lunedì 11 marzo 2013

STRATIFICAZIONE SOCIALE E OSTENTAZIONE. ANDREA KERBAKER, L'ambulanza che blocca il passaggio e le urla della signora con la Porsche, IL CORRIERE DELLA SERA, 11 marzo 2013


KERBAKERMilano, una sera della scorsa settimana. Verso le 9, una sirena. È un'ambulanza: corre per alcune piccole vie del centro e si infila in uno stretto passaggio che non porta da nessuna parte, se non a un portone e a un piccolo parcheggio sotterraneo. Le persone a bordo (tutti volontari, ricordiamolo: uomini e donne che, anziché stare tranquillamente a casa con i propri familiari, o andare al cinema con qualche amico, hanno preferito un impegno sociale, capace molte volte di salvare qualche vita) scendono di corsa, tirano fuori una barella, qualche strumento di soccorso e si infilano nel portone. Sono in codice rosso: quando l'emergenza è massima. Nella fretta, lasciano l'ambulanza in mezzo al passaggio; se avessero più tempo, potrebbero magari accostarsi un po' di più; ma l'urgenza del momento non glielo consente. Cose che possono capitare, nella concitazione di un'operazione di salvataggio.





Mentre i soccorritori spariscono dentro il portone e salgono le scale di gran carriera, capita che un paio di macchine debbano uscire dal parcheggio e si trovino quindi momentaneamente bloccate. Alle nove di sera, magari dopo una lunga e faticosa giornata di lavoro, il disappunto è evidente: ma, purtroppo per gli automobilisti, in assenza degli ambulanzieri non c'è nulla che si possa fare. Succede a tutti, ogni tanto; e di solito ci si dispone ad aspettare. Se c'è un appuntamento che dovrà ritardare, una rapida telefonata aiuta a sistemare ogni cosa. Nel frattempo, per i più sensibili, ci sta pure un pensiero gentile alla persona infortunata; e magari anche un ringraziamento mentale a quei volontari che si stanno adoperando per la sua salute. Così nella normalità. Non per tutti, evidentemente.



Una delle due macchine bloccate è una Porsche, guidata da una signora di mezza età, che non si sa capacitare di questo inconveniente. Come, proprio lei, con la sua bella macchina, bloccata come se fosse una volgare Cinquecento? Non sia mai. La signora scende, controlla, si agita. Si domanda chi siano quegli incivili che, per soccorrere qualcuno, si sono permessi di rubarle minuti preziosi. Ma non può prendersela con nessuno: tutti gli uomini dell'ambulanza sono all'interno, impegnati nella loro operazione di soccorso. Dura poco, per fortuna. Dopo una manciata di minuti, il gruppo degli ambulanzieri scende dalle scale con il malato in barella. Mentre tre di loro si attardano nell'androne, per permettere il trasporto più sicuro, l'autista li precede di qualche istante.

Non l'avesse mai fatto: non appena uscito dal portone, trova la signora che gli intima di spostare il suo ingombrante mezzo di trasporto. L'uomo è talmente sorpreso che risponde soltanto una mezza frase. E allora la signora non ci vede davvero più: con gli occhi fuori dalle orbite, gli dice che lo denuncerà per occupazione di suolo pubblico. Proprio così, come fosse di fronte a una bancarella che vende oggetti di frodo senza permesso. Il volontario la guarda e, con calma educata, la invita a prendere pure nota della targa. Poi va ad aiutare i colleghi, impegnati nella carico del malato a bordo dell'ambulanza. Il mezzo riparte nella notte, le sirene al massimo. E a noi non resta che raccontare, con molta tristezza e malinconia, questo piccolo episodio di ordinaria inciviltà.

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