giovedì 31 agosto 2017

SOCIETA' IN EUROPA. OLANDA. C. TROILO, Eutanasia in Olanda: dopo 15 anni bilancio positivo e tendenza a consentirla per demenza o stanchezza di vivere. L'ESPRESSO, 30 agosto 2017

La commissione nazionale olandese (articolata in cinque commissioni regionali) incaricata dal governo di vigilare sulla corretta applicazione della legge che nel 2002 ha legalizzato l’eutanasia ha redatto un rapporto di sintesi sull’anno 2015.
Segnalo alcuni degli aspetti più interessanti del rapporto, ringraziando il dirigente olandese della Associazione Luca Coscioni, Johannes Achterberg, che ha tradotto il documento in italiano.


1) Non si segnala nessun abuso o violazione delle norme che consentono l’eutanasia. Le procedure che portano ad autorizzarla (o a respingere la relativa richiesta) continuano ad essere lunghe ed accurate.
2) Da quattro a cinque persone su dieci sono a favore del fine-vita su richiesta per le persone con una malattia psichiatrica; da sei a otto persone su dieci lo consentirebbero a persone con demenza avanzata (alla presenza di una dichiarazione di volontà); da quattro a sei persone su dieci lo consentirebbero agli anziani che considerano la loro vita compiuta senza malattie gravi; quattro su dieci persone sono a favore che l’eutanasia sia consentita a bambini sotto i 12 anni di età.
3) Nel 2015, l'eutanasia è stata la causa del 4,5% di tutti i decessi, con un netto aumento rispetto al 2010. L'incidenza del suicidio assistito dal medico è rimasta bassa nel 2015: lo 0,1% di tutti i decessi.
4) Il numero totale di persone che hanno richiesto l'eutanasia o il suicidio assistito è stato superiore nel 2015 (8,4%) rispetto al 2010 (6,7%). Inoltre, la percentuale di richieste accolte è aumentata: dal 45% nel 2010 al 55% nel 2015.
5) Le incidenze nel 2015 di altre decisioni mediche per quanto riguarda il fine-vita sono state comparabili a quelle del 2010. Non è questo il caso per la sedazione palliativa profonda continua: l'incidenza è aumentata dal 12% nel 2010 al 18% nel 2015.
6) Rispetto agli anni precedenti, la percentuale di pazienti provenienti da gruppi speciali (demenza, psichiatria, stanchezza di vivere senza malattia grave) sul totale delle richieste di eutanasia o al suicidio assistito è rimasta bassa. Inoltre, la disponibilità dei medici di dare seguito a una richiesta di eutanasia di tali pazienti resta limitata.
7) Gli psichiatri sono diventati più riluttanti nei confronti del suicidio assistito di pazienti psichiatrici. Nel 1995 il 53% degli psichiatri aveva trovato inconcepibile di farlo. Questa percentuale è aumentata al 63% nel 2015.
Mie valutazioni:
- Dopo 15 anni non si segnala nessun fenomeno di slippery slope (nessuna eutanasia di massa).
- Benché i medici restino cauti su questo fronte, aumenta in modo rilevante l’orientamento favorevole della opinione pubblica a concedere l’eutanasia ai malati di varie forme di demenza e ai vecchi “stanchi di vivere”. Un tema che a tempo debito - quando finalmente il Parlamento si occuperà di eutanasia (per ora, si stenta perfino a far passare la legge sul testamento biologico, di cui in Occidente solo l’Italia e l’Irlanda sono prive) – andrà affrontato con coraggio, per consentire l’eutanasia a chi la chiederà anticipatamente, nel pieno delle proprie facoltà mentali, in caso di Alzheimer o altre forme di demenza. Mi sembra umano e doveroso consentire una “uscita di sicurezza” al vero e proprio esercito di “morti viventi” (un milione, in crescita esponenziale) ed ai loro familiari.

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