mercoledì 4 marzo 2015

ITALIA. SCUOLA E FORMAZIONE. DIS-ORIENTAMENTO SCOLASTICO IN ITALIA. W. PASSERINI, Un diplomato su due pentito della scelta Due su tre insoddisfatti dell'università, LA STAMPA, 2 marzo 2015

Tra i cinque punti del decreto sulla Buona scuola previsto per domani sarà probabilmente il fiore all’occhiello per un nuovo dialogo tra scuola e lavoro. Non si parlerà solo, quindi, di assunzioni dei precari, carriere per merito, digitalizzazione e nuovi programmi, ma verrà fatto uno sforzo particolare per avvicinare i giovani al mondo del lavoro attraverso l’alternanza tra studio ed esperienza in azienda. 


Quanta sia la distanza tra i due mondi l’ha raccontato l’ultima indagine di AlmaDiploma. I dati sono allarmanti. Alla vigilia della conclusione degli studi il 56% dei diplomati del 2013 dichiara che, potendo tornare indietro, sceglierebbe lo stesso corso nella stessa scuola; ma è il restante 44% che preoccupa perché compirebbe una scelta diversa. A un anno dal diploma, la percentuale dei pentiti sale al 46%. Sempre a un anno dal diploma, 65 diplomati su 100 proseguono gli studi e risultano iscritti ad un corso di laurea (il 53% ha optato esclusivamente per lo studio, il 12% frequenta lavorando); il 28% ha preferito inserirsi nel mercato del lavoro (il 12% studia e lavora e il 16% lavora soltanto). I restanti 20 su 100 si dividono tra chi è alla ricerca attiva di un impiego (16%) e chi per motivi vari non cerca un lavoro (4%). Ad un anno dal conseguimento del titolo risultano così occupati 28 diplomati su 100, percentuale che raggiunge il suo massimo tra i diplomati professionali (36,5%), mentre tocca il minimo tra i liceali (19%). A tre anni dal titolo la percentuale di occupati cresce al 40% (54% dei diplomati professionali, 26% dei liceali). A cinque anni dal diploma il 51% risulta occupato, quota che raggiunge il 62% fra i diplomati professionali. 
Imputati. Orientamento e alternanza tra scuola e lavoro sono i principali imputati che emergono dalla ricerca. A un anno dal diploma fra gli occupati che hanno svolto l’alternanza, ben il 34% lavora nella stessa azienda in cui ha svolto il progetto; quota che raggiunge il 38% tra i diplomati tecnici. Un segnale interessante ma circoscritto a numeri modesti (meno del 10% dei ragazzi ne è coinvolto), che rafforza l’esigenza di una maggiore diffusione di queste esperienze per migliorare l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. A un anno dal titolo, per 18 diplomati su 100 la scelta dell’università non si è rivelata vincente: fra chi dopo il diploma ha continuato gli studi, il 7% ha deciso di abbandonare l’università fin dal primo anno, mentre l’11% attualmente iscritto all’università ha già cambiato ateneo o corso di laurea. E a tre anni le cose peggiorano: sale a 27 diplomati su 100 la quota di insoddisfatti della scelta universitaria. Quanto alla coerenza i dati sono eloquenti: a un anno dal termine degli studi, solo 18 diplomati su 100 dichiarano di utilizzare le competenze acquisite durante il percorso di studi in misura elevata, mentre per 39 su 100 l’utilizzo è più contenuto; il risultato è che 43 su 100 ritengono di non sfruttare conoscenze e competenze apprese nel corso della scuola secondaria superiore. Che fare? Di fronte a questo panorama appare ancora alta la disparità tra la situazione delle scuole e dei giovani e le proposte che emergono nei vari provvedimenti. Vorremmo essere smentiti, domani.  

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