sabato 16 dicembre 2017

SOCIAL NETWORK MASS MEDIA PATOLOGIE. J. D'ALESSANDRO, "E' vero, i social fanno male". Prima (parziale) ammissione di Facebook, LA REPUBBLICA, 16 dicembre 2017

Non è un’ammissione, ma in qualche modo le somiglia. In un lungo articolo firmato da  David Ginsberg e Moira Burke, entrambi ricercatori di Facebook, i due affrontano il tema dell'effetto negativo che potrebbe avere sulle persone il social network più popolare al mondo. Le voci critiche ultimamente si sono moltiplicate e l’azienda ha deciso di rispondere. Nell’era dominata degli smartphone e dalla vita digitale, l’accusa e che si rischia di esser sempre più isolati e di vivere senza più alcun vero confronto. “Connessi ma soli”, sostiene la psicologa Sherry Turkle fin dal 2012 quando nelle librerie uscì il suo Alone Together: Why We Expect More from Technology and Less from Each Other.



Una posizione tornata di moda da quando gli attacchi hanno cominciato ad arrivare anche da figure che all’interno della multinazionale di Mark Zuckerberg rivestono o rivestivano cariche importanti. Chamath Palihapitiya, assunto nel 2007 e diventato vice presidente, pochi giorni fa ha parlato di “strumenti che stanno distruggendo il tessuto sociale della società”. Salvo poi fare parziale retromarcia. E prima di lui Sean Parker, fondatore di Napster ed ex presidente del social network di Zuckerberg, aveva sostenuto che Facebook sfrutta le fragilità psicologiche delle persone. L’apocalittico Antonio Garcia-Martinez, anche lui ex manager di Facebook e autore di un saggio sorprendente intitolato Chaos Monkeys, ha più volte ripetuto che l'azienda mente sulla sua abilità di influenzare le persone.
 
David Ginsberg e Moira Burke alcune di queste tesi le espongono e ne espongono altre, quelle del sociologo Claude Fischer ad esempio, che sottolineano invece i benefici che la tecnologia ha portato. In estrema sintesi i due ricercatori di Facebook spiegano che il problema sta nel consumo passivo e snocciolano tutte le funzioni che la compagnia ha aggiunto nel tempo per arginare i pericoli. “Stiamo lavorando per rendere Facebook un mezzo per interagire e meno un luogo dove passare il tempo”, scrivono. E ancora: “Di recente abbiamo investito un milione di dollari per capire meglio la relazione fra media tecnologici, crescita dei giovani e benessere”. Perché alla fine, sostengono, tutto dipende da come la tecnologia viene usata, quindi dipende dalle persone.

Difficile che basti a chetare le acque. Come notano sul New York Times, dalle elezioni presidenziali di fine 2016 si è rotto qualcosa. L'immagine di Zuckerberg e compagni non è più quella di prima. Il ruolo giocato da Facebook come mezzo di propaganda prima, collaborando attivamente con il team digitale di Brad Parscale al servizio di Donald Trump, l’essere sotto accusa per l’elusione delle tasse e ora per la sua presunta pericolosità che spingerebbe all’isolamento, sono i segni di un anno difficile. E l’articolo di David Ginsberg e Moira Burke dimostra che a Facebook lo sanno bene.

Nessun commento:

Posta un commento