mercoledì 1 novembre 2017

ANTROPOLOGIA. AUSTRALIA. LA MONTAGNA RIDIVENTA SACRA. A. COCCHI, Uluru. Gli aborigeni hanno vinto: niente più scalate dal 2019, LA REPUBBLICA, 1 novembre 2017

Uluru non potrà più essere "scalata". Il monolito che si staglia nel nulla del Red Centre australiano, e che già ha nel corso degli anni recuperato il nome che gli avevano dato gli aborigeni Anangu, smarrendo via via l'anglosassone Ayers Rock sarà definitivamente vietato ai turisti a partire dall'ottobre 2019, in ossequio al suo status di montagna sacra per le popolazioni native, secondo la cui cultura il sito non andrebbe assolutamente violato.



La pietra, che si staglia quasi 350 metri sopra al deserto che la circonda, ed ha una circonferenza di 9,4 chilometri, il che la rende il monolito più grande del pianeta, è uno dei siti più riconoscibili del grande Paese-continente oceanico. Meta prediletta del parco nazionale Uluru-Kata Tjuta, capace di attirare in the middle of nowhere, come dicono gli stessi australiani del loro sconfinato cuore desertico, centinaia di migliaia di persone l'anno, è da decenni oggetto di controversia, con gli aborigeni a chiedere che non venga scalata.
Da anni, ai piedi di Uluru - che ha recuperato il nome originario, come accompagnamento di quello europeo, nel 1993, mentre solo dal 2002 il nome ufficiale della montagna è stato invertito in Uluru-Ayers Rock - è stato installato un cartello, dove è ben visibile una scritta che dice, più o meno: "Noi, i proprietari tradizionali Anangu, abbiamo da dirvi questo. Uluru è sacra nella nostra cultura, un luogo di grande cultura. Sotto la nostra legge tradizionale, scalarla non è permesso. Questa è la nostra casa. Per favore non salite".

Il tutto negli anni è stato accompagnato da campagne che incoraggiavano i turisti esplicitamente a scegliere la camminata in piano attorno alla circonferenza del monolito, a scapito dell'"arrampicata". Il tutto ha prodotto una graduale disaffezione verso l'ascesa, che comunque viene a tutt'oggi scelta da almeno 60mila ospiti dell'area all'anno.
 
Ora però il direttivo del parco nazionale Uluru-Kata Tjuta (dove questi ultimi sono i Monti Olgas, non meno iconiche formazioni rocciose situate a una cinquantina di chilometri da Ayers) ha votato unanimemente per lo stop.

"È un luogo di grande importanza, non un campo giochi alla Disneyland", ha detto il presidente del board, Sammy Wilson, che è Anangu. "Se io viaggiassi in un altro Paese e trovassi un luogo sacro, dove non è permesso entrare o salire, io rimarrei al di qua del limite, avrei rispetto". E ha aggiunto. "Non è una cosa per cui sentirsi tristi o contrariati, ma un motivo per fare festa.

 Uluru e la sua area sono infatti stati restituiti ai loro proprietari nativi nel 1985. In quello stesso istante, però veniva istituito il parco nazionale, di cui il governo federale australiano manteneva la co-gestione per 99 anni. Il consiglio di amministrazione, infatti, si compone di 8 aborigeni e 4 ufficiali governativi. Il tutto deve avere in qualche modo contribuito a rallentare il processo o quantomeno a renderlo graduale, a non arrivare al divieto dall'oggi al domani. La dissuasione è cominciata oltre 20 anni fa, ed ha via via fatto declinare il numero di turisti che scalavano il monolito. Fino a quando, a numeri già scesi, il board dell'ente parco ha stabilito che la montagna sarebbe stata definitivamente bandita allorquando il numero degli arrampicatori fosse sceso sotto la soglia del 20 per cento del totale dei visitatori dell'area. L'ente parco riferisce ora che tale percentuale si è ormai stabilita attorno al 16 per cento (2011-2015): i tempi sono maturi.



Uluru. Gli aborigeni hanno vinto: niente più scalate dal 2019
Tra i motivi che hanno contribuito a dire basta, sicuramente la pericolosità dell'ascesa. Come si vede anche nell'immagine qui sopra, la montagna è più ripida di quanto si possa immaginare. La roccia è liscia, senza appigli, l'unico modo per tenersi è reggersi a una passerella di corda che arriva poco sopra al ginocchio. Il tutto, al contrario di quanto può accadere a molti trekking impegnativi, che per definizione attirano un pubblico esperto, ha un target "generalista", capace di affrontare la salita in ciabatte da bagno. Da quando il turismo cominciò ad appropriarsi di Uluru, negli anni '40, i morti sono stati 35. Ancora quest'anno tre visitatori - australiani - sono stati soccorsi in un crepaccio. Il divieto scatterà il 26 ottobre 2019, in occasione del 34mo anniversario della riconsegna di Uluru ai nativi. L'area è sito Unesco Wolrd Heritage dal 1987.

Uluru ha mille altri modi per essere ammirata. Ai più pigri basterà appostarsi al tramonto in uno dei grandi parcheggi per ammirarla al suo massimo rossore. Chi le farà il giro attorno avrà occasione di scoprire le pitture rupestri Anangu, le uniche opere preistoiche al mondo, al pari della rimanente arte aborigena australiana, che possono essere lette e decrittate dalle guide native, o in generale dai discendenti degli autori. E per un'esperienza aerial, ci sono le mongolfiere...

Nessun commento:

Posta un commento