martedì 29 novembre 2016

SCUOLA E DIDATTICA IMMERSIVA. MONTANARI E STRAMBI, Insegnare con la realtà virtuale e aumentata, l'ultima sfida della didattica in Itali, LA REPUBBLICA, 28 novembre 2016

INFILATE guanti e caschetto, si entra in classe, non nella classe reale, quella con i muri,  i banchi e la lavagna, ma in quella virtuale, dentro un computer. Due joystick fra le mani per muoversi, prendere e spostare gli oggetti, come se fosse tutto vero. Si chiama "didattica immersiva" l'ultima sfida della scuola italiana. Vista oggi, dalle cattedre di molti istituti, sembra davvero un balzo nel futuro. Eppure è qui e c'è  un avamposto, una pattuglia di insegnanti che già la sperimenta senza troppi clamori nelle classi. Sono ancora casi sporadici e sperimentali quelli che usano Minecraft o EdMondo (un programma open  source) o la realtà aumentata.
http://www.scuola-digitale.it/ed-mondo/progetto/info/


La "didattica immersiva" è un metodo di insegnamento che utilizza la tecnologia e soprattutto la realtà virtuale. L'Indire (l'istituto del ministero che si occupa di documentazione, innovazione e ricerca educativa) ha chiamato a raccolta a Firenze insegnanti provenienti da varie parti d'Italia disposti a esplorare questa frontiera.

Il professor Corrado Petrucco dell'università di Padova, con un dottorando, Daniele Agostini, ha messo a punto una App che utilizza la realtà aumentata (simile a quella usata dei Pokemon go per intenderci ndr) a scopo didattico: i ragazzi delle scuole dell'obbligo possono ricevere informazioni speciali per esempio sui luoghi della Verona romana: "Si va con una guida turistica in carne e ossa a visitare l'Arena - spiega il professore - con la App possiamo vedere com'era un tempo, come si è trasformata nei secoli". Basta guardare lo schermo del cellulare dove si possono trovare poi altre informazioni di carattere storico o artistico.

Insegnare nei mondi virtuali è la frontiera della didattica 3.0. Siamo ai primi passi, ma qualcosa si muore. In Toscana, per esempio a Lucca. Andrea Benassi dell'Indire ha annunciato che lì verrà creato un centro per la formazione dei docenti e che esiste già un accordo di massima con il Comune e con una Fondazione: "Vogliamo crearne altri in Italia". Lorenzo Guasti, sempre dell'Indire, ha seguito un gruppo di scuole che sta utilizzando il videogioco Minecraft (terzo più venduto al mondo) a scopo didattico. "Il vantaggio - spiega - è che i ragazzi conoscono benissimo il gioco che dà la possibilità di creare dei mondi virtuali tramite mattoncini e avatar, ma noi chiediamo loro qualcosa di diverso dal gioco". Ricostruire Selinunte, o costruire una città greca. "E per farlo bisogna sapere come erano i templi, le strade, come erano i capitelli" aggiungono Simonetta Anelli e Monica Boccoli di un istituto comprensivo di Cremona. Insomma bisogna prima studiare la storia: "Ma i ragazzi sono entusiasti" raccontano. A sperimentare l'uso didattico di Minecraft c'è anche una scuola toscana, l'istituto comprensivo Lazzaretti di Castel del Piano e un istituto nel Mantovano.

"Nello spazio virtuale si possono fare moltissime cose utili ai fini didattici - riprende Andrea Benassi - c'è chi sta creando una città contemporanea dividendo la classe in gruppi e facendoli lavorare su temi: a cosa serve una banca? Quale è la funzione di uno spazio verde? In modo che progettino poi l'ambiente virtuale in base alle necessità urbane".
Nella scuola primaria "Cantore" di Genova si punta a migliorare la capacità degli studenti in matematica attraverso una App. "Insegniamo ai ragazzi a orientarsi nello spazio - racconta Laura Freina, ricercatrice del Cnr che ha messo a punto, insieme alla sua squadra, l'applicazione 'In your eyes' - i bambini utilizzano il computer oppure indossano i visori 3D e si ritrovano in una stanza con un tavolo pieno di oggetti e un compagno di gioco. Sul muro di fondo sono proiettate quattro immagini del tavolo e quattro punti di vista. L'ologramma chiede allo studente qual è l'immagine che rappresenta la sua prospettiva e così si imparano le forme geometriche e molto altro".

L'istituto di istruzione superiore Majorana di Brindisi ha fatto della didattica nei mondi virtuali un suo cavallo di battaglia. Il preside, Salvatore Giuliano, ha acquistato 10 'oculos rift': così si chiamano i visori che permettono di catapultare in ragazzi in altri mondi. "Li usiamo per le lezioni di astronomia, chimica e storia - spiega il dirigente scolastico - gli studenti si trovano nel bel mezzo del sistema solare, possono spostarsi, avvicinarsi ai pianeti e avere informazioni sulla superficie di Marte o la composizione della Luna. Con la 'leap motion' li portiamo poi all'interno di un laboratorio di chimica e lì sono alle prese con strumenti e provette che possono manipolare". Ma quanto costano tecnologie come queste? "Gli oculos costano circa 800 euro - specifica Giuliano - ma a questi vanno aggiunti computer particolarmente performanti che possono sfiorare quota 2.500 euro".

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