mercoledì 11 gennaio 2017

SISTEMI EDUCATIVI ED USO DI INTERNET A SCUOLA. IL CASO USA. G. FREGONARA, A scuola si impara come si sta su internet. Fai il test di Stanford, CORRIERE DELLA SERA, 11 gennaio 2017

Come ha detto Susanna Tamaro al Corriere della Sera a proposito della scuola italiana ,«introdurre i tablet, le mitiche lavagne interattive, facendo credere che l’àncora di salvezza stia nella modernizzazione informatica è un po’ come mettere del cerone su un volto ormai devastato dalle rughe». Vero ma non è che la risposta sia tornare ad ardesia e gessetti, anzi. La risposta sta nell’insegnare prima di tutto ai professori e dunque poi ai ragazzi, sì proprio ai «nativi digitali», a usare gli strumenti di cui oggi non possono più fare a meno, per diventare cittadini correttamente formati e informati, capaci di vivere nel loro millennio.
PROVA IL TEST: http://www.corriere.it/scuola/medie/cards/rete-come-biblioteca-lezione-storici-nativi-digitali-prova-test/neppure-nativi-riconoscono-contenuti-sponsorizzati.shtml

Studiare internet
In Italia il dibattito sulle nuove tecnologie e internet è fermo al pur importantissimo tema del cyberbullismo contro il quale si moltiplicano di anno in anno gli sforzi, soprattutto della Polizia Postale, per raggiungere tutte le scuole e gli studenti e cercare di fare opera di prevenzione rispetto ad un fenomeno peroccupante e in continua crescita. Ma ci sarebbe molto di più da fare, ci sarebbe da introdurre un nuovo studio - o addirittura una vera e propria materia nuova - nel curriculum dei ragazzi: l’alfabetizzazione alla rete, per rendere gli studenti più esperti nel riconoscere quello che trovano (e leggono) online.
Capire le fonti, capire le informazioni. L’esperienza americana
Negli Stati Uniti stanno prendendo l’argomento molto sul serio. Uno studio dell’Università di Stanford condotto tra studenti delle medie, delle superiori e dei primi anni di università ha dimostrato come la comprensione delle fonti online dei ragazzi sia molto deludente. Ecco il test e i risultati.

Dopo questa rilevazione gli esperti del centro diretto dal professor Sam Wineburg hanno sviluppato una serie di lezioni - che in via sperimentale sono cominciate in alcune decine di scuole superiori - di «ragionamento civico online», di cui da conto il sito Slate. In altre parole, si tratta di insegnare come imparare a riconoscere e valutare quello che si trova in rete dove ormai i ragazzi passano il loro tempo non solo per divertirsi ma per informarsi e per studiare. La chiave è quella dell’approccio dello storico: tutte le volte che troviamo un testo online devo innanzitutto scoprire l’attendibilità della fonte, contestualizzare le informazioni e le notizie. banale a dirsi difficile a farsi.
Narrazione contro nozione
Secondo Wineburg per leggere delle informazioni o delle notizie online servono proprio «le stesse competenze di un buon storico». «Non è solo un problema con i bambini - spiega - , un’informazione affidabile sta al funzionamento delle democrazia come l’aria pulita alla salute pubblica». Non è un caso che sia esploso in questi mesi il dibattito sulle fake-news e sulla post verità. Ma non è tutto qui. Perché a sentire chi studia questi fenomeni dell’informazione non è soltanto questione di fact checking cioè di controllare la veridicità delle notizie, condizione che le rende attendibili e dunque utilizzabili. Ciò che influenza di più quando si cercano e trovano informazioni o notizie, e il fenomeno emotivo è ampliato sui social e in rete in generale, è la trama, la storia, la narrazione. Come si legge in uno degli ultimi post di the Atlantic, «dire a chi ha paura di volare che ci sono più incidenti in auto che in volo (vero) non ha nessun effetto». A scuola, quando ci si occupa di notizie, di informazioni specie se prese online dove le fonti sono spesso sconosciute, è dunque più importante portare i ragazzi ad analizzare la narrazione che la nozione: un procedimento del tutto diverso di apprendimento.

Nessun commento:

Posta un commento