venerdì 10 maggio 2013

MULTITASKING FA MALE. ALICE VIGNA, Fare troppe cose insieme è «deprimente», IL CORRIERE DELLA SERA, 10 maggio 2013


Un circolo vizioso che genera anche ansia

MILANO - Guardare la TV e nello stesso tempo controllare la posta sul telefonino o giocare sul tablet. È il tipico multitasking dei giorni d'oggi, digitale e irrefrenabile, a cui cedono tantissimi "intossicati" di tecnologie e non solo loro. Uno studio della Michigan State University avverte però che il multitasking digitale può associarsi ad ansia e depressione: non è chiaro se sia il disagio psicologico a portarci a cercare distrazione nel sovraccarico digitale o siano tablet e cellulari a provocare il malessere, ma i due problemi paiono comunque legati (GUARDA).



CAUSA-EFFETTO - L'affermazione nasce dall'analisi di oltre 300 volontari, pubblicata su Cyberpsychology, Behavior and Social Networking e condotta da Mark Becker. Il ricercatore ha chiesto ai partecipanti quante ore alla settimana passassero a guardare la TV, usare il cellulare, mandare messaggi, ascoltare musica con lettori Mp3, navigare in rete, giocare con tablet e pc e così via; quindi li ha sottoposti a questionari per indagare il loro benessere psicologico e la presenza di sintomi di disturbi mentali, dall'ansia alla depressione. L'associazione è risultata netta: chi indulge nel multitasking multimediale ha più spesso segni di disagio mentale e psicologico. «Non siamo però in grado di stabilire una relazione di causa-effetto, non sappiamo cioè se sia il multitasking digitale a facilitare ansia e depressione o il contrario, ovvero il malessere spinga a cercare una "distrazione" fra telefonini e computer - spiega Becker -. Nel primo caso dovremmo cercare di aiutare chi eccede nel multitasking a ridurre le ore passate interagendo con gli strumenti tecnologici per scongiurare la comparsa di un problema mentale; nel secondo caso l'informazione è comunque rilevante, perché osservare un eccesso di multitasking potrebbe servire come campanello d'allarme per riconoscere il malessere».
QUANDO SI INVECCHIA - In ogni caso, se anche non è ancora dimostrato in modo inoppugnabile che il multitasking generi ansia (e non viceversa), pare invece molto più solida, perlomeno, l’ipotesi che il nostro cervello faccia fatica ad adattarsi al multitasking man mano che invecchia. A fornire «le prove» è, sulla rivista BMC Neuroscience, uno studio della giapponese Seirei Christopher University, che dimostra come con l'andare degli anni gli "impegni" cerebrali su più fronti richiedono un maggior consumo di ossigeno e dispendio di energie a livello della corteccia prefrontale, area associata a memoria, emozioni e capacità decisionale. «Abbiamo studiato che cosa accade nel cervello di ventenni e ultrasessantacinquenni durante un multitasking che prevedeva un'azione "fisica" e una mentale, osservando che in tutti cresce il flusso di sangue verso la corteccia frontale; nei più anziani però il fenomeno è più marcato e dura più a lungo - spiega Hironori Ohsugi, il coordinatore dello studio -. Come se con l'età il cervello facesse più fatica a concentrarsi su due cose contemporaneamente e scegliesse di puntare su una, privilegiando il compito "mentale" rispetto a quello fisico; i giovani invece riescono a mantenersi su più fronti con la stessa intensità. I volontari erano tutti sani, per cui questo aumento dell'attività della corteccia prefrontale necessario a sostenere il multitasking pare un evento correlato a un normale invecchiamento. Adesso vogliamo capire se "allenarsi" al multitasking possa aiutare a mantenere il cervello giovane più a lungo». Si spera vivamente di sì, visto che le nostre vite sempre più frenetiche ci portano quasi inevitabilmente al multitasking: se proprio dovesse farci venire l'ansia o la depressione, auguriamoci che almeno aiuti a tenere il cervello in allenamento.

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