mercoledì 27 marzo 2013

CINA. RIFORME ISTITUZIONALI NEL SEGNO DI TOCQUEVILLE. FRANCESCO SISCI, La Cina coglie l’attimo e dà spazio alle forze di mercato, LIMES, 22 marzo 2013


Le riforme amministrative annunciate alla fine della sessione plenaria del Congresso Nazionale del Popolo (Npc), il parlamento cinese, presentano due importanti aspetti di lungo periodo.



Il primo è imperniato sull'accentramento di potere tipico della tradizione imperiale e mira ad arginare le forze centripete che hanno portato la politica interna ed estera fuori controllo. Questo problema è già stato segnalato in Too many cooks spoil foreign policy stew (Asia Times Online, January 7, 2011)


Per raggiungre tale risultato, il Partito comunista cinese si sta dedicando al secondo aspetto: una grande riforma liberale. Infatti, la riforma dei ministeri presentata durante l'attuale sessione del Congresso nazionale del popolo non consiste solo in una scrematura, ma in una ristrutturazione della filosofia e delle funzioni legate al loro lavoro.

Il vice primo ministro responsabile della riforma, Ma Kai, ha spiegato che la proposta di ristrutturazione ha lo scopo di dare più potere ai mercati e alla società, di ridurre l'intervento del governo nelle piccole questioni e migliorare la capacità di quest'ultimo nel gestire i problemi macro-economici e nell'attività di supervisione.

In questo spirito, il numero di ministeri è stato quasi dimezzato, passando da 44 a 25. Questa cifra ha un profondo significato politico. Significa che la nuova leadership di Xi Jinping - chiaramente supportata dall'ex presidente Hu Jintao, è riuscita ad imporsi sui migliaia di interessi contrastanti della potente burocrazia.

C'è di più, come emerge dagli annunci ufficiali.

Wang Qishan, capo del potente Comitato della disciplina del partito e con influenza sulla finanza cinese, ha insistito su quanto sia importante leggere Tocqueville e la sua critica dell'ancien regime. Il pensatore francese, che esaltava le virtù del sistema statunitense, è così diventato un best seller. 

In effetti, le attuali riforme sembrano ispirarsi a Tocqueville. Il Partito comunista cinese vuole diventare liberale, più americano e più in sintonia con il suo sistema.

La prima vera vittoria riguarda il ministero delle Ferrovie, che contro ogni logica è riuscito a resistere alle riforme del 1998 ed è stato l'ultimo ministero a gestire direttamente le finanze - nel suo caso relative al funzionamento dei treni. Da adesso, come in tutti gli altri dicasteri, le funzioni amministrative del ministero delle Ferrovie saranno separate dalle funzioni economiche e affidate alle imprese statali. Inoltre, questo ministero opererà nell'ambito del ministero dei trasporti. Rimane un mistero quello che accadrà alla polizia e ai tribunali che agivano direttamente sotto la sua guida.

Oltre alla soppressione di alcuni ministeri, sono stati creati nuovi enti tra cui la National Energy Administration, responsabile per il coordinamento delle attività che erano precedentemente divise tra gruppi che si occupavano di elettricità, petrolio, miniere di carbone eccetera.

Ci vorranno mesi prima che queste riforme vengano digerite dagli apparati statali. Ma dopo le riforme del 1998, la natura dell'intero sistema è cambiata nel giro di un anno. All'epoca il centro doveva dare più potere economico alle imprese di proprietà statale (Soes), liberandole dagli obblighi amministrativi e sociali. Quelle riforme hanno avuto un tale successo che nel decennio successivo le imprese statali hanno dominato l'economia cinese, creando monopoli e marginalizzando le imprese private.

Oggi la priorità è dare spazio ai mercati. Questo è un chiaro obiettivo di Xi Jinping.

Nel 2010, in un meeting a porte chiuse il futuro presidente Xi e l'allora ministro italiano dell'economia Giulio Tremonti, quest'ultimo, probabilmente per ragioni di ospitalità, lodò il ruolo dell'intervento statale nell'economia, che ha impedito la diffusione della crisi finanziaria americana in Cina. Xi però non rimase in silenzio, anzi diede l'impressione di non aver appprezzato il complimento. Egli sottolineò che quando la crisi sarà finita lo Stato dovrà ritirarsi dal mercato e consentirgli di agire liberamente, secondo le regole - appunto - di mercato.

Oltre alle misure economiche nazionali, questa riforma amministrativa ne include una molto importante per la politica estera: la creazione di una singola amministrazione per le zone marittime. L'ente sarà responsabile delle zone costiere, compresi le isole del Mar Cinese Meridionale, rivendicate anche da altri Stati, e le Diaoyu (o Senkaku), contese con il Giappone. La nuova amministrazione è stata creata ufficialmente affinchè i cinesi possano reclamare queste aree, la qual cosa irrita i vicini. I giapponesi hanno iniziato a protestare.

D'altro canto, il nuovo ente serve a mettere ordine in caso di future frizioni, visto che si occupa esattamente dell'argomento di cui ho parlato nel 2011. In più occasioni in passato, il governo centrale ha dovuto coprire, o impedire all'ulimo minuto, iniziative autonome da parte di capitani di pescherecci o ufficiali di marina non autorizzati.

I nuovi ruoli assegnati al mercato dovrebbero fornire il trampolino per un piano di urbanizzazione da 40 miliardi di yuan (6,4 miliardi di dollari) che dovrebbe consentire a milioni di persone di trasferirsi nelle città nei prossimi 10 anni.

China seizes the day for market forces
(Copyright 2013 Francesco Sisci - traduzione dall'inglese di Giorgio Cuscito)

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