martedì 3 giugno 2014

SOCIETA' ED EVENTI IMPREVEDIBILI. G. DORFLES, Le ricadute imprevedibili degli avvenimenti eccezionali. Recensione a Mario Perniola, CORRIERE DELLA SERA, 3 giugno 2014

L a storia non ha quasi mai un andamento rettilineo, non solo per chi ne è il protagonista, ma per chi ne valuta gli accadimenti dall’esterno in un secondo tempo. È per questo, anzi, che molto spesso i dati storici ci sorprendono a posteriori e ci chiediamo come mai non corrispondano a quel processo che a noi sembrerebbe il più legittimo. Ma, se questo è il caso più comune, tuttavia, ci sono


dei casi che vanno al di là della normale procedura che a noi sembrerebbe una ragionevole successione dei fatti; e spesso questa accidentalità è proprio quello che cambia inaspettatamente il procedere degli eventi. Ne abbiamo molti esempi sotto gli occhi; e del resto basta leggere attentamente un testo storico, senza pregiudizi «di parte», per scoprire una quantità di contraddizioni che rendono più affascinante la vicenda storica.



Comunicazione schiacciata su un presente senza senso storico
Ma esistono anche dei casi anomali, rispetto alla già indicata norma: dei casi inattesi che fanno deviare quello che sembrava il percorso storico, dovuti a corrispondenze imponderabili sociologiche, economiche, religiose ecc... e in definitiva antropologiche. È interessante a questo punto, anzi avvincente, il recente saggio di Mario Perniola Miracoli e traumi della comunicazione(Einaudi, pp. 153, e 10), che già altre volte ci aveva colpito per la sua acutezza nell’affrontare i problemi della comunicazione. Ed è proprio l’aspetto comunicativo di alcuni fatti storici dell’ultimo cinquantennio a costituire il nucleo di questo saggio che ci rivela alcune anomalie storiche, quali prezioso fattore comunicativo della recente storia. Il fatto di definire «Miracoli e traumi della comunicazione» la sua indagine riferita a recenti eventi quali il «maggio francese del ‘68», la caduta del Muro di Berlino del 1989, le Twin Towers (Torre gemelle) di Manhattan dell’11 settembre 2001, dimostra come queste circostanze — senza possibilità di spiegazione razionale — costituiscono un tipo di comunicazione: «schiacciata su un presente senza senso storico, che sembra non lasciare alcuna traccia di conoscenza per il futuro». 
Da un piccolo gesto, grandi conseguenze
E allora ancora una volta, potremo affermare che nel regno della comunicazione, quello che conta è soprattutto l’aleatorietà comunicativa, lasciando da parte ogni «ragion d’essere» che possa giustificare quanto avviene al di là della normale azione, resa più anomala da un fattore comunicativo precedentemente inatteso. Si consideri soltanto l’evento delle Twin Towers di Manhattan: un evento del tutto improbabile come gli altri due citati da Perniola — il maggio ’68 francese e la caduta del Muro di Berlino — per rendersi conto come parecchi di questi casi appaiano del tutto imprevedibili. È soltanto la loro gratuità che costituisce la vera motrice del loro potere comunicativo, al di là di ogni ragione politica, sociologica, religiosa. Ed ecco allora come un gesto patologico o trasgressivo possa costituire un mutamento di indirizzi per tutta la prassi sociale e l’interpretazione antropologica dello stesso.
L’avvicendamento continuo delle notizie
Queste considerazioni costituiscono, dunque, degli esempi dove la comunicazione supera ogni vera e propria azione, così da rappresentare una naturalità per sé stante. Il prevalere del fattore comunicativo su quello operativo è certamente una condizione non riferibile al passato; non solo per l’avvento dei mass media, ma per l’importanza stessa della nostra esistenza e della discrepanza tra azione e informazione. Lo stesso fluttuare di notizie in ogni angolo più remoto del mondo civile fa sì che non si resti quasi mai più colpiti dalle stesse, senza rendersi conto che proprio l’insolito avvicendarsi delle stesse costituisce la base della nostra contemporanea esistenza. Ecco allora com’è possibile che, già oggi, il nostro giudizio si venga ad alterare quasi — per citare le parole dell’autore — come se si trattasse non solo di normali notizie, ma di Miracoli e traumi della comunicazione. 
Il potere dell’irrazionale
In un certo senso quell’aspetto «miracolistico» davanti a deficienze informative o davanti a eventi fuori dalla norma, finisce per fare buon gioco e per appagare la sete di anormalità, del «magico» e dell’esoterico; e questo giustifica perché il termine logico del panorama, non tenga più conto di quegli elementi paranormali, religiosi, «misteriosofici», che alle volte sono sufficienti a soffocare addirittura la normale comunicazione. Forse, l’irrazionalità che tali eventi esprimono fa sì che gli stessi, alimentino proprio quei dati anomali e persino incredibili, dai quali l’uomo viene necessariamente coinvolto, anche senza rendersi conto che da sempre sono stati alla base delle grandi correnti mistiche e religiose dell’umanità. Ancora una volta il percorso storico può supplire alla mancanza di fantasia e alla scarsità della fede.

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