giovedì 13 settembre 2018

RICERCA OXFAM. GIOVANI E DISEGUAGLIANZA. B. ARDU', Oxfam, in Italia l'ascensore sociale è bloccato. I giovani pagano il conto delle disuguaglianze, REPUBBLICA.IT, 13 settembre 2018

Disorientali da una scuola che non orienta, sfruttati sul lavoro e con un futuro incerto anche sulla loro vecchiaia (detto in parole povere chissà se mai vedranno una pensione), i giovani italiani vivono sulla loro pelle e respirano nell'aria tutta la diseguaglianza generazionale che li accompagna nella vita. Non ci vuole molto: basta un confronto con i loro genitori e i loro nonni (spesso fonti di reddito per i nipoti con le loro pensioni). E' l'età della diseguaglianza. Così è stata definita quella che va da 18 ai 35 anni da una ricerca Demopolis per Oxfam.



Macigni pesano da tempo sulle spalle di una generazione che ha contratti intermittenti, a chiamata, sempre e comunque a tempo, come se il futuro non gli appartenesse. Sfiduciati? Sì tant'è che molti si trasformano in neet (non lavorano non studiano) e soprattutto non mettono su famiglia. Perdenti se si confrontano con le generazioni che li hanno preceduti e con i coetanei di altri Paesi europei, dove la giovinezza non è una colpa, ma una risorsa. Sfiduciati dunque, ma scemi no, tant'è che la domanda che due giovani su tre si pongono è netta e precisa: cosa fai il governo per ridurre il livello abnorme di queste diseguaglianze? Perché non applica delle misure mirate a ridurle? Perché non si impegna a combattere la corruzione e a migliorare la scuola e l'accesso al lavoro? Domanda retorica, ma neanche, tanto perché finora di concreto hanno visto poco.


La diseguaglianza tra generazioni. Il pessimismo delle nuove generazioni è altissimo e riguarda 8 su 10 giovani. Ben il 66% degli intervistati prospetta per sé un tenore di vita e una posizione sociale ed economica peggiore rispetto alla generazione precedente. Solo un quarto immagina una permanenza di status e opportunità simili a quella dei propri genitori e appena il 9% ipotizza che vivrà in condizioni migliori. L'ascensore sociale (quello che garantiva dopo una vita di lavoro, di pensare a un futuro migliore per i propri figli) è inceppata e da tempo. "Sono diversi gli ambiti nei quali i giovani si ritengono penalizzati - spiega il direttore di Demopolis Pietro Vento - il 78% indica, al primo posto, la precarietà del lavoro e le minori tutele contrattuali. Il 75% l’incertezza sul futuro, la convinzione di non poter contare sulle stesse certezze delle quali ha goduto la generazione dei propri genitori. E 7 su 10 lamentano la dimensione penalizzante di retribuzioni basse o inadeguate, mentre il 67% individua inique prospettive previdenziali e di accesso alla pensione.”
Un esempio? Chi va in pensione oggi spesso ha un assegno più elevato di chi oggi lo sostituirà nello stesso lavoro. 

Giovani sinonimo di discriminante. Sono 3 milioni in Italia i giovani neet tra i 18 e i 34 anni. "A questi si aggiungono i milioni di giovani che un lavoro ce l’hanno, ma con retribuzioni ridotte, disciplinato da formule contrattuali lontane dal lavoro standard – dice Elisa Bacciotti, direttrice del dipartimento Campagne di Oxfam Italia – siamo di fronte a un’intera generazione costretta a vivere al presente, su posizioni di difesa o di adattamento. L’azione istituzionale deve fare in modo che nel “conflitto distributivo” essere giovani cessi di essere una discriminante a sé”. Non una risorsa, un problema.
 
Le dinamiche ostili dell’attuale mercato occupazionale e il fallimento della scuola. Sono i regni del disorientamento. Quattro giovani su dieci ritengono di non possedere le informazioni sul mercato del lavoro necessarie per le scelte professionali o lavorative. La famosa domanda: "che faccio da grande? E il 61% dichiara che nei momenti fondamentali del proprio percorso formativo non è riuscito a ottenere un orientamento chiaro e informazioni sufficienti per compiere una scelta consapevole tra studio e lavoro. Insomma si arriva all'età adulta senza aver capito cosa conviene fare. Per il 58% dei giovani la scuola pubblica garantisce solo in parte e con livelli di qualità differenti l’uguaglianza di opportunità. Per 3 intervistati su 10 non vi riesce affatto. Un fallimento per chi l'ha frequentata.

Diseguaglianze in crescita negli ultimi 5 anni. I giovani sono anche consapevoli che si sia creato un un forte squilibrio nella distribuzione dei redditi in Italiatant'è che il 72% si dice convinto che negli ultimi 5 anni le disuguaglianze nel nostro Paese siano aumentate. Dove? Nella distribuzione del reddito (82%) nelle opportunità di accesso al mercato del lavoro (70%), nelle differenti opportunità tra le aree del Paese (65%). E' in questo scenario, che 2 giovani su 3 vorrebbero che le politiche mirate a ridurre le disuguaglianze fossero materie prioritarie nell’agenda di governo. E fanno anche alcuni esempi: oltre il 70% dei giovani italiani chiede maggiore attenzione nella lotta all’evasione fiscale e nel contrasto alla corruzione. La maggioranza assoluta auspica inoltre politiche attive del lavoro e di orientamento più efficienti in seno al mondo scolastico, ma anche il salario minimo orario e maggiori tutele contrattuali.

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