domenica 29 maggio 2016

SOCIOLOGIA DELLA DENATALITA'. F. ALBERONI, L'Occidente e l'era delle culle vuote, IL GIORNALE, 29 maggio 2016

Il crollo della natalità in Italia è avvenuto fra il 1964 e il 1994. Nel 1964 nascevano un milione di bambini, nel 1994 poco più della metà.


Cosa era accaduto nel frattempo? Una crisi economica, una pestilenza, una guerra? No, nulla di tutto questo. Siamo passati da una economia prevalentemente industriale ad una economia dove sono importanti i servizi, e i sociologi parlano addirittura di società postindustriale.
Ma ancor oggi la prosperità italiana si basa su un potente apparato produttivo e sulla nostra capacita di esportare. No, non è su questo terreno che si può capire il cambiamento, ma su quello culturale. Il 1964 è l'anno del «free speach» di Berkeley una delle prime manifestazioni della rivoluzione giovanile americana contro il Vietnam, ma anche per la liberazione sessuale. Ed è nel 1966 che Betty Friedan pubblica «Mistica della femminilità» in cui sostiene la tesi che le donne sono infelici perché una ideologia conservatrice le spinge a sposarsi giovani, a fare figli e a condurre una vita domestica. Da quel momento incomincia il femminismo che si diffonde rapidamente anche in Europa e nei Paesi occidentalizzati. Esso rivendica identici diritti per maschi e femmine, le donne entrano prepotentemente nel mondo professionale, si modificano il rapporto fra i sessi, si diffonde la contraccezione, il divorzio e si riduce la natalità.
Ma forse i fattori culturali sono essi stessi messi in moto da processi demografici abissali e misteriosi. È come se il bios stesso, la natura stessa, ad un certo punto, mettesse in moto fattori che limitano la natalità. Un tempo erano le pestilenze, le guerre e le carestie, ora sono l'invecchiamento della popolazione, l'organizzazione del lavoro, le ideologie, le aspirazioni sociali, il desiderio di successo professionale, l'uso del sesso e delle droghe come fonte di piacere, il disinteresse delle giovani donne per la maternità, la crisi della paternità, la diffusione della bisessualità e della omosessualità. Ma anche le immense migrazioni verso i Paesi opulenti che modificano le tradizioni culturali degli uni e degli altri. Il risultato finale di tutti questi processi è comunque lo stesso: la diminuzione delle nascite e, in seguito, della crescita della popolazione.

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