martedì 9 agosto 2016

AMICIZIA RICONOSCIMENTO E SOCIAL MEDIA. E. TEBANO, In un caso su due l’amicizia non viene ricambiata, CORRIERE DELLA SERA, 8 agosto 2016

All’epoca dei social media è facile rischiare di considerare amico anche chi non lo è. Un esperimento appena pubblicato sulla rivista Plos One rivela però che lo facciamo anche nei rapporti che viviamo di persona: in quasi un caso su due, infatti, il nostro senso di amicizia non è ricambiato. 


I ricercatori del Massachusetts Institute of Technology, a Cambridge, hanno analizzato i legami amicali in un gruppo di 84 studenti tra i 23 e i 38 anni iscritti allo stesso corso di business management e hanno chiesto di valutare il rapporto che li legava agli altri usando un punteggio da 1 a 5 su una scala che andava da «non conosco questa persona» a «uno dei miei migliori amici». La valutazione di amicizia reciproca corrispondeva solo nel 53% dei casi, ma gli intervistati ritenevano che lo facesse il 94% delle volte. 
«Ci si aspetta che la maggior parte delle amicizie siano contraccambiate, ma in realtà vale solo per circa la metà dei casi — scrivono i ricercatori del Mit —. Questi risultati suggeriscono una profonda incapacità da parte delle persone di percepire la mancanza di sentimenti reciproci nell’amicizia, forse perché la possibilità di un’amicizia non corrisposta mette in crisi l’immagine che si ha di sé». Un dato che, rileva il New York Times, conferma quelli emersi in studi diversi condotti in un arco di tempo di oltre dieci anni su ben 92 mila soggetti.
L’illusione della reciprocità
«C’è alla base una sorta di insicurezza che porta ad attribuire agli altri i sentimenti che noi vorremmo avessero. Si tendono così a sopravvalutare sguardi e gesti che per l’altro non hanno quel significato. Come se si stesse usando una grammatica emotiva diversa» concorda la psicoterapeuta e scrittrice Gianna Schelotto. «È un meccanismo simile a quello che opera nei rapporti amorosi — continua Schelotto —. “Amor, ch’a nullo amato amar perdona” scriveva Dante, interpretando un sentire comune anche all’epoca. E invece non è così: spesso una persona si convince che l’altro le sia legato anche se i fatti dimostrano il contrario. Tutto per il bisogno di avere dei riconoscimenti. Anche quando non ci sono». Un errore prospettico che dipende in parte dal significato attribuito alla parola amico, fa notare lo psicoterapeuta Fulvio Scaparro: «È molto abusata — spiega —. Spesso la adoperiamo per indicare un collega, oppure un semplice conoscente, qualcuno con cui si ha una frequentazione superficiale». Facile, in quel caso, che le due persone coinvolte diano giudizi anche molto diversi sulla natura del rapporto che le lega.
Conoscenti, non amici
«Essere amici significa invece avere qualcosa di molto importante in comune; non ha niente a che vedere con i contatti di Facebook o i rapporti obbligati di lavoro — dice Scaparro —. Non basta avere una simpatia nei confronti di qualcuno perché questi la ricambi. Serve una condivisione reale di sentimenti ed esperienze: in quel caso è difficile che manchi la reciprocità. Invece la parola amico è spesso inflazionata: a tutti capita di dire “vado a mangiare la pizza con gli amici” parlando magari di un gruppo di dieci persone. Ma gli amici veri si contano sulle dita di una mano». 
Lo confermano anche gli studi dello psicologo evoluzionista britannico Robin I.M. Dunbar, secondo il quale ci sono livelli diversi di amicizia. Nel più alto ci sono solo una o due persone: di solito il partner o l’amico o amica più stretti con cui si ha una frequentazione quotidiana. Il livello successivo comprende al massimo quattro persone per cui si prova affetto, con cui si ha una grande affinità e una frequentazione almeno settimanale. 
I livelli successivi includono tutti coloro con cui si ha un legame meno profondi e che senza un’interazione assidua possono scivolare nell’ambito delle semplici conoscenze. «Possiamo condividere una quantità limitata di tempo e capitale emotivo e quindi abbiamo solo cinque “posti” disponibili per il tipo più intenso di amicizia — ha spiegato Dunbar al Times —. La gente può dire di avere più di cinque amici, ma in quel casi non sono amicizie di grande qualità». Che siano ricambiate oppure no.

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