venerdì 15 novembre 2019

GENETICA E MIGRAZIONI NELLA ROMA ANTICA. F. GIULIANI, "Antica Roma città di immigrati", ma da Science solo mezza verità, IL GIORNALE, 9 novembre 2019

Utilizzare l'Antica Roma per giustificare l'immigrazione dei giorni nostri e sottolineare l'importanza degli immigrati.
La rivista americana Science, una delle pubblicazioni più prestigiose in campo scientifico, questo mese dedica la sua copertina a una scoperta sensazionale: la capitale dell'impero romano era un crocevia di civiltà, una sorta di melting pot ante litteram che si è sviluppato soltanto grazie all'afflusso degli immigrati. Che Roma ospitasse etnie diverse era risaputo, ma la novità è racchiusa nei risultati derivanti dall'approfondita analisi effettuata da alcuni ricercatori, i quali sono riusciti a ricostruire i 12 mila anni di migrazioni avvenute all'interno della città.


Un gruppo internazionale guidato da Alfredo Coppa, un antropologo fisico dell'università Sapienza di Roma, Ron Pinhasi, un altro antropologo ma di Vienna, e Jonathan Pritchard, genetista e biologo di Stanford, ha analizzato il Dna di 127 individui vissuti a Roma tra i 12 mila anni fa e l'Era Moderna rinvenuto in 29 differenti siti archeologici del Lazio. Cosa è emerso? Non solo la conferma che Roma fosse abitata da persone appartenenti a etnie diverse, ma che il loro numero era addirittura più grande di quanto non avessimo mai fin qui immaginato.

L'Impero Romano e l'immigrazione

Pritchard ha sottolineato come "mentre l'Impero Romano si espandeva nel Mediterraneo", immigrati provenienti da Europa, Nord Africa e Vicino Orienta si stabilivano a Roma “modificando il volto di una delle prime grandi città del mondo antico”. In un primo momento, più o meno 8 mila anni fa, l'area dove sarebbe poi sorta la capitale era abitata da cacciatori; in un secondo, si unirono a loro agricoltori anatolici, iraniani e mediorientali; tra i 5 mila e i 3 mila anni fa arrivarono nuove persone dalla steppa ucraina. Infine, con la nascita dell'Impero Romano, Roma accolse ulteriori immigrati originari dei diversi territori che costituivano lo stesso Impero. A seguire, altri eventi mutarono ancora il Dna della Città Eterna: dal trasferimento della capitale a Costantinopoli alla scissione dell'Impero, dalle malattie alle invasioni barbariche.
Nulla da dire sulla ricostruzione scientifica, corretta, esaustiva e interessante. Il problema è che c'è chi ha iniziato a sventolare ai quattro venti il risultato di questa ricerca per spiegare come sia da folli, oggi, rifiutare l'immigrazione. Perché l'immigrazione potrebbe darci ricchezza come accaduto all'Antica Roma e tante altre belle affermazioni simili. Roma è sì stata un modello di inclusione ma il meccanismo migratorio, lo stesso che ha arricchito la città, era ben diverso da quello a cui stiamo assistendo negli ultimi anni. Un paragone è impossibile da fare. All'epoca dell'Impero Romano, infatti, non erano tanto gli immigrati che arrivavano a Roma, quanto Roma che si allargava e li includeva. In poche parole: Roma era la parte attiva, non passiva. Era Roma che ospitava le genti di altre etnie con il fine di assimilarli, non il contrario, come invece sta accadendo ai giorni nostri. Un particolare non da poco, che non dovrebbe essere trascurato.

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