giovedì 11 giugno 2020

SOCIAL NETWORK E DISCUSSIONE INFORMATA. S. CORSINI, "Hai davvero letto l’articolo?". Twitter ti chiederà di approfondire prima di ritwittare, REPUBBLICA.IT, 11 giugno 2020

La scommessa è sempre la stessa: “ripulire” le conversazioni, comprimere lo spazio di manovra delle bufale e delle storie costruite ad arte per inquinare gli scambi, “promuovere la discussione informata”, come spiega Twitter. Che, nel pieno della mezza rivoluzione in corso con cui ha aggiunto nuove funzionalità per limitare chi può rispondere ai nostri tweet o lanciato sue storie, battezzate “leet, inaugura ora un test piuttosto significativo. Su Android, infatti, una specie di avviso chiederà agli utenti che stanno ritwittando un articolo se non vogliano aprirlo prima per leggerlo. Sarebbe la base ma non tutti lo fanno. 



Anzi.
 i tratta d’altronde dell’obiezione che, sui social network, ci si rivolge a vicenda. E da sempre. Si giudica un contenuto dal titolo, dallo snippet, dall’anteprima che visualizziamo sulla piattaforma di turno. Condividendolo con post infuocati, oppure commentando a testa bassa. Ma spesso la pagina non è mai stata aperta e dunque, di fatto, si condivide o si scrive sulla fiducia: della testata, della fonte e di chi ha condiviso quel contenuto. O, più spesso, sulla base dei propri pregiudizi, che d’altronde disegnano gran parte delle nostre 'bolle sociali'. Adesso il social guidato da Jack Dorsey cercherà di fare nudging, come si dice. Cioè di dare una spintarella ai suoi utenti e guidarli verso conversazioni un po’ più informate. Con un avviso che scatterà se quell’articolo non risulta aperto tramite Twitter.

Lo ha confermato l’account ufficiale del supporto della piattaforma: “Condividere un articolo può accendere la conversazione, quindi magari potresti volerlo leggere prima di twittarlo. Per sostenere la discussione informata, stiamo testando un nuovo avviso un Android: quando ritwitti un pezzo che non hai aperto su Twitter, potremmo chiederti se prima vuoi leggerlo”. Ovviamente l’avviso non impedisce di condividere comunque quel contenuto. Ma, appunto, c’è da fare un piccolo passaggio in più
l test è partito su gruppi di utenti Android negli Stati Uniti ma la conferma del colosso lascia immaginare che l’esperimento potrebbe presto allargarsi altrove. Una brevissima pausa di riflessione, prima di rilanciare un articolo di cui di fatto non si sa molto se non il titolo, con cui la piattaforma spera di rallentare la diffusione dell’infodemia che attanaglia alla pari tutte le piattaforme social. E che in piena pandemia ha messo l’acceleratore con nuovo materiale di speculazione intorno a Sars-Cov-2. Un po’ sulla stessa linea dello scorso marzo, quando aveva rivisto le proprie policy proibendo dischiarazioni che contravvengano le indicazioni delle autorità sanitarie rispetto al coronavirus.
Oppure il mese scorso, quando il social ha invece iniziato a testare un avviso che allertava gli utenti del fatto che stavano per twittare una risposta potenzialmente dannosa e violenta. In quel caso però a giudicare erano gli algoritmi che confrontavano quanto appena scritto dall’utente con un dataset di contenuti e termini di frequente riportati come pericolosi. Stavolta si tratta di un meccanismo più semplice: se quel link non è stato aperto, scatta il consiglio.

Per link e articoli è facile diventare virali su Twitter – ha commentato Kayvon Beykpour, product manager e cofondatore di Periscope – può essere una dinamica potente ma a volte pericolosa, specialmente se le persone non hanno letto ciò che stanno rilanciando. Questa funzionalità incoraggia le persone a informarsi”.

Come si diceva, è una scommessa. Alcuni potrebbero trovare questi tentativi come 'paternalistici', ma l’idea di fondo è fornire agli utenti la possibilità di fare piccole scelte quotidiane diverse dal solito piuttosto che forzarli, in modo da modificare nel medio periodo alcuni comportamenti. O almeno indebolirne la diffusione, convincendone una parte almeno a leggere prima di rilanciare. Per assurdo, però, rimane un grosso problema di fondo: se quei contenuti sono davvero dannosi e pieni di teorie cospirazioniste o fatti non verificati, la “spintarella” rischia addirittura di partorire degli utenti ancora più polarizzati. Un bel grattacapo.



Did you read the article you’re about to spread? https://twitter.com/twittersupport/status/1270783537667551233 

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