sabato 16 dicembre 2017

SFIDARE LA MORTE PER ESSERE VISTI SUI SOCIAL. GLI SCALATORI URBANI. PEGGIO, POLETTO, Il folle gioco dei ragazzini di Torino arrampicati sulla cima dei grattacieli, LA STAMPA, 16 dicembre 2017

«Un giorno qualcuno mi batterà. Ma non sarai tu». Sì, deve fare un certo effetto dire una frase del genere con i piedi in bilico tra la vita e la morte, in equilibrio su un braccio di una gru o su un cornicione di cemento, largo appena una spanna, ad oltre 200 metri d’altezza. E guardare Torino come nessuno l’ha mai guardata prima, ultima tra le città-metropoli a farsi contagiare dall’architettura verticale, in quella corsa verso il cielo con costruzioni sempre più spudorate. Lassù, sul grattacielo che sarà il quartier generale della Regione Piemonte, in costruzione nel quartiere Lingotto, si spingono per sfida i ragazzini millennials torinesi. Scarpe da ginnastica, magliette e maschere sul viso per dare un po’ di mistero alle loro imprese. Si arrampicano eludendo i controlli. E lo fanno solo per fotografarsi mentre giocano con la morte, per strappare al mondo un po’ di fama. 


Immagine dal sito de LA STAMPA, 16-12-2017





Sono urban climber. Tribù di scalatori urbani. Si arrampicano sulle vette di cemento e acciaio con la forza della mani e della gambe. Nessuna protezione. Adrenalina allo stato puro. Così, un pugno di millennials torinesi, studenti di scuola superiore, che si presentano con le iniziali dei loro veri nomi su vari social, misurano la loro follia con fotografie da pubblicare su Instagram. Vetrina dell’esistenza reale per sfamare un pubblico sempre bramoso di nuove sfide, ma pronto a tradirti per avversari più arditi. Non è coraggio. È solo follia. Che ha trovato nel web la cassa di risonanza, sotto gli hashtag #adrenaline #extreme, #urban climbing. Sperando che non si ripeta un incidente come quello che di recente ha coinvolto Wu Yongning, il 26enne cinese diventato famoso in tutto il mondo per i suoi selfie estremi. Era un mito del web. Era il re dei «rooftopper». Uno scalatore di grattacieli. Era, infatti. La sua ultima performance in cima al grattacielo Huayuan International Centre a Changsha, capitale della provincia di Hunan gli è stata fatale. È caduto dal 62° piano, sopraffatto dalla fatica. La sua morte è stata «cliccata» sul web milioni di volte.  


Ecco da dove ha tratto contagio l’ultima febbre urbana. Sono ragazzini che di giorno puoi incontrare in centro, di fronte alla vetrine dei negozi di jeans. Ma di notte conquistano la città. O almeno credo di farlo, spinti dal coraggio di voler sorprendere a tutti i costi. Vanno di notte per non essere intercettati dagli agenti della sorveglianza. Così hanno fatto per il grattacielo della Regione, la scorsa estate. Le fotografie delle loro passeggiate, con Torino sullo sfondo, lasciano senza fiato. Si sono arrampicati anche sulle gru di altri cantieri, non lontano dal centro. Sui punti più alti della città. Sulle passerelle di fabbriche dismesse. Sempre sospesi nel vuoto. Una foto dopo l’altra. Nessuno conosce la loro vera identità, a parte un circuito ristretto di scalatori. È una piccola comunità che si alimenta di mistero. Con il passaparola, con i like dei followers.  

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