Farebbe ridere, se in realtà non ci fosse che da piangere, vedere molte persone condividere sui social questa frase tratta da Le origini del totalitarismo della filosofa Hannah Arendt (1951): “Il suddito ideale del regime totalitario non è il nazista convinto o il comunista convinto, ma l’individuo per il quale la distinzione tra realtà e finzione, fra vero e falso, non esiste più”.
È un paradosso del nostro tempo quello per cui le verità vengano diffuse attraverso il mezzo che ha distrutto il concetto stesso di verità (infatti si parla di epoca della “post-verità”). Un po’ come se gli spacciatori di stupefacenti fossero diventati gli apostoli ufficiali della mente lucida, o al limite delle virtù del metadone!
Uno dei modi più sottili con cui la tragedia si intrufola in un tempo sciagurato è quello di travestirsi da farsa. E in quanto a fenomeni farseschi la nostra epoca non è seconda a nessuna di quelle che l’hanno preceduta. Nella profusione del ridicolo giocano purtroppo un ruolo determinante gli intellettuali e in generale i principali mezzi di comunicazione. Gli stessi che vediamo, per esempio, solertemente impegnati a sostenere un fantomatico “patriarcato” (che è cosa ben diversa dall’ancora diffuso ed esecrabile pregiudizio misogino), spesso avvalendosi di testimonial eretti a guru come la cantante Elodie, la cui recente dichiarazione pubblica è la seguente: “A Sanremo (noto bastione di lotta al patriarcato, aggiungo io) voglio essere put*ana dall’inizio alla fine”; oppure la cantante Rose Villain, che un po’ di tempo fa aveva denunciato di sentirsi costantemente “sessualizzata”, salvo che se qualcuno va a vedere per esempio i video dei suoi concerti, la sessualizzazione è presente ovunque, in maniera spesso volgare e del tutto scollegata dalle canzoni proposte. Forse che calendari, nudità varie e ammiccamenti – verrebbe da chiedersi – fanno vendere di più, specie se accompagnati da dichiarazioni, a quel punto ipocrite, che si fanno beffe di malesseri e disagi reali da cui sono afflitte milioni di donne e ragazze?!
Non si tratta di fare del moralismo da quattro soldi – ben venga l’emancipazione sessuale e la libertà di fare liberissimo uso del proprio corpo senza essere giudicate – ma credo sia sufficiente dare un’occhiata alle foto delle donne musulmane, con il corpo coperto in ogni sua parte e i diritti politici e sociali pressoché nulli, per comprendere che un conto è un sistema patriarcale istituzionalizzato e ben altra cosa una società ottusa in cui, fra le altre forme di demenza, persiste anche quella del pregiudizio misogino diffuso.
Per chi obiettasse che le due artiste di cui sopra non sono propriamente delle intellettuali, possiamo ricordare il caso di Chiara Valerio, nota scrittrice e paladina dei diritti civili, che nell’edizione di “Più libri più liberi” da lei diretta, edizione dedicata a Giulia Cecchettin, aveva visto bene di invitare il suo amico Leonardo Caffo, forse dimenticando che costui è indagato per maltrattamenti e violenze gravissime contro la sua ex compagna (che si sarà sentita molto appoggiata moralmente da questa iniziativa di uno dei templi del politicamente corretto).
Ma il punto è che il minestrone della Rete fonde tutto e confonde tutti, afferma e omologa un pensiero dominante composto dalla distruzione sistematica del pensiero dei singoli.
Un altro esempio potrebbe essere quello dell’”antifascismo” proclamato a ogni piè sospinto, solo parzialmente giustificato dalle indubbie nostalgie presenti in alcuni componenti dell’ampia galassia a supporto dell’attuale governo italiano. Ma anche qui, un conto fu il nobile sentimento antifascista che si tradusse in resistenza fattiva contro il regime mussoliniano, altro conto sono i proclami di una cultura progressista che, nello stesso momento in cui insegue solertemente i fantasmi del passato, trascura forme ben più reali di fascismo aggiornato. Quelle che trasudano dal potere finanziario e dal suo potere strabordante sulle classi sociali più deboli (il caso Stellantis è solo il più recente, con decine di migliaia di lavoratori a rischio), oppure da quel sistema di diseducazione, disinformazione e rincretinimento di massa che sono i social network e in generale le nuove tecnologie lasciate completamente in mano al potere finanziario di cui sopra. Non è un caso che l’Università di Oxford ha proclamato “brain rot” come espressione dell’anno, nominando in tal modo lo spappolamento del cervello derivante dall’intensa confidenza con le stupide e omologate attività in Rete.
Ricordo soltanto come la stessa Arendt definì il gerarca nazista Eichmann: non affetto da stabili convinzioni ideologiche o specifiche motivazioni malvagie, quanto piuttosto da una “assenza di pensiero”…
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