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"L'uomo si separa dal vicino in quanto nutre sentimenti di odio e di repulsione. Così ignora una cosa: nello stesso istante ha già tagliato via se stesso dalla Città universale del genere umano"
Quella all’interno della quale viviamo oggi è una “società ordinale”. Quasi ogni aspetto della nostra vita è misurato, classificato ed elaborato in unità discrete e standardizzate di informazioni digitali. Marion Fourcade e Kieran Healy sostengono che le tecnologie di gestione delle informazioni, alimentate dall’abbondanza di dati personali e dall’infrastruttura di Internet, trasformano il modo in cui ci relazioniamo con noi stessi e con gli altri attraverso il mercato, la sfera pubblica e lo Stato.
I dati personali che forniamo in cambio di comodi strumenti come Gmail e Instagram forniscono la materia prima per le previsioni su tutto, dal nostro potere d’acquisto al nostro carattere. La società ordinale mostra come queste previsioni algoritmiche influenzino le vite delle persone e generino nuove forme di capitale e di aspettative sociali: nessuno vuole più andare in giro con una società di taxi che non ha un ranking su Internet o affittare una casa o una stanza a un inquilino senza controllare le valutazioni che di lui hanno dato altri proprietari. Questo continuo ricorso a classificazioni e misurazioni all’interno della vita quotidiana dà vita a nuove forme di competizione sociale e di giudizio morale. Le familiari strutture di vantaggio sociale vengono riciclate come misure di merito, generando forme pericolose di disuguaglianza.
Ossessionati dal misurare e dal classificare, dallo stabilire un ordine e dall’individuare differenze – un’ossessione che segna sempre più marcatamente i nostri comportamenti, i nostri corpi e le nostre menti – che cosa ci può ancora tenere uniti? Anche se gli algoritmi e i sistemi di calcolo razionalizzato hanno suscitato alcune reazioni di rifiuto, Fourcade e Healy ci invitano a considerare la loro potente capacità attrattiva, che può rendere molto difficile abbandonarli.
Marion Fourcade insegna sociologia all’Università della California, a Berkeley, e autrice di Economists and Societies, che ha ricevuto il Distinguished Book Award dell’American Sociological Association e il Ludwik Fleck Prize della Society for the Social Studies of Science.
Kieran Healy insegna sociologia alla Duke University e autore di Data Visualization e di Last Best Gifts, che ha ricevuto l’Outstanding Book Award dal l’Association for Research on Non-Profit Organizations and Voluntary Action.
Un’amicizia, forse un amore, lega Netcha e Maga nel loro progetto di raggiungere una cittadina della Selva Lacandona, in Messico, per incontrare il Subcomandante Marcos e donargli due volumi delle più recenti riflessioni di teoria marxista. Siamo intorno alla metà degli anni Novanta del secolo scorso e le due giovani donne, entrambe europee, si incontrano in un’università statunitense dove lavorano e da lì muoveranno alla volta del Chiapas. Se il racconto da cui muove La Realidad (traduzione di Luciana Cisbani, Neri Pozza, pp. 220, euro 18), della scrittrice francese Neige Sinno, evoca per certi versi il memoir o il romanzo d’avventura, lo sviluppo della vicenda finirà per intrecciare avventura, indagine sociale, sguardo sulla storia coloniale e sulle traiettorie di autori come Antonin Artaud e J.M.G. Le Clézio che delle loro esperienze messicane fecero uno strumento di critica e riflessione sull’arte come sulla vita. Per Sinno, già autrice di Triste tigre (Neri Pozza, 2024), dolente cronaca delle violenze subite per anni da parte del patrigno, tra i libri più premiati in Francia nel 2023 e vincitore del Premio Strega Europeo lo scorso anno, si tratta anche di riflettere altrimenti, in una dimensione per certi versi globale, sulla violenza di genere e il peso che esercita sui corpi, le vite e le culture.
Lunedì il ricovero di una 14enne stordita da una serie di sostanze sconosciute, in stato di agitazione psicomotoria: per curare queste pazienti è necessario sedarle, portarle in terapia intensiva e «svezzarle» dalle droghe»
Marta vuole uscire con gli amici, mamma e papà le negano il permesso. La tredicenne allora inizia a discutere con loro, i toni si alzano, non riesce a contenere la rabbia e la frustrazione. Inizia a spaccare ciò che trova a portata di mano, lancia tutto quel che afferra e così facendo si ferisce. I genitori non sanno come placarla, si vedono costretti a portarla al pronto soccorso. «Non è un problema di educazione» spiega Antonella Costantino, alla guida della Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza del Policlinico, testimone dell’episodio (il nome della paziente è di fantasia, ndr). «La ragazzina ha una depressione, una fatica nella gestione delle emozioni che fa sì che nel momento in cui entra in conflittualità la situazione diventi esplosiva. E una volta in pronto soccorso, ci si rende conto che magari ha anche una ideazione suicidaria».
C’è un gesto impercettibile, quasi riflesso, che ogni lettore oggi conosce. Sta leggendo un libro, un lungo articolo, magari anche solo una newsletter. Eppure, a un certo punto, il pollice comincia a muoversi. Non ha ancora premuto nulla, ma scalpita. La tentazione del clic – una notifica, un messaggio, una scheda del browser aperta – è lì, a pochi millisecondi.
The World Happiness Report is a partnership among Gallup, the Oxford Wellbeing Research Centre, the UN Sustainable Development Solutions Network and the World Happiness Report's Editorial Board.
Ernesto de Martino (1908-1965) fu sicuramente uno dei più importanti intellettuali italiani del Novecento. La formazione del pensiero dello studioso fu caratterizzata da un’iniziale e prolungata riflessione teorica che condusse, tra le altre cose, alla pubblicazione di Naturalismo e storicismo nell’etnologia (1941) e de Il mondo magico (1948). In particolare, quest’ultimo volume si dipana attorno a un concetto centrale, qual è quello della “crisi della presenza”, che influenzerà chiaramente anche gli scritti della fase successiva, durante la quale de Martino condurrà una serie di campagne di ricerca etnografica nelle cosiddette «Indie di quaggiù», vale a dire le regioni del Meridione italiano.