sabato 13 settembre 2014

EDUCAZIONE E FORMAZIONE. RIFORME PER LA SCUOLA. R. PIUMINI, I ragazzi non leggono? Provate a scrivere un libro insieme a loro, CORRIERE DELLA SERA, 13 settembre 2014

«Che fare per avvicinare, o riavvicinare, gli adolescenti alla lettura?» mi chiedono gli intervistatori, nella perdurante convinzione che lo scrittore per ragazzi sia un educatore mascherato, o un socioterapeuta culturale. Esito sempre a rispondere, incerto se cavarmela con qualche risaputa sapienza psicopedagogica, riferendo analisi che non m’appartengono, esercitando un po’ di buon senso, oppure essere più sincero e informativo. Se scelgo la seconda via, la risposta è: «Si deve cercare di scrivere il meglio possibile, per fornire ai lettori, pochi o tanti, il “gusto” della scrittura, magari facendo riscoprire territori linguistici poco usati: poesia narrativa, il teatro, la canzone, eccetera… Ma molto, molto più utilmente e riccamente, si può scrivere “in situazione”». Se l’intervistatore ha ascoltato la risposta (non sempre lo fanno), talvolta chiede: «Scrittura in situazione? Che cos’è?». Al di là della dubbia differenza fra scrivere «per ragazzi» o «per adulti», di cui non è il caso di parlare, l’esperienza della scrittura per bambini e ragazzi è particolare per almeno cinque motivi.



1. Primo motivo è il fatto fondamentale, a cui accenno solo, che il libro per bambini e ragazzi è formativo del mondo immaginario ed emozionale rispetto a quello per adulti, in cui identificazione e accoglienza sono più limitati e distaccati.
2. Secondo motivo: chi scrive «per adulti» si rapporta a lettori individuali, che leggono da soli (rare le esperienze di lettura comune) i quali, a parte qualche commento, prestito o dono, esauriscono l’esperienza in solitudine. Chi scrive «per ragazzi» si rapporta invece prevalentemente a un pubblico sociale: dal micro-gruppo familiare (anche quello pre-letterario del libro per piccoli) alla lettura di genitori, o parenti, al medio-gruppo della classe, del racconto o della lettura in biblioteca, del gruppo di co-lettori adolescenti che si scambiano i libri, ecc.
3. Terzo motivo: molte delle situazioni già «sociali» di lettura, scuola o biblioteca, sviluppano attività (talvolta, ahi, distruttive) di espressione, discussione, elaborazione. Un libro per ragazzi ha l’immediata possibilità di divenire materia, patrimonio mentale e emozionale di un gruppo, un «vissuto» pronunciato, ascoltato, confrontato, elaborato in pratiche felici (teatro, letture espressive, risposte emotive) o infelici (schede, analisi linguistiche, riassunti, ecc.) Il libro per ragazzi è per natura occasione, stimolo o materia, di una «oralità corale» di un «campo di scambio» nel senso positivo della parola.
4. Quarto motivo: per le ragioni dette, l’incontro personale, la presenza, fra scrittore e lettori, nel campo della letteratura per ragazzi, è molto più frequente, ricco e articolato. I lettori ragazzi (o i loro genitori) scrivono frequentemente agli autori, ancor più con i facilitati mezzi informatici, per dar conto dell’esperienza di lettura, o chiedere risposte, ringraziare, talvolta protestare. Scuole e biblioteche chiamano gli autori per ragazzi per incontri, scambi, esposizione d’attività svolte dopo/attorno la lettura, rappresentazioni teatrali locali, modifiche ai testi, «letture d’autore» o, se l’autore ha capacità e modi teatrali, per i suoi spettacoli. Già a questo livello, la situazione dello scrittore per ragazzi realizza una riduzione della distanza tra autore e lettore, tra «parlante espressivo» e pubblico, realizzando una serie varia e frequente di scambi, di giochi comunicativi e arricchimenti.
5. Quinto e, secondo me, importantissimo motivo: allo scrittore per ragazzi, se vuole e finché può (età e salute permettendo) è possibile far nascere, realizzare, una scrittura «in diretta», o in, come l’ho chiamata poco fa, una «durata», con i gruppi di persone. Non si tratta delle piccole scritture d’autore, o brevi elaborazioni creative che nascono all’interno dei laboratori linguistici (di narrazione, poesia o altro) ma di vere scritture di testi ampi, letterariamente completi, scritti in scambio, dando forma e suggestione letteraria a materiali d’esperienza, memoria, emozione, di gruppi di persone: bambini dagli otto anni, già in grado di «leggere e riflettere linguisticamente» un testo, o anche persone di ogni altra età.
Dai libri «per» ragazzi ai libri «con» i ragazzi
Della fattibilità dell’esperienza sono garante: dalla prima, realizzata con sei classi di scuola media di Omegna e curata, con altri insegnanti, da Ersilia Zamponi (la parte letteraria fu un poema narrativo dal titolo «La capra Caterina») alla più recente, svolta con altrettante classi della scuola media di Vernio (parte letteraria: un poema teatrale dal titolo «I ferri lineari») sono state più di trenta esperienze in varie località: Omegna, Scandiano, Sesto San Giovanni, Modena, Empoli, Alessandria, Roma, Imola, Vernio, e altrove. Parlo di «parte letteraria», perché è evidente che l’esperienza ha molti momenti e valori: l’incontro col gruppo (o i gruppi); l’annuncio/presentazione dell’esperienza; l’organizzazione didattica e operativa con gli insegnanti/animatori; raccolta dei «materiali di memoria» da parte dei gruppi: notizie, esperienze, vissuti, disegni liberi, foto, mappe, oggetti significativi, interviste, registrazioni sonore, ecc.; incontro di consegna del materiale (in «scatoloni della memoria»); scrittura del testo da parte mia; mia presentazione «orale» del testo; lettura del testo da parte dei gruppi, con riconoscimento/discussione degli elementi dei loro materiali trovati nel testo e delle sue «deformazioni» linguistiche. Per la situazione particolare di questa lettura, all’interno di una promessa/dono/sfida tra gruppi e autore, e per l’apprendimento linguistico partecipe che permette, l’esperienza potrebbe fermarsi qui: ma qui non si ferma mai. Ovunque è stata realizzata, proprio sulla spinta intellettuale ed emotiva dell’apprendimento, ha sempre voluto proseguire in diverse elaborazioni: letture o realizzazioni teatrali, spesso con musica e uso scenografico dei materiali dati all’autore; realizzazione filmica; mostra dei risultati della «lettura»; scritture di sviluppo di parti del testo; opere figurative individuali o collettive, sulla base del testo letterario, e varie altre. Queste esperienze richiedono la disponibilità di un autore a una professionalità diversa dall’ordinaria prassi ispirativo/letteraria, e portano a conseguenze positive le particolari condizioni in cui opera l’autore per ragazzi. Non solo spostano il centro dell’esperienza comunicativa/culturale dalla lettura di un testo «dato» (per quanto autorevole) attraverso uno «scambio», e all’appassionata visione della «trasformazione» di un materiale in linguaggio esteticamente ricco, ma mettono in moto delle azioni espressive, individuali e corali, e interlinguistiche, che sono uno dei passaggi necessari per ricostituire quel «senso» interpersonale (e civile) la cui assenza, secondo la riflessione sociale, è grave malattia del nostro mondo. Questa possibilità appartiene di fatto agli «scrittori per ragazzi», ed è la risposta meno ingenua e banale, più estensiva e critica, alla domanda iniziale «su come avvicinare, o riavvicinare, gli adolescenti alla lettura».

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