sabato 7 dicembre 2013

SENTIMENTI. ROSITA RJTANO, "La ragazza invisibile" arriva da una startup Usa. Basta pagare, LA REPUBBLICA, 6 dicembre 2013

ANNA HA lasciato un messaggio in segreteria: "Ciao, amore, come stai? Non dimenticare di portare la giacca in lavanderia". La sua voce è rassicurante e calda. Anna è la ragazza ideale. Non crea problemi, anzi: li risolve. Che fortuna. Ha solo un difetto: Anna non esiste. O, meglio, non nella realtà. Dopo l'amicizia, il sesso, e persino la vita virtuale, incoraggiata senza successo da Second Life, sbarca sul web la tenerezza a pagamento. Meglio ancora: la voglia di far sapere al mondo - soprattutto amici e parenti - di avere qualcuno che si prende cura di noi. Una partner molto realistica, al punto che quasi ci si crede. Si chiama "Invisible girlfriend", la ragazza invisibile, l'ultima frontiera dell'amore 2.0. Quello con l'A maiuscola fatta di byte. 







Una piattaforma, ancora in fase beta, capace di simulare una vera relazione. Intendiamoci: tutto in cambio di denaro, come prevede il business digitale. Una via di fuga pensata ora per il pubblico maschile, e a breve - fanno sapere dallo staff - anche per quello femminile. "Finalmente una ragazza in cui la tua famiglia può credere", è la réclame che campeggia nell'homepage dell'avventura nata per gioco durante lo Startup weekend di Saint Loius, nel Missouri, e finita con tremila dollari di premio in tasca.

Sì, perché la finzione piace. Piace agli uomini e piace alle donne. Perché leva di torno parenti, colleghi, amici scocciatori ed è pronta in qualsiasi momento a salvarti da domande inopportune. Le classiche: "Dov'è la tua compagna?"; "Come? Non hai ancora una fidanzata? Alla tua età?"; "Non dovresti accasarti?". Fino alla più crudele: "Non ti senti solo?".

Basta uscite notturne nei locali, chiacchiere, regali. Non devi muoverti da casa per liberarti dalle pressioni di chi vorrebbe vederti "sistemato". Una volta per tutte. La "ragazza invisibile" si conquista con due clic: si sceglie il piano per creare una compagna credibile, le prove reali e virtuali necessarie a simulare una relazione. In tutto e per tutto. Poi è il turno della ragazza: da selezionare, come in una libreria. Infine, per evitare seccature, va specificato il modo in cui dialogherete: dai messaggi alle conversazioni telefoniche. Al resto pensano loro. Tu devi solo vivere, ritornare alle cene di lavoro, alla famiglia, ai compagni. Non sarai più solo, ora, ma con lei.

E poi, che male c'è a chiedere aiuto al mondo virtuale? D'altra parte, se cresci solo digitale, finisce che cerchi risposte digitali a ogni desidero, curiosità o paura, avverte Vittorio Lingiardi, psichiatra e professore di psicologia dinamica all'Università La Sapienza di Roma. "Qui l'idea di un altro reale è cancellata e sostituita da un altro virtuale, costruito e controllato secondo i nostri bisogni", spiega. "Trovo agghiacciante un'applicazione che dica: se non hai una persona importante nella tua vita, noi la creiamo e puoi far credere agli altri che esista. Così si perde la capacità di innamorarsi, corteggiare, costruire una relazione. Ogni sviluppo emotivo richiede un dialogo autentico. Qui, invece, la chiacchierata avviene con una propria proiezione. È un gioco, ma potrebbe somigliare a un piccolo delirio. E la vita virtuale, anziché arricchirci, diventa una droga".

Certo, come tutte le droghe, anche l'illusione dell'amore ha un prezzo. Aumenta con le prestazioni ed è pure parecchio salato. Un servizio mensile, al momento, prevede tre possibili pacchetti. Costa 9,99 dollari l'offerta di base con messaggi interattivi, simulazioni di chiamate d'emergenza e regali. Se le cose diventano più "serie", basta versare 29,99 dollari per ottenere messaggi vocali e - rullo di tamburi - il cambio di status "relazionale" su Facebook. Un vero fidanzamento, o quasi, è l'opzione "Almost engaged" con una ragazza dalla personalità su misura per te, una storia, e reali conversazioni telefoniche. A soli 49,99 dollari. Una truffa? L'ideatore Matt Homann si difende e spiega a Repubblica.it: "Non stiamo cercando di imbrogliare qualcuno per fargli credere che abbia una relazione. Ma lo aiutiamo a raccontare una storia migliore a parenti, colleghi e coetanei. Molte persone vogliono semplicemente delle risposte da fornire alle imbarazzanti domande sulle relazioni personali che mai si vorrebbe ricevere".

"Qui c'è poco da colpevolizzare la società", dissente Francesco Bollorino, direttore di Pol.it, la rivista professionale per psicologi e psichiatri. "Le pressioni sono interne. Il bisogno di rifugiarsi in una simulazione rivela un profondo disagio. Come se ci mancasse qualcosa, ma creare una fidanzata virtuale ci fa solo del male. Il senso di solitudine rimane. Ed è con quello che dobbiamo fare i conti".

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