lunedì 6 ottobre 2014

ANTROPOLOGIA DELL'AMORE. L. RICCI, Chi inventò l'amore?, IL SOLE 24 ORE,

Chi ha inventato l'amore romantico? E, soprattutto, chi l'ha usurpato? Obnubilati dal proprio etnocentrismo, gli europei si sarebbero convinti di avere un rapporto assolutamente unico nei confronti dell'amore. È la denuncia dell'antropologo britannico Jack Goody, professore emerito a Cambridge, nonché baronetto, che da più di mezzo secolo cerca di smorzare le manie di protagonismo del vecchio continente promuovendo studi comparativi.


In quanto «fenomeno su larga scala» l'amore è un prodotto «prevalentemente occidentale» sostiene la psicanalista americana Ethel Spector Person, ma anche lo scrittore e filosofo svizzero Denis de Rougemont, che lo riteneva una costruzione culturale apparsa inizialmente nella Linguadoca del XII secolo. Sulla stessa linea pure il famoso storico francese Georges Duby. Pensava che «l'Europa del XII secolo avesse inventato l'amore», anche se non credeva che i trovatori dell'Aquitania ne detenessero il copyright: che dire allora di Abelardo, o del «più produttivo laboratorio di creazione letteraria» che apparve presso la corte inglese all'epoca di Enrico II il Plantageneto, dando origine alla leggenda di Tristano e Isotta?
Molti storici, in particolare quelli della scuola francese della mentalité e diversi sociologi hanno sostenuto che l'Europa moderna fosse caratterizzata da una precisa costellazione di sentimenti, tra cui l'amore, che avrebbero definito, e addirittura promosso, il mondo contemporaneo, in modi che altre culture avrebbero difficilmente potuto raggiungere. Alcuni fanno risalire questa eccezionalità europea all'Illuminismo, alla Riforma, al Rinascimento o alla Rivoluzione industriale osserva Goody in Cibo e amore, una raccolta di saggi del 1998 ora tradotta in italiano. Un testo che tratta anche un altro misfatto degli europei, l'essersi attribuiti l'invenzione di una haute cuisine, che invece si sviluppò pure nelle corti asiatiche. Un saggio però eccessivamente ricco di riferimenti ad altri lavori e troppo povero di esempi per risultare godibile al lettore non specialista.
L'emergere dell'amore romantico è connesso alla libertà e all'autorealizzazione, sostiene il sociologo britannico Anthony Giddens. «Quale società non presentava queste caratteristiche in almeno qualche contesto della vita sociale?» risponde Goody. Nell'amore romantico l'elemento dell'amore sublime tende a prevalere sul desiderio sessuale, dichiara il primo. «Non si potrebbe affermare lo stesso di molti rapporti nelle tragedie di Shakespeare o in quelle del drammaturgo indiano Kalidasa?» incalza il secondo. E se per amore romantico intendiamo l'unità mistica di uomo e donna, tale concetto è presente anche in tradizioni più antiche radicate in altre parti del mondo, specialmente in India e in Cina. Se ancora fondiamo l'amore romantico sulla distanza e sull'idealizzazione, queste si trovano pure nella poesia d'amore che i cinesi svilupparono a partire dal Libro delle odi, tra il IX e il VII secolo a.C. E ancora nel corpus di rapsodie erotiche ed elegiache Le canzoni di Chiu, o nell'antologia di poesie Nuovi canti d'amore da un terrazza di Giada, composta dal poeta di corte Hsü Ling a metà del 500, che testimonia ampiamente la cultura dell'amore, compreso quello romantico, in Cina.
L'idea della differenza tra Europa e Asia in materia d'amore va sicuramente messa da parte, afferma Goody, che ricorda come del resto vi sia una corrente contraria in Europa che vede nell'amore una caratteristica orientale più che occidentale (si pensi a Scheherazade, Antonio e Cleopatra, Omar Khayyam o anche al Kama Sutra). Un po' più difficile per Goody trovare esempi nelle culture africane, tranne quelle dove è forte l'influenza araba. «Donna, amabile come il bagliore dell'alba,/ parlami, anche solo una volta./ Ti desidero come chi/ la sua barca sospinta al largo/ dai venti d'estate, e perduta/ desidera la terra, per trovare/ come ancora gli indica la bussola/ un mare grigio e vuoto», recita una poesia somala.
Il «culto» dell'amore romantico non si sarebbe sviluppato prima della rivoluzione industriale, con la proletarizzazione del lavoratore rurale, divenuto salariato e la perdita di importanza delle transazioni matrimoniali, sosteneva lo storico Lawrence Stone. Tali cambiamenti portarono portare alla sparizione, nel XX secolo, della dote, e alla sua sostituzione con l'istruzione, ma - e questo è il punto centrale per Goody - furono preceduti dallo sviluppo del romanzo. Secondo l'antropologo, infatti, la nozione di amore romantico esiste anche nelle culture orali, ma la sua idea e la sua pratica sono cresciute moltissimo per effetto dell'alfabetizzazione. Soprattutto delle donne, divenute, con l'aumentare della loro cultura, tante Emma Bovary che si rivolgevano al racconto e al romanzo quali strumenti di distrazione e autorealizzazione. «A Parigi l'amore è figlio del romanzo», sosteneva Stendhal. O, come già aveva intuito Dante, «galeotto fu il libro e chi lo scrisse».

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