sabato 28 gennaio 2023

LAVORO E INTELLIGENZA ARTIFICIALE. ROCIOLA A., Floridi: "ChatGpt è brutale e non comprende. Ma presto l'AI sostituirà gli umani in molti lavori", IT.REPUBBLICA, 22.01.2023

 Professor Floridi, ha provato ChatGpt? 

"Sì. L’ho provato e mi sono anche divertito". 

Cosa l’ha divertita di più? 

"Farlo uscire dal seminato". 

Luciano Floridi è professore ordinario di Filosofia e etica dell’informazione all’Università di Oxford. Romano, 58 anni, ha dedicato la sua ricerca filosofica all’etica digitale, dell’intelligenza artificiale e alla filosofia della tecnologia. Settori in cui è tra i pensatori più autorevoli al mondo. ChatGpt è la chatbot basata sull’intelligenza artificiale rilasciata da OpenAI lo scorso dicembre, capace di dialogare con un umano, rispondendo in modo molto coerente alle domande poste. 


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E qual è il seminato di ChatGpt? 

"ChatGpt nel suo uso standard fa quello che deve fare. E lo fa molto bene. Ha una straordinaria capacità di sintesi mettendo insieme le cose principali. Ma se le si chiede un minimo di ragionamento su cose meno usuali… "

Cosa le ha chiesto? 

"Una domanda semplice, in inglese: “La mamma di Laura ha due figli: uno di questi si chiama Laura?”. E la sua risposta è stata che nella domanda non c’erano elementi sufficienti per rispondere in modo corretto. E se gli dici: “Guarda che c’è”, risponde che non lo vede". 

E questa risposta cosa le fa pensare? 

"Che non c’è alcuna comprensione del testo. Brutale. Zero. Proprio come l’abbecedario o la calcolatrice non capiscono i numeri, per quanto precisi siano i calcoli". 

Si comporta quindi in modo intelligente, pur non essendo intelligente? 

"Esatto. Siamo ancora a quel livello. E lo saremo sempre. Strumenti come ChatGpt rimarcano la separazione tra agire con successo, come fa un’intelligenza artificiale, e la capacità di agire in modo intelligente per arrivare a quel successo, come fa generalmente una persona. ChatGpt ha una enorme capacità di agire, ma senza 'intelligere'". 

Forse dovremmo smettere di parlare di "intelligenza" a proposito di strumenti come ChatGpt? 

"A un essere umano per fare qualcosa con successo serve intelligenza, anche un minimo. Oggi diversi processi possono essere fatti dalle macchine a intelligenza zero. Anzi, possono farle anche meglio di noi. Ma lo fanno dal punto di vista computazionale, non con l’intelligenza. Si comporta “come se”. Oggi le sue risposte sono banali. Forse un domani lo saranno meno". 

Dove può arrivare? 

"Non c’è un limite teorico al suo miglioramento. C’è un limite di risorse, finanziarie, computazionali. Di investimenti, di interesse industriale. Pensa al Concorde: una tecnologia che esiste, ma non conviene, per questo non è usata". 

Se però dovesse convenire non ci sarebbe motivo per non usarla.  

"Ci sono cose che l’Ai può sostituire facilmente. Esistono dei programmini che sanno scrivere gli articoli. Articoli semplici magari. E un domani per un editore non ci sarà motivo che lo faccia un giornalista. Ma nessun programma può sostituire la profondità di analisi di un articolo per esempio dell’Economist. Anche se inizio a sospettare che forse non subito ma un domani un’intelligenza artificiale saprà fare anche quello. Come saprà fare un po’ tutti i compiti, i lavori che oggi svolge una persona". 

Portiamo il ragionamento alle estreme conseguenze: resterà differenza tra uomo e macchina? 

"A livello di output di un processo magari anche no. Ma resterà diverso l’input e soprattutto il processo. Il fatto che alcune cose sono fatte da uomini e hanno il loro valore perché le hanno fatte gli uomini. Prendi il Taglio di Fontana. Oggi lo potrebbe fare chiunque, ma non sarebbe Fontana. Quello è un unicum. Come resta un unicum la Divina Commedia. Il computer potrà replicare, ma non sarà mai Dante. Perché l’homo poieticus è storico. La differenza è nella storia che c’è dietro. Di nuovo, l’input e il processo". 

Non vede il rischio che nel lungo periodo un'umanità futura, magari abituata a fruire solo di cose prodotte dalle macchine, sia disarcionata da quella storia, perdendola?

"No. Perché oggi un’AI può vincere anche il Premio Pulitzer. O un premio artistico, come è successo. Ma resterà sempre nella storia dell’umanità, perché un premio è nella storia". 

Torniamo un attimo al lavoro. Quali lavori andranno persi? 

"Nel breve periodo tutti i lavori di ripetizione. Poi sarà da capire. Qualcuno resterà, come magari chi fa assistenza agli anziani, o i barbieri. Ci sono capacità tipicamente umane che una macchina non può rimpiazzare o non ci piace che rimpiazzi. Chi si fida di un robot con un rasoio o le forbici?". 

Uno scenario del genere potrebbe creare problemi alla stabilità sociale. Siamo ancora in tempo per evitarlo? 

"Si è ancora in tempo, ma si è sempre più in ritardo. Ci si poteva preparare a questo 30 anni fa. L’evoluzione di queste tecnologie accelera. E accelera la sua accelerazione. In questo quadro bisogna capire che cosa ne sarà della nostra società nel prossimo futuro. A proposito di futuro, mi faccia dire una cosa". 

Prego. 

"ChatGpt non deve essere bandita dalle scuole, ma insegnata. Nelle scuole si dovrebbero dare gli strumenti per comprendere e usare queste tecnologie. Il dibattito che si sta sviluppando in queste settimane è irreale". 

In un suo articolo di qualche anno fa sui progressi dell’intelligenza artificiale diceva che bisognava incominciare a pensare un mondo non utopistico di pre-pensionati, perché l’Ai avrebbe fatto tutto. Lo crede ancora? 

"Certo. Oggi già è cominciato quel mondo. Le persone lavorano meno. Altre decidono di non lavorare, o di prendersi un periodo senza farlo. Il Covid credo abbia fatto capire che, almeno in alcuni contesti, la qualità della vita non è più legata a quanto si lavora. Per ora si tratta di piccoli angoli fortunati dell’universo, con pochi fortunati che possono scegliere cosa fare, magari rinunciando ai lussi. Ma raccontano un futuro possibile. Che tu sia solo il tuo lavoro è un’idea da borghesia ottocentesca. Ma credo che tutto questo avverrà solo quando saremo molti di meno". 

Si riferisce alla denatalità? 

"Sì. Nei paesi industrializzati pochissimi fanno cinque figli. La curva della natalità scende. Non è difficile immaginare con questi trend che tra pochi secoli ci saranno pochi lavori esistenti e moltissimi lavori automatizzati". 

E che faranno gli uomini? 

"Gestiranno e controlleranno. Li chiamo i colletti verdi. E magari faranno quello che interessa di più fare. L’Otium latino lo abbiamo scordato? Magari sarà Otium per tutti. Automatizzato. Climate change permettendo…"

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