Il libro affronta alcune domande cruciali per il nostro presente: perché il disincanto è la tonalità emotiva più idonea per capire i meccanismi di una società del consumo e per difendersi dalle sue fantasticherie? Perché può spingere l’individuo a recuperare saldamente un “senso della posizione” in un mondo in cui sembra che “tutto ciò che è solido si dissolve nell’aria”? Perché può aiutare ad abbattere i pregiudizi morali, storici e politici che rendono opachi il ruolo del consumo e le sue forti potenzialità di cambiamento e di condizionamento del sistema di mercato? Qual è il rapporto tra disincanto e libertà? E quello tra disincanto e politica? Ma soprattutto, quali strumenti di conoscenza della realtà il disincanto mette all’opera?
Le risposte costituiscono il filo conduttore di questo scritto. Non un discorso sulla natura del disincanto, dunque, ma un tentativo di usare il disincanto come chiave di lettura del presente e delle sue trasformazioni. Libertà, consumo, politica, conflitto: sono i temi analizzati con radicalità per scardinare vecchie tradizioni di pensiero e nuove ideologie.
Massimo Ilardi insegna Sociologia urbana presso la Facoltà di Architettura di Ascoli Piceno (Università di Camerino). Ha diretto le riviste “Gomorra” e “Outlet”. Tra i suoi libri, Il tramonto dei luoghi (2007), Il potere delle minoranze (2010) e, per i nostri tipi, La casa di Trastevere (2014) e Recinti urbani (a cura di, 2014).
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