lunedì 4 settembre 2017

NUOVE TECNOLOGIE E CONTROLLO SOCIALE. A. D. SIGNORELLI, Così la Silicon Valley ci sorveglierà 24 ore al giorno, LA STAMPA, 4 settembre 2017

La Silicon Valley è un’industria estrattiva, scrive Ben Tarnoff sul Guardian . Il suo modello di business, ovviamente, non risiede nell’estrazione di petrolio o di carbone, ma in quella di dati. Per la precisione, dei nostri dati personali: ogni volta che facciamo una ricerca su Google e ogni volta che mettiamo un like su Facebook, lasciamo dietro di noi delle tracce digitali che vengono utilizzate per targettizzare nel migliore dei modi la pubblicità che vediamo quando navighiamo in rete. 




Visti i risultati, ci sono pochi dubbi che questo sia un modello di business di successo: nel 2016, Facebook e Google hanno raccolto il 71% degli investimenti in pubblicità digitale negli Stati Uniti (51,7 miliardi di dollari su 72,5 totali), lasciando a tutti gli altri operatori del settore solo le briciole. Nonostante gli enormi profitti, i due colossi devono fare fronte a un problema: proprio come il petrolio o il carbone, i dati non sono infiniti e trovarne di nuovi è sempre più complesso. 

Una soluzione al problema è quella di espandersi in nuovi mercati, a ogni costo. È quanto Facebook programma da tempo, tra qualche difficoltà, con il suo progetto Free Basics, che promette di portare una versione essenziale e gratuita di internet nei paesi meno sviluppati, in modo da conquistare i dati di un numero esorbitante di nuovi utenti. 

Una seconda soluzione è invece quella di andare più in profondità nella raccolta dati: una volta scoperto quanto è remunerativo questo commercio, perché limitarsi a spiare le nostre attività online? Per quanto ognuno di noi passi sempre più tempo davanti a computer, smartphone e tablet, una larga parte della nostra giornata si svolge ancora offline. E anche offline si possono raccogliere dati da sfruttare commercialmente. 

Il colosso che sta puntando più di tutti su questa forma di controllo è Amazon. Gli assistenti virtuali, tra cui primeggia Alexa, sono infatti in grado di estrarre informazioni utili ascoltando le nostre conversazioni domestiche; ma l’esempio più lampante viene da Echo Look, la versione dell’assistente virtuale di Amazon destinata agli appassionati di moda, che ci offre consigli sull’abbigliamento dopo averci fotografato e ripreso nella nostra stessa stanza da letto; scoprendo così i nostri gusti in materia. 

Nel giro di pochi anni, questa forma di sorveglianza commerciale si sposterà anche tra gli scaffali del supermercato (vale la pena di notare che Amazon ha da poco acquistato la catena Whole Foods per 13,7 miliardi di dollari), in cui dei sensori osserveranno come ci muoviamo tra i corridoi, davanti a quali prodotti ci fermiamo più a lungo, quali guardiamo ma poi scartiamo ecc. ecc. Tutte informazioni estremamente utili. Non è un’esagerazione, anzi: il supermercato interamente automatizzato che Amazon ha da poco aperto a Seattle rende già possibili tutte queste attività. 

Non è tutto: un brevetto depositato da Amazon mostra le potenzialità dei suoi droni volanti per le consegne a domicilio, che – grazie a una telecamera – saranno in grado di vedere se la nostra casa ha bisogno di una riparazione sul tetto o se il giardino necessita di un po’ di cure; per poi inviarci, ovviamente online, qualche offerta commerciale a tema. 

Pensate se un paio di decenni fa vi avessero detto che le poste avrebbero aperto tutte le vostre lettere, che il bar in cui fate l’aperitivo avrebbe registrato ogni vostra parola e che un addetto del supermercato in cui fate la spesa vi avrebbe seguito passo dopo passo per studiare le vostre mosse. Cosa avreste pensato? Nel mondo online, tutto ciò è passivamente accettato; forse quando questa forma di sorveglianza entrerà anche nelle nostre case inizieremo a prestarci più attenzione. 

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