sabato 8 luglio 2017

SESSO. COPPIA. RELAZIONI SENTIMENTALI OGGI. G. SCLAUNICH, Le mie relazioni da amante? Più vere e profonde di quelle «convenzionali» CORRIERE DELLA SERA, 7 luglio 2017

«La prima volta che mi è capitato di essere l’amante è stata a 26 anni. Lui era un ragazzo conosciuto in un bar, fidanzato da tanto, per il quale avevo perso la testa». Oggi Elisa ha 35 anni e, come racconta sulla rubrica #sessoeamore, questa situazione le si è riproposta anche altre volte. Mi ha scritto dopo aver letto la storia di Pietro, 49 anni, che sempre su #sessoeamore aveva raccontato perché, pur tradendo la moglie da 15 anni, non aveva mai pensato di lasciarla. Lui aveva spiegato di essere ancora alla ricerca di un equilibrio sostenibile, secondo Elisa invece molti uomini dei quali è stata l’amante «non cercano la trasgressione, ma un’isola in cui possono essere loro stessi». E questo crea «legami veri, profondi, autentici». Tanto che, a distanza di dieci anni, vede ancora il ragazzo del quale era stata l’amante a 26 anni.




La prima volta che mi è capitato di essere l’amante è stata dieci anni fa. Avevo 26 anni, ero single da poco e avevo cominciato a frequentare questo ragazzo, fidanzato da anni. Ci siamo conosciuti la sera in un bar e la nostra «storia» è durata solo qualche incontro, regolare ma mai troppo frequente. Ci ho perso la testa, ammetto, ci sono stata male. Poi è passata, ho ricominciato a vederlo e lo rivedo tuttora – raramente, ma lui continua a cercarmi e capita che ci si incontri e si finisca a letto insieme.
Perché mi cercano?
Non so perché, ma negli anni questa situazione si è riproposta anche altre volte. Sono stata sia l’amante di uomini impegnati che l’amante di uomini che all’inizio erano single, poi hanno trovato una compagna ma non per questo hanno smesso di vedere me. Non immaginatevi la classica storia della ragazza sedotta e abbandonata tra mille promesse: nessuno mi ha mai detto che avrebbe lasciato la compagna ufficiale o giurato che voleva me e solo me. Però tutti hanno continuato a cercarmi, per anni. Non perché io sia una tigre a letto. Sono solo una donna che vive liberamente la propria sessualità e che nel piacere non ha falsi pudori.
Trasgressione, ma soprattutto sincerità
Perché si comportano così? Ci ho pensato molto e ho una mia teoria. Io credo che questi uomini non cerchino semplicemente la trasgressione, ma scelgano di avere l’amante perché per loro rappresenta un’isola in cui possono essere loro stessi. Uno spazio in cui non hanno obblighi, non devono dimostrare niente, possono far vedere i loro difetti. Io sono l’amante, a me rivelano la loro «bassezza», il loro essere imperfetti e incapaci di avere relazioni e rispetto. Con me, e solo con me, possono essere loro stessi fino in fondo.
Il sesso e le fantasie
Quindi anche pensando, dicendo, realizzando qualsiasi fantasia. Soprattutto nel sesso: non hanno limiti, non hanno paura di essere quello che sono. Mi è stato chiesto di farlo a tre, a quattro. Di provare uno scambio di coppia, di mandare loro le mie foto osé. Non potete immaginare quante volte, quando erano lontani da casa magari per lavoro, mi scrivevano le loro fantasie e mi inviavano le loro foto. E io ogni volta mi chiedevo: perché scrivono a me e non alle loro compagne? Anzi: perché chiedono a me, di realizzare le loro fantasie, e non alle loro compagne? Perché con me, con l’amante, le vogliono condividere e con mogli e fidanzate no?
La paura di essere visti per come si è
La risposta che mi sono data in fondo è banale. Credo che sia sempre la solita vecchia storia: alcuni uomini non sposano le «poco di buono», quelle le vogliono sì ma solo come amanti. Ma sarebbe riduttivo dire che questi uomini non vogliono (o non riescono) a stare con una donna disinibita. Io penso che si tratti di un disagio più ampio: alcuni uomini non riescono a stare con una donna che ne conosca le difficoltà, le bassezze, gli aspetti bui. Non ci riescono proprio. Devono ( e vogliono) stare in binari definiti, all’interno dei quali sono uomini protettivi, presenti. Virili ma non trasgressivi. Affettuosi ma non passionali. E da questo schema non riescono ad uscire.
Amori, anche se «non convenzionali»
Perché fra amanti c’è molto di più del sesso. C’è chimica, attrazione, affinità: sono relazioni nelle quali si toccano corde profonde ed è difficile non innamorarsi. Io ho finito per inventarmi una definizione: li chiamo “amori non convenzionali”, ma non per questo sono meno veri, profondi e forti della classica coppia che il sabato sera esce a cena con gli amici e la domenica va a pranzo dai suoceri. Anzi. Credo che a volte siano addirittura più autentici, perché in relazioni come queste può succedere di sentirsi davvero liberi di essere se stessi.
Elisa, 35 anni

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