mercoledì 11 settembre 2024

FILOSOFIA PER IL FUTURO. ROMAN KRZNARIC. GAROFALO M., Contro la tirannia dell’adesso e subito: la ricetta del filosofo sociale Roman Krznaric, LA STAMPA, 4.09.2024

 Tutto ciò che compiamo oggi avrà delle conseguenze, più o meno dirette, sul domani. Spesso, però, la nostra società consumistica ed energivora non si preoccupa delle conseguenze delle proprie azioni. “Come è possibile che altre creature siano riuscite a sopravvivere e a prosperare a lungo termine attraverso tutte le trasformazioni del tempo e dell'entropia?”, ci chiede Roman Krznaric, autore del libro “Come essere un buon antenato – Un antidoto al pensiero a breve termine” (Edizioni Ambiente, 25 euro, trad.it. Laura Coppo e Diego Tavazzi), vincitore del Premio Demetra 2024 per la sezione “Saggistica tradotta in italiano” all’Elba Book Festival.


Come fare, dunque? Risponde il filosofo: “Prendendosi cura del luogo che, a sua volta, si prenderà cura della loro prole, non sporcando il nido e vivendo entro i confini dell’ecosistema in cui sono inserite”. Gli esseri umani invece – aggiunge – “hanno fatto il contrario, soprattutto nell’ultimo secolo, attraverso il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità e altre forme di negligenza e criminalità ecologica. Se vogliamo imparare dal mondo vivente, dobbiamo tornare ad amare i fiumi e i prati, le distese di ghiaccio e le savane. In questo senso, l'amore per i luoghi è una soluzione al nostro problema con il tempo”.
Krznaric, per “The Observer”, è uno dei filosofi più importanti della contemporaneità, compagno di vita di Kate Raworth (economista, autrice del bestseller “L’economia della ciambella”). Nel saggio si trovano espressi termini come “empatia”, “transgenerazionale”, “linguaggio interspecifico”, “giustizia intergenerazionale”: per il filosofo hanno a che fare con il modo in cui ci relazioniamo agli altri, esseri viventi e umani, e in generale al concetto di “altro” (almeno in Occidente). “Abbiamo un cervello “marshmallow”, guidato da ricompense a breve termine e gratificazioni immediate, e un cervello “ghianda” – un po’ sulla scorta della ghianda di cui parla Hillman nel suo bestseller “Il codice dell’anima” ndr - che ci permette di pensare e pianificare a lungo termine”, sottolinea Krznaric. “Noi umani – aggiunge - abbiamo un’intelligenza “temporale”, basata sulla capacità di pensare su orizzonti temporali multipli: è fondamentale per l'empatia e la giustizia transgenerazionale. Posso usare questa capacità per immaginare mia figlia all'età di 90 anni, nel 2100, e rendermi conto che in quel futuro è parte di una rete di relazioni umane e di una rete del mondo vivente - l'acqua che beve, l'aria che respira – e, se mi interessa la sua vita, allora devo preoccuparmi di tutta la vita. Questo è il fondamento di una politica che trascende la destra e la sinistra”.

Torna in mente il film “Interstellar” di Cristopher Nolan, in cui un padre astronauta lascia i suoi figli sul nostro pianeta per andare a scoprire pianeti abitabili, mentre la Terra è al collasso. Non a caso, siamo figli di un “tempo profondo”, dice Krznaric. “Il giorno del mio ultimo compleanno ho festeggiato con i miei figli e la mia compagna con un picnic su un tasso di 900 anni – racconta -. Ci siamo arrampicati sui suoi rami e abbiamo parlato del fatto che quell’albero è stato testimone della peste nera nel XIV secolo, della guerra civile inglese nel XVII secolo e, probabilmente, resterà qui dopo la nostra scomparsa. Gli alberi antichi - ci sono sequoie che hanno più di 2000 anni e pini silvestri che ne hanno più di 5000 - ci mettono in contatto con un altro ritmo del tempo: ci ispirano a vivere la vita alla velocità del legno, non quella dei nanosecondi del trading azionario… Ci sono molti movimenti che ci aiutano a riconnetterci con i cicli lunghi della natura, da Slow Food al rewilding e alla crescente popolarità di concetti indigeni come il processo decisionale di settima generazione”

Luci e ombre si intrecciano. “Viviamo in un’epoca di tirannia dell’adesso, intrappolati nel breve termine della politica elettorale (in attesa delle prossime elezioni presidenziali americane del 5 novembre, dove esiste la possibilità che il prossimo Presidente degli Stati Uniti possa essere, finalmente, una donna afrodiscendente ndr), della prossima trimestrale e del clic sul pulsante compra ora dei nostri telefoni”, riflette l’autore, che è anche Senior Researcher presso il Centre for Eudaimonia and Human Flourishing dell’Università di Oxford. “Abbiamo colonizzato il futuro, soprattutto quelli di noi che vivono nel ricco Nord globale – sottolinea -. Lo trattiamo come un lontano avamposto, dove scaricare liberamente il degrado ecologico e il rischio tecnologico, come non ci fosse nessuno. Ma è abitato da miliardi di generazioni future che oggi non hanno voce. Dobbiamo fare in modo che il loro futuro contribuisca a plasmare il nostro presente, portando le loro voci nella stanza della politica, dell'economia e delle comunità. Abbiamo bisogno di nuovi movimenti di “ribelli del tempo”, dagli attivisti che lottano per i diritti costituzionali delle generazioni future a un ambiente sano, fino agli artisti e agli scrittori che spingono la nostra immaginazione verso il mondo di domani”.

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