. DIALOGO AIME-LA CECLA. LA CECLA F., Aime: «Prestiamo più ascolto al laboratorio Africa», AVVENIRE, 14.02.2023

 Parlare di Marco Aime significa riprendere da una parte il senso classico del fare antropologia, andare nella brousse africana, comprendere il senso dei mercati nel Benin, immergersi tra i Dogon in una delle più complesse culture animiste, ma anche scoprire che si può diventare ricercatori dopo avere lavorato in fabbrica a Torino e avere elaborato lì la propria voglia di scrittura e di mondo. I suoi libri spaziano da Timbuctu (Bollati Boringhieri 2008) alla Guida minima al cattivismo italiano (Eleuthera, 2020) alla narrativa nelle sue valli piemontesi All’Avogadro si cominciava ad Ottobre (Agenzia X). I suoi studenti all’Università di Genova sanno che è sui suoi manuali come Il primo libro di antropologia (Einaudi, 2008) che bisogna farsi le ossa.

ASTROFISICA. LE ORIGINI PIATTE DEI PIANETI. BIGNAMI L., Tanto tempo fa la Terra era davvero "piatta". Lo dice la scienza, AVVENIRE, 5.02.2024

 Che la Terra sia una sfera leggermente appiattita ai poli con un diametro di 12.742 chilometri è risaputo da tempo. Ma potrebbe non essere sempre stato così. C’è stato un momento infatti, che poteva essere appiattita come un confetto e questo ai primordi della sua storia. I geofisici hanno da sempre ipotizzato che i pianeti, Terra compresa, nascessero da “protopianeti” (pianeti in fase embrionale) che possedevano già una forma arrotondata. Per avere questa certezza un gruppo di ricercatori dell’Università del Central Lancashire (inghilterra) ha simulato il modo con cui i pianeti potrebbero formarsi da dischi di gas e polveri attorno ad una stella nascente. Ed è proprio questa simulazione che ha permesso di stabilire che i giovani pianeti anziché avere una forma arrotondata, l’avessero schiacciata.


La simulazione della densità superficiale di protopianeti nello studio di Fenton e Stamatellos: a sinistra la vista frontale, a destra quella "laterale" da cui si evince la forma piatta - Fenton e Stamatellos / Astronomy & Astrophysics

domenica 4 febbraio 2024

L'ONDATA NEOFASCISTA IN EUROPA. RIZZO M., Il nuovo radicalismo di destra secondo Adorno (e come potremmo contrastarlo), CARMILLA, 28.01.2024

 Poco più di tre anni fa è stata tradotta ed edita per la prima volta in Italia una conferenza che Adorno tenne nel 1967 presso l’Università di Vienna, su invito dell’Unione degli studenti socialisti dell’Austria1. Oggetto della conferenza, la riemersione e la crescita elettorale in Germania del neofascismo, nella fattispecie dell’NPD (Partito Nazional Democratico di Germania), allora appena fondato. Nel momento in cui si tiene questa conferenza l’NPD è in una fase di ascesa, tale da lasciar presagire un suo possibile ingresso nel parlamento tedesco alle elezioni federali del 1969; da qui la misurata ma ferma preoccupazione che fa da filo conduttore al discorso di Adorno.

Vale la pena riprendere in mano anche oggi questo breve testo per due motivi. In primo luogo occorre evidenziare che quando Adorno identifica alcuni caratteri ricorrenti della propaganda della nuova destra, quando descrive gli strumenti di cui questa si serve per catturare le menti di alcuni ceti sociali specifici, ha il pregio di impostare l’argomento su un piano che è già direttamente volto alla lotta politica: si tratta di costruire una cassetta degli attrezzi, un insieme di pratiche di base, degli strumenti di osservazione e di analisi da cui partire e mettersi al lavoro per contrastare un pericolo che avanza. Il secondo motivo deriva conseguentemente dal primo, ed è, un poco sorprendentemente, lo stile della conferenza. A differenza della complessità concettuale e della densità di riferimenti letterari ben noti ai lettori e alle lettrici di opere come Dialettica dell’illuminismo o Minima moralia, il linguaggio a cui Adorno ricorre in questo discorso risulta invece sobrio e comunicativo. Forse a causa della presenza di un uditorio e della conseguente natura orale della trattazione, o forse a causa dell’argomento in questione, che non ammette elitarismi di sorta, il fondatore dell’Istituto per la ricerca sociale di Francoforte ha insomma cura di far sì che i suoi spunti possano essere compresi e raccolti senza troppa difficoltà anche da un pubblico di non iniziati.

Gli aspetti delle nuove formazioni della destra radicale che Adorno va qui a delineare sono riconducibili a tre ordini di questioni: il rapporto tra fascismo e democrazia, la base sociale e psicologica del loro consenso e le tecniche di propaganda. Cerco qui di riassumerli servendomi di alcune citazioni e di proporre alcuni spunti di attualizzazione e, in qualche caso, discussione.

PER VIVERE BENE. FARINA R., Sfatiamo i luoghi comuni per vivere meglio: fidiamoci delle apparenze e viva i truffatori!, IL FATTO, 3.02.24

 Disinneschiamo qualche luogo comune, per vivere meglio e più allegri. Prima di tutto: fidiamoci delle apparenze. Voi non avete idea di quanta fatica faccia un’apparenza ad apparire, si divincola dagli abissi del nulla per forgiarsi una forma da donare su un piatto d’argento ai nostri occhi, e noi abbiamo pure la sfrontatezza di ricambiare tutto questo coraggio ontologico con una antipatica, ostile e scostante diffidenza? Non va bene, non è giusto, questa si chiama ingratitudine. Diffidiamo invece della verità, per sua natura tende a ucciderci. La verità non ci libera, ci uccide, è un’assassina. Provate voi a essere liberi dentro una bara!



Altro luogo comune insopportabile è la cattiva fama di cui godono i truffatori, pensate a quanta dedizione deve mettere un bravo truffatore per truffarci! Prima fanno un’analisi della nostra psicologia, dei nostri desideri e delle nostre fragilità, ci studiano notte e giorno, poi mettono in atto con meticolosa perseveranza la truffa, entrano nella nostra intimità, ci stanno vicini, ci regalano delle illusioni, dei sogni, quando parenti e amici sono spesso distratti e hanno paura solo della fuga di denaro verso una mano estranea. Rispettiamo sempre la professionalità!

giovedì 1 febbraio 2024

MODERNITA' E VELOCITA'. CROCE M., L’ambiguità di accelerare. La velocità non sempre coincide col progresso, DOMANI, 31 gennaio 2024

 C’è il legittimo sospetto che la recente battaglia di Salvini per il ripristino di limiti di velocità più laschi denunci qualcosa di più che il timore di un congestionamento del traffico. È assai probabile che in un pensiero di destra muscolare e maschio torni a far breccia l’encomio di un’accelerazione capace di suggerire l’orizzonte di una società nuova. E in effetti, è possibile che questa resistenza al bisogno di città “più lente” sia l’indice di un non pienamente elaborato trauma da declino della civiltà, che fa parte del panorama psichico della destra più a destra.

Leggi la poesia di Marinetti "All'automobile da corsa" (1921)



PSICOLOGIA. PSICOANALISI. LA CLINICA DELL'ECCESSO. MONTANARI M., Attenzione a quelli che ‘ai miei tempi era tutto meglio’: una retorica clinicamente inutile, IL FATTO, 30 gennaio 2024

 Non è semplice osservare il modo col quale il disagio adolescenziale, spesso artatamente travestito da cronaca e massicciamente amplificato dai media, invade le nostre case sotto forma di delinquenza giovanile, violenza legata allo spaccio di droga, tendenze autodistruttive e spinta all’isolamento. Specie nel post pandemia, quell’universo è stato attraversato da un malessere di fondo che va al di la dei normali tribolamenti legati alle criticità di un età di cambiamento e trasformazione.