domenica 16 giugno 2019

SOCIETA' ITALIANA SENZA PARI OPPORTUNITA'. M. CORBI, La vita non è una gara ad armi pari e la burocrazia non aiuta chi parte indietro, LA STAMPA, 16 giugno 2019

Salve, sono Arianna Lo Giudice. 
Sono nata il 3 ottobre 1994 /10/1994, ad Augusta, in provincia di Siracusa. Sono orfana di entrambi i genitori, mio padre è morto il 7 marzo 2000 invece mia madre è morta di cancro il 7 novembre 2017. Vivo con mia sorella in una casa di proprietà grazie a Dio, lei lavora presso un privato ma lo stipendio è troppo poco per sopravvivere tutto il mese. Vi ho scritto in primis perché vorrei capire se ci sono aiuti in Italia (Paese democratico) per persone come me, visto e considerato che mi sembra si siano erogati bonus per tutti tranne per orfani di entrambi i genitori che non siano dipendenti pubblici. Ma credo che la mia situazione sia considerata non degna di considerazione. Io ce la sto mettendo tutta. Frequento Giurisprudenza a Messina, sono al primo anno fuori corso e se tutto va bene mi dovrei laureare entro l’anno.



Purtroppo questo Paese che chiamiamo Stato non dà risposte a persone che hanno perso tutto e devono rimboccarsi le maniche per sopravvivere. È lo Stato delle raccomandazioni, dei delinquenti, del «futti ’o prossimo». Io mi sono ritrovata in una realtà senza sussidi e senza aiuti da nessuno, l’unica che mi ha aiutato è stata la Chiesa con le borse della Caritas. Poi ci sono i corrotti, i figli di papà che vanno avanti e hanno tutte le agevolazioni. Non abbiamo le stesse opportunità e non ditemi perciò che siamo in un sistema di eguaglianza. Io parto molto, molto svantaggiata. La ricompensa per persone come me è la tipica frase «sei una persona forte» e nient’altro. Lo Stato non c’è nei miei confronti, io sono per lui come un incapace di intendere e di volere cioè nessuno; mi sembra che dalle idee di Hitler non ci siamo tanto evoluti, non siamo un Paese democratico. Grazie per l’attenzione, vi chiedo solo di comprendere cosa passano le persone che come me sono alla soglia della povertà. Un grido di aiuto. E magari qualcuno mi da delle risposte.


Cara Arianna,
non ci sono dubbi: questa società che abbiamo costruito non garantisce pari opportunità, nemmeno al momento dello start. C’è chi parte nella corsa della vita con diversi blocchi di vantaggio, altri che non riescono nemmeno a vedere, figuriamoci a rincorrere i «concorrenti» in questa gara dove molto spesso vince chi ha avuto la fortuna di nascere nella culla giusta. E potremmo allargare questo discorso a tutte le ingiustizie del mondo. E certamene al peggio non c’è mai fine. Ma adesso dobbiamo concentrarti sul «peggio» che ci stai raccontando, la tua vita senza un sostegno, senza nemmeno il diritto di concentrarti sul tuo futuro ma con il dovere di essere forte.
La tua lettera mi ha spinto a informarmi, a fare finta di essere te nella ricerca di un santo a cui votarmi. E sulla carta qualcosa ho trovato, anche nella tua regione, come per esempio i sussidi a favore di studenti che versano in condizioni disagiate a seguito del verificarsi di eventi straordinari. Ma poi quando ti addentri nella richiesta ecco che si alza un muro di burocrazia spesso insormontabile o comunque assai scoraggiante. Perché per persone come te nulla è facile, hai ragione. E anche gli aiuti previsti vengono erogati come se fossero un premio di una caccia al tesoro. Mentre la logica e l’umanità dovrebbero portare a un sistema semplice, di vero aiuto, senza una gara ad ostacoli che a volte non si ha la forza di superare. Quando dei ragazzi che studiano o che comunque ancora non sono in grado di mantenersi da soli, rimangono orfani, quando non ci sono altre soluzioni in famiglia, dovrebbe occuparsene lo Stato attraverso, per esempio, i Comuni. La comunità si deve far carico degli orfani senza nessun se e nessun ma. Senza fare figli e figliastri (perché hai ancora ragione quando denunci l’ingiustizia di trattamento tra benefici di cui possono godere le famiglie dei dipendenti pubblici, soprattutto quelle con figli a scuola o all’università, e le famiglie di chi lavora nel privato). Dovrebbe esserci invece una garanzia per tutti e un vero aiuto alle famiglie, una assicurazione sociale per rendere più equa la società e dare un senso alla parola eguaglianza in democrazia. Chiamatelo welfare se volete, una parola a cui oggi da più parti vogliono togliere significato. E potere

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