giovedì 24 maggio 2012

OMOSESSUALITA'. PASQUA M., Omosessuali sul posto di lavoro,per il 75% degli italiani c'è discriminazione, LA REPUBBLICA, 24 maggio 2012


Uno studio realizzato per il Comitato Bologna Pride 2012 ha coinvolto per la prima volta anche gli eterosessuali. Ne è emerso che essere gay è sicuramente uno svantaggio e che il più delle volte i soprusi non vengono denunciati


Sono invisibili e discriminati, e spesso preferiscono non denunciare i soprusi subiti da colleghi o dai loro capi. E' il quadro che emerge da una ricerca che, per la prima volta in Italia, ha interpellato non soltanto i lavoratori omosessuali, ma anche quelli eterosessuali, sulle condizioni di lavoro dei loro colleghi Glbt (gay, lesbiche, bisessuali e transgender). Riscontrando una significativa convergenza su un punto: tre italiani su quattro ritengono che oggi, essere gay dichiarati o "in incognito", nel mercato del lavoro, rappresenta uno svantaggio.

Quindici le domande presenti sui 1.892 questionari raccolti e compilati al 55% da persone Glbt e al 45% da eterosessuali, appartenenti a tutte le fasce d'età (dai 18 anni agli over 50): lo studio "Lavoro e minoranze sessuali in Italia", realizzato tra i mesi di febbraio e aprile su impulso del "Comitato Bologna Pride 2012", ha cercato di capire quali siano le condizioni di lavoro dei gay. Scoprendo, ad esempio, che la difesa e la sicurezza sono i settori nei quali l'82% degli interpellati (contro il 65,5% di media italiana) riferisce di avere almeno un collega omosessuale, quasi sempre non dichiarato. Quello degli uomini in divisa, infatti, è uno degli ambiti professionali percepito come uno degli ambienti in cui è più difficile vivere apertamente il proprio orientamento sessuale e, al tempo stesso, uno dei più duri verso gay e lesbiche.

La ricerca (consultabile sul sito www.iosonoiolavoro.it 1),

che sarà presentata domani a Bologna, in vista del Pride nazionale del 9 giugno, ha permesso di evidenziare gli ambiti professionali nei quali viene registrata una presenza maggiore di lavoratori gay. Al primo posto (l'88,3% degli interpellati ha detto di avere almeno un collega omosessuale) le organizzazioni associative (sindacati, partiti, ecc.), seguite dalle attività di servizi alla persona come parrucchiere e massaggiatore (84,6%); dopo la difesa, al terzo posto, le attività artistiche, ricreative e legate alla moda (80,7%); chiudono i servizi alle imprese (call center, pulizie e simili con il 79,4%).

Nel confronto gay ed etero intervistati, emerge una differenza significativa: "Le persone Glbt mostrano di sapere di lavorare con colleghi gay più spesso dei loro corrispettivi eterosessuali (il 71,2% per i primi, contro il 59,5% dei secondi) - fa notare Raffaele Lelleri, il sociologo che ha condotto lo studio insieme a Luca Pietrantoni, dell'ateneo di Bologna - Questo dipende dalla cosiddetta visibilità selettiva e dalla impermeabilità della comunità Glbt i cui componenti, in molti casi, pare tendano a rivelare il loro orientamento solo ai propri 'simili'". Per quanto riguarda le discriminazioni sul luogo di lavoro una media del 19% racconta di essere a conoscenza di episodi di ingiustizia verso le persone gay: una percentuale che supera significativamente il 24% tra gli omosessuali e si ferma invece al 13% tra gli etero. La maggioranza è inoltre unanime nel sostenere che difficilmente i soprusi vengono denunciati: mai o raramente per il 60%.

Sul tema è intervenuto anche il Quirinale, tramite il segretario generale, Donato Marra, che, inviando un saluto del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha definito "inaccettabile che il percorso professionale di cittadini che sono parte integrante della società civile possa venire ostacolato da ingiustificabili comportamenti omofobi, frutto di ignoranza e di intolleranza e profondamente lesivi della dignità della persona".

"Appartenere ad una minoranza, in questo caso legata all'orientamento sessuale, comporta dei problemi non solo quando si dichiara di essere gay - fa notare Ivan Scalfarotto, vice presidente del Pd e, domani, tra i relatori del convegno - Se, infatti, decidi di non condividere nulla con i tuoi colleghi, tenendo separata la vita privata da quella professionale, lo stress sarà molto più alto. Spesso si devono fare i conti con battute contro i gay, anche da parte dei propri capi, che, di fatto, dicono ciò che pensano di loro. A quel punto il coming out diventa ancora più difficile". "Con l'associazione Parks, di cui sono il direttore esecutivo, abbiamo incoraggiato, con successo, l'apertura delle aziende verso i lavoratori Glbt, indicando loro le politiche migliori da adottare - spiega Scalfarotto - Le aziende seguono i nostri consigli non solo perché è giusto, ma perché investire sui talenti delle persone gay e lesbiche significa migliorare la loro produttività, motivazione e lealtà".

Quanto alle prospettive per il futuro, gli italiani sembrano essere ottimisti. Secondo il 61% la condizione lavorativa di gay e lesbiche migliorerà, mentre il 57% ritiene che ci siano stati dei progressi rispetto al passato. Anche in questo caso, c'è una discrepanza tra etero (decisamente più ottimisti: 67%) e i più scettici omosessuali (il 56% crede in un miglioramento).

"Tutti sembrano essere consci dell'ineluttabilità di determinati cambiamenti sociali, insita nella modernizzazione - osserva Lelleri - Nonostante le posizioni della Chiesa e di determinati politici, penso che la Storia ci porti verso quella direzione di civiltà". Anche la deputata del Pd, Paola Concia, si dice ottimista e ne approfitta per rivolgere un appello al ministro Elsa Fornero: "Penso che ormai sia arrivato il tempo della verità e dell'abbattimento dei muri, nonostante l'attuale classe politica abbia dimostrato di essere sorda e insensibile. Le istituzioni non possono più chiudere gli occhi di fronte ai diritti delle persone Glbt. Per questo voglio pubblicamente invitare la Fornero a studiare questa indagine e ad emanare delle direttive, come mi era stato promesso dal suo predecessore: agisca all'interno delle sue competenze, per tutelare gay, lesbiche e transessuali sul luogo di lavoro".

(24 maggio 2012)


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