domenica 11 marzo 2012

STORIA DELLA SOCIOLOGIA. ERVING GOFFMAN E L'INTERAZIONISMO SIMBOLICO

La società come teatro

   La metafora della società come teatro e delle persone come attori è una metafora che è stata formulata da molti autori nel corso del tempo (Bacon, Descartes, Marx, Nietzsche, Pirandello, solo per fare alcuni nomi).


“Dopo aver studiato chimica ed essersi interessato al cinema, G. si specializzò in sociologia a Chicago e già nel 1959 pubblica THE PRESENTATIUON OF SELF IN EVERYDAY LIFE (LA VITA QUOTIDIANA COME RAPPRESENTAZIONE, Il Mulino, 1969). In questo testo l’autore propone una visione della società fondata sul modello DRAMMATURGICO e che trae spunto da alcune caratteristiche della società americana di quegli anni. Si tratta, tuttavia, di un modello che può essere utilizzato per l’analisi di qualsiasi tipo di società.

   Il modello drammaturgico si basa sulla metafora della “vita come teatro” per rendere chiaro che il nostro comportamento sociale quotidiano è una continua messa in scena delle nostre immagini nei confronti degli altri con cui interagiamo. La vita quotidiana appare come una lunga recita che mettiamo in scena ogni giorno di fronte al pubblico rappresentato dagli altri individui e attraverso la quale cerchiamo di indirizzare e governare la loro interazione con noi. Se è vero che, in questa recita, gli individui seguono un copione, essi sono anche gli autori di quello stesso copione anche se ciò che viene messo in scena segue delle regole che indicano i comportamenti, di volta in volta, più appropriati per consentire la conservazione dell’ordine sociale e l’integrazione dei singoli in questo ordine stesso. Ognuno di noi impara gradualmente quale è la sua identità attraverso le interazioni sociali, cioè attraverso le relazioni che ha con persone importanti, seguendo dei rigidi modelli sociali e linguistici.

   Questa “attività teatrale” è, infatti, influenzata più o meno pesantemente dalle ISTITUZIONI sociali in cui ci si trova ad agire. Quando le istituzioni diventano “istituzioni totali”, esse si irrigidiscono e finiscono per produrre comportamenti quasi totalmente prevedibili e conformistici.



Il metodo

   Il metodo è quello della INAPPROPRIATEZZA, vale a dire del contrasto che si può creare scegliendo il criterio per osservare i fenomeni tipici di un settore della società (per esempio, i comportamenti degli psichiatri) da un altro settore, per esempio il modo di lavorare degli artigiani. Per contrasto, appunto, studiare la situazione degli artigiani per fare luce sulla situazione dei primi: isolando un modello o un termine dal contesto in cui è abitualmente impiegato ed applicandolo ad un altro contesto, esso rende problematiche le nostre categorie culturali e, come ogni metafora, fa apparire l’oggetto esaminato in una luce nuova ed inattesa.



L’identità sociale si apprende, cioè si costruisce socialmente

   Goffman si è occupato di identità sociale e delle modalità con cui essa si forma nel tempo e all’interno della vita sociale. L’identità non è qualcosa di stabile e duraturo, ma l’effetto precario che viene prodotto e riprodotto attraverso i vari rituali della vita sociale: “Il sé (self) è un effetto drammaturgico che emerge da una scena che viene rappresentata”. Essa è il risultato di ciò che ha luogo all’interno delle molteplici scene sociali di cui si può essere protagonisti, comprimari, semplici personaggi oppure spettatori. Ogni individuo, nel contesto sociale in cui si trova a vivere, apprende quali sono i suoi ruoli (posizione di un individuo all’interno della società di cui fa parte e l’insieme delle norme ed aspettative comportamentali legate a quella posizione) sulla base dei gruppi ai quali è legato e mette in scena delle rappresentazioni di se stesso conformi alla sua identità sociale

Goffman ha insegnato antropologia e sociologia a Berkeley (California) e in Pennsylvania. E’ stato presidente dell’ASA (American Sociological Association).



INTERAZIONISMO SIMBOLICO.

   “Corrente sociologica affermatasi nella seconda metà del 1900 per merito di autori come Herbert BLUMER (1900-1987), Erving GOFFMAN (1922-1982), Peter BERGER (1929), Thomas LUCKMANN (1927). Questi autori mettono in risalto e studiano la condotta e le iniziative che gli individui mettono in atto nel loro interagire quotidiano. Secondo questa prospettiva i fenomeni sociali vanno analizzati ponendosi dal punto di vista dell’individuo che li vive e che vi prende parte, studiando la vita sociale degli individui, le interazioni quotidiane faccia a faccia, le esperienze psicologiche dei singoli. Un approccio, dunque, MICROSOCIOLOGICO, diverso da quello funzionalista e conflittuale, attento, invece, alla prospettiva MACROSOCIOLOGICA, cioè alle strutture, alle istituzioni e ai processi sociali piuttosto che all’azione sociale individuale. L’i.s. fornisce una immagine della società come luogo in cui l’individuo può esprimersi e può modificare grazie ai suoi interventi” (AA.VV., Il manuale di scienze umane, Marietti, 2011)

Luciano Gallino riassume così i caratteri dell’ i. s.:”1. la mente si forma tramite l’importazione, nell’individuo, dei processi di interazione sociale nei quali esso viene coinvolto sin dall’infanzia. Si genera così un dialogo fra interlocutori che sono altrettante rappresentazioni interiorizzate di soggetti reali (genitori, amici, conoscenti, ecc.); 2. il self individuale emerge dai modi in cui il soggetto si immagina che gli altri lo percepiscano e lo giudicano. In tal modo il soggetto esercita su si sé anche una specie di controllo sociale poiché deve valutare ininterrottamente la portata dei giudizi e delle reazioni altrui ai propri atti; 3. l’azione sociale è sempre mediata ed orientata dal significato che i soggetti attribuiscono alla situazione in cui si trovano, per cui non esiste, di fatto, nessuna “situazione oggettiva” in cui l’individuo possa operare; 4. il principale veicolo di comunicazione, di significati, di simboli, di definizione della situazione fra un individuo ed un altro e fra gli interlocutori entro uno stesso individuo, è il linguaggio. La mente e il sé sono formati essenzialmente dalle transazioni linguistiche; 5. l’azione sociale si costruisce passo a passo nel corso del suo stesso svolgimento piuttosto che essere una specie di risposta ad uno stimolo o il prodotto di una scelta fra alternative stabilite per intero in anticipo” (Gallino L., voce “Interazionismo simbolico” in Dizionario di sociologia, UTET, 1968, vol 1)

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