venerdì 8 marzo 2013

DONNE CHE ODIANO LE DONNE. DELIA VACCARELLO, Lei spara a lei. Lesbiche violente?, L'UNITA', 14 marzo 2013


Eva contro Eva? La violenza tra lesbiche esiste. Anche se solo in casi eccezionali arriva ad uccidere, va riconosciuta per offrire sostegno alle vittime . E’ di domenica mattina la notizia della tragedia avvenuta nel bresciano. I fatti: due donne avevano preso casa da meno di un anno a Gussago, un centro di 17mila abitanti, dove non erano conosciute se non dalla padrona di casa e da una vicina che ha dichiarato di aver sentito due mesi fa una lite. Venivano da lontano.



Angela Toni, 35 anni, operaia in una fabbrica di materie plastiche, giungeva da Perugia, la sua compagna di un anno più piccola, Marilena Ciofalo, che aveva perso il lavoro di barista da qualche mese, da Agrigento. Vivevano in una villetta a schiera ben tenuta, di quelle della provincia del Nord abitate da gente che lavora e provvede alle necessità quotidiane, senza tempo per molto altro. Il rapporto era diventato difficile. Sabato sera dopo un’altra lite, Marilena va a letto. Angela attende che si sia addormentata, le mette il cuscino in faccia, impugna la pistola e la uccide con due colpi alla testa. Poi trascorrono otto ore. E’ mattina quando chiama il 113: “Ho ucciso la mia donna”. Ieri, dopo una notte in cella, è stata ascoltata dagli inquirenti. A detta dell’avvocato è affaticata e in stato di choc, per cui si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Il movente resta da chiarire, annidato tra le dinamiche di coppia e lo scenario che la gelosia sa costruire anche dal nulla. Lo stress certamente non era lieve: un tessuto sociale non familiare, la perdita del lavoro, la solitudine e la probabile percezione di essere vissute come le “diverse”. Angela Toni aveva l’arma, una beretta calibro 7,65 acquistata e denunciata il 5 marzo, detenuta per il tiro a volo. Meditava l’omicidio? Sarebbe assurdo sovrapporre la vicenda alle tante uccisioni di donne – una ogni tre giorni – che funestano il nostro paese. Per un semplice fatto, se c’è un precedente simile in Italia non lo si ricorda con immediatezza. Dobbiamo andare in America: due anni fa nel Massachusetts Eunice Campo di 54 anni confessò di aver ucciso la compagna, insegnante in pensione di 62. Anche il film “Monster”, targato Usa, mette in scena una dinamica di amore e odio tra due donne, di cui una, la “più fedele” al sentimento, ha ucciso sette uomini.
Ma sarebbe altrettanto assurdo avvitarsi intorno all’idea che i rapporti tra donne sono una isola felice. Una ricerca condotta da Arcilesbica Roma dal titolo cinematografico “Eva contro Eva”, che da progetto locale è diventata indagine con il sostegno dell’università La Sapienza e dell’associazione nazionale, si concentra sugli abusi . Due i dati vistosi: la metà delle intervistate dichiara di temere le reazioni della propria partner, più dell’ottanta per cento dice che tra compagne si litiga. “Alla notizia dell’omicidio di Brescia ho provato amarezza, mi sono detta che bisognava esserci, e in quanto associazione diventare più raggiungibili – dichiara Ileana Aiese Cigliano, alla testa di Arcilesbica Roma – Parlare di violenza tra donne non è facile ma è doveroso, bisogna evitare la trappola mediatica tesa dal giornalismo morboso che strappa ai lettori il commento “ah ecco cosa fanno”. Si deve trovare il modo per comprendere a fondo. Tra i fattori di stress c’è ad esempio il mancato riconoscimento: in una coppia etero i ruoli sono istituzionali, tra lesbiche no, cosa che aumenta i timori del tradimento”. Oltre alla comprensione, l’intervento: “Ciò di cui dobbiamo occuparci è che una persona che si trova in una relazione abusante non abbia la doppia paura di affrontare un pronto soccorso o i carabinieri sentendosi sola tra le sole. Una donna lesbica deve dire due cose fondamentali di sé: di essere abusata e di essere lesbica. Il nostro compito è quello di dare la forza di denunciare e di riconoscere”. Il primo passo è la consapevolezza di subire un maltrattamento. “La ricerca “Eva contro Eva” sta mettendo in luce abusi psicologici dettati dalle dinamiche di coppia nonché, ad esempio, da posizioni economiche diverse o dall’assenza di coming out di una delle due. Il nostro primo obiettivo è quello di dare informazione: la violenza nella coppia lesbica esiste. Il secondo è indurre nelle vittime la domanda: sono una persona abusata? Il terzo è che si faccia la denuncia. Non sempre basta, ma è condizione essenziale per uscire dal tunnel”.

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