giovedì 25 luglio 2013

INTERVISTA CON WALTER SITI. FINANZA, CRIMINALITA' ED OMOSESSUALITA' NEL ROMANZO 'RESISTERE NON SERVE A NIENTE'. B. TOMMASINO, Intervista a Walter Siti, candidato al Premio Strega: anche in Italia matrimonio tra persone dello stesso sesso e adozioni. E a Busi dico che il suo libro è bello, HUFFINGTON POST, 7 giugno 2013

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Lei ha iniziato a scrivere romanzi “tardi”, a 47 anni, mentre prima si era dedicato all’attività di critico letterario e professore. Oggi pubblica un libro che sembra in perfetta sintonia con i nostri tempi: una storia criminale nel mondo della finanza. Da dove nasce l’idea?
Per me, quello che lei chiama stare in sintonia con i tempi, è sempre stata una necessità, ma non per ambizioni di storico contemporaneo, piuttosto per capire me stesso. Fin dal primo libro ho preso di petto il tema del desiderio, perché all’inizio era qualcosa che faceva sentire me fuori posto e così cercavo di capire quale fosse il mio proprio desiderio. Però mi sono scontrato con una società che sui desideri basava tutta la sua economia, perché se non si desidera non si compra e se non si compra l’economia non marcia, quindi l’allargamento del punto di vista è stato piuttosto spontaneo: dallo strano animale che ero io a cercare di capire quali erano i meccanismi del desiderio che circolavano nella società, e anche alcuni strumenti moltiplicatori di desiderio come l’immagine, la televisione, il rapporto tra cose da comprare e denaro per comprarle…includendo nelle cose anche i corpi, le persone. Il rapporto tra denaro e sesso era al centro anche di altri miei libri precedenti: questo romanzo è semplicemente uno sviluppo di quell’interesse, centrato sul denaro come strumento di mediazione universale.



Qual è il ruolo del denaro?
E’ una specie di potere astratto che consente in apparenza di afferrare tutto, dà una sensazione di onnipotenza. La finanza mi interessava proprio perché è la forma più smaterializzata del denaro, diventa una curva su un computer, qualcosa a cui si deve credere per una sorta di fede nel sistema. Questo meccanismo sociale ed economico basa tutto sulla moltiplicazione del denaro, che addirittura si può inventare quando non c’è. Mi attrae l’idea di seguire il desiderio nei suoi deliri di onnipotenza.
Considerati i suoi studi su Pasolini, l’ambiente borgataro da cui proviene il protagonista e l’uso del romanesco in alcune parti, sono uno omaggio allo scrittore di Ragazzi di vita?
Sembrerà strano ma non è così: il punto di partenza per l’interesse delle borgate non è Pasolini, c’è sempre stata nei miei libri una specie di esigenza di contemporaneità e un bisogno di un effetto di realismo creato nella scrittura…mi piacerebbe che leggendo la gente si dimenticasse che sono solo giochi di parole e che pensasse che quello che io racconto è accaduto veramente. Per questo faccio parlare i miei personaggi con una lingua reale e non con quella astratta della letteratura. Ad un certo punto mi sono accorto che mi incrociavo con Pasolini, tanto è vero che poi nel Contagio ho tentato di fare una specie di rilettura contropelo delle cose che lui diceva delle borgate, Con Pasolini a me è successa una cosa che va sotto il nome di angoscia dell’influenza: in tutti gli anni che l’ho studiato ho fatto di tutto per allontanarmene, l’ho anche molto detestato, ho fatto quello che si fa con i padri rinnegandoli all’inizio e recuperandoli successivamente.
E la descrizione dei corpi, della mascolinità?
Credo che la mia descrizione del corpo sia all’opposto dei ragazzi di vita pasoliniani, nel senso che quelli erano soprattutto natura ed erano amati in quanto naturali, mentre i corpi di cui parlo io sono esattamente merce, loro sanno che non vendono tanto il loro sesso quanto la loro immagine.

Il protagonista del suo libro ha 36 anni, quindi lo si può considerare giovane…qual è la sua opinione sulla nuova generazione di scrittori italiani? E’ un buon momento?
Nei primi anni ’80 si parlava dei giovani scrittori, erano gli anni di Tondelli, di De Carlo e così via, poi ho avuto l’impressione – intorno agli anni Duemila – che la cosa si fosse un po’ bloccata. In questo momento penso che il romanzo in Italia stia piuttosto bene: si è ripreso il gusto di provare a conoscere la realtà attraverso questo strumento di conoscenza e mi sembra che un’idea un po’ autoreferenziale della letteratura che aveva circolato con il postmoderno, oggi stia cedendo il posto ad una letteratura che usa i propri sistemi conoscitivi per conoscere un po’ più a fondo i movimenti di lungo periodo della realtà.
Con Galan del Pdl che propone un disegno di legge sulle unioni omosessuali, la questione dei diritti dei gay è diventata trasversale, da sinistra a destra. Lei che ne pensa?
Credo che sia giusto che venga introdotto il matrimonio tra persone dello stesso sesso e anche che venga data loro la possibilità di adottare dei bambini, ovviamente questo sposta i confini tradizionali della famiglia. La famiglia tradizionale è in ogni caso destinata ad un tramonto piuttosto rapido e il fatto che nascano nuovi tipi di famiglia lo trovo decisamente positivo. Penso che le divisioni di barricate politiche davanti a questioni del genere siano destinate a cadere: ognuno, al di là del partito d’appartenenza, ha delle sue storie private nelle quali magari si incontra con questi problemi e ragiona con la sua testa.
Sull’onda di queste discussioni alcuni esponenti dei movimenti per i diritti dei gay hanno espresso un’opinione controcorrente, rifiutando l’incasellamento borghese del matrimonio in virtù di un’attitudine “ribelle”. Pasolini cosa avrebbe detto?
Credo che ne abbia anche parlato in uno scritto del ’74, in cui si parlava di un libro che affrontava il tema del matrimonio omosessuale, e ha detto di non essere favorevole nemmeno al matrimonio eterosessuale, figuriamoci a quello omosessuale. Ci sono due culture che s’incrociano adesso: io sono omosessuale da tanto di quel tempo, che a volte mi dimentico di esserlo perché penso che parlare di omosessualità al singolare non abbia davvero senso. Il parallelo che si faceva un tempo tra omosessualità, trasgressività e rivoluzione – in cui sembrava che bastasse essere gay per essere rivoluzionari – era parte di un periodo che definirei eroico dell’omosessualità. Comunque penso che quando le cose vengono integrate si fa un passo in avanti. Certo bisogna sapere che non si possono avere tutte e due le cose: o sei un trasgressivo o sei uno che vuole vivere la propria vita in tranquillità. Io preferisco la seconda ipotesi, non credo che basti voler andare a letto con un uomo invece che con una donna per essere dei rivoluzionari trasgressivi.
Che ne pensa della lettera del 17enne gay a Repubblica?
Penso che il dire che “colpa ho io se sono nato così” sia molto rassicurante per gli eterosessuali un po’ retrogradi, perché fa pensare che ci siano due razze diverse, due tipi umani geneticamente diversi. Io credo che la cosa davvero disturbante oggi per la società sia la bisessualità: l’idea che si può cambiare nella propria vita, passare da periodi in cui si è attratti dalle donne ad altri in cui si è attratti dagli uomini. E’ una parete molto permeabile quella del desiderio sessuale. Quando io ero un ragazzo ero talmente abituato a non essere accettato che non me ne facevo un problema, giustamente oggi i giovani non accettano di essere esclusi e quando questo succede lo prendono come una condanna violenta a cui rispondere con violenza e da lì i fatti di cronaca a cui assistiamo.
Come mai la liberale Francia ha reagito con tanta violenza alla legge sui matrimoni gay?
Il gesto eclatante di Notre-Dame da quello che ho letto è molto legato alla visione specifica di quel singolo individuo, che in qualche modo era stato anche escluso dalla destra…era un individuo isolatissimo. Penso che le manifestazioni in piazza siano invece una cosa abbastanza tipica della Francia, dove non si ha paura dei conflitti, del resto è un paese di rivoluzioni. Poi c’è da considerare che il loro sistema politico per molti anni ha messo in ombra l’estrema destra, che invece ha sempre avuto un peso molto notevole nel paese.
Ci vuole dire una battuta sul Gay Pride nazionale che si terrà a Palermo tra qualche giorno?
Tanti auguri e battere il ferro finché è caldo: visto che sembra aprirsi qualche spiraglio, bisogna darci dentro.

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