domenica 15 settembre 2013

SOCIOLOGIA DELL'AMORE. EVA ILLOUZ, Eros, l'età e i dolori dell'abbondanza, IL CORRIERE DELLA SERA, 15 settembre 2013

L’amore è le sue diverse forme è il tema indagato nell’edizione 2013 del Festival della filosofia di ModenaLa sociologa Eva Illouz interviene domenica (alle ore 15) a con una lezione magistrale dal titolo Perché l’amore fa male. Ne pubblichiamo un estratto.

La forma sociale assunta dalla relazione amorosa moderna ha come tratto essenziale la figura della scelta, sessuale ed emozionale. Se nel passato l’amore veniva concepito come un “evento”, ora si concepisce nella modalità della scelta. La questione della scelta amorosa diviene particolarmente insistente con l’avvento della modernità poiché è proprio attraverso di essa che si forma uno degli assi costitutivi dell’individuo moderno tanto nella sfera della politica (il voto),  che in quello dell’economia (il comportamento dell’attore economico razionale che sa scegliere in funzione di preferenze debitamente e correttamente gerarchizzate), del consumo (scegliere in funzione dei propri gusti e interessi economici) e infine e soprattutto nella sfera emozionale (le relazioni sociali in generale sono  concepite come relazioni definite da affinità elettive). La scelta è dunque una dimensione fondamentale del soggetto moderno. Mentre la sociologia si è tradizionalmente occupata di variabili come la classe, lo spazio o l’età per comprendere i vincoli che gravano sulle decisioni delle persone, io propongo di spostare leggermente l’asse di questa ottica: non sono interessata alle tradizionali variabili sociologiche che impattano sulla scelta, ma piuttosto al fatto che l’amore stesso venga concepito in termini di scelta e che le modalità e la struttura di questa scelta siano soggette a cambiamento. […]
I cambiamenti nell’ecologia e nell’architettura della scelta possono essere descritti nei termini di una “grande trasformazione” della relazione amorosa.
La Grande Trasformazione, lo ricordo, è il titolo che lo storico Karl Polany ha dato al processo attraverso il quale il capitalismo ha sganciato le relazioni economiche dalle comunità. Si tratta del medesimo processo che vediamo all’opera nell’incontro amoroso e che ha per effetto di strutturare le relazioni amorose su un mercato degli incontri, privo di regolazione normativa e intensamente competitivo, dove si sono moltiplicate sia le scale di valutazione, sia le possibili finalità di incontro.
Queste trasformazioni delle modalità della scelta amorosa hanno avuto un impatto profondo sull’esperienza amorosa e più precisamente sulla sofferenza d’amore. Certo, le relazioni amorose sono sempre state fonte di sofferenza, ma si è convenuto di chiedersi se la trasformazione delle modalità di scelta non abbia comportato anche una trasformazione dell’esperienza stessa della sofferenza amorosa. Si possono articolare due aspetti di queste nuove forme della sofferenza. La deregulation degli incontri e lo stato generalizzato di competizione hanno come effetto di accentuare l’incertezza che grava sul valore del soggetto amoroso. C’è una differenza fondamentale tra le società in cui lo statuto e la posizione sociale sono conosciuti in anticipo e sono relativamente non negoziabili e quelle in cui l’identità sociale è tutta da costruire.  Nel primo caso l’identità è inscritta nella posizione sociale e la vita psichica, interiore, è uniformata a questa identità e a questo statuto.  Si appare quel che si è, e si è come si appare. Ma la modernità ha condotto a una separazione tra lo statuto sociale e il rapporto con se stessi, tra posizione sociale e identità. Ciò significa che quel che si dice “senso del proprio valore” diventa instabile, negoziabile, tutto da provare e da acquisire. In tale contesto, la relazione amorosa diviene portatrice di quella che Anthony Giddens chiama “sicurezza ontologica”: essere amato, nella modernità, diventa un vettore di valore sociale.
Essere amato e amare significa arrestare la competizione, essere stato eletto, scelto fra altri.  La relazione amorosa può dunque colmare il deficit di riconoscimento che segna in modo cronico e strutturale uomini e donne.
Ma come mostro in Perché l’amore fa soffrire (il Mulino, 2013) anche qui gli uomini e le donne non hanno la medesima posizione: gli uomini affrontano la relazione amorosa con minori aspettative di riconoscimento. È la sfera pubblica – più marcatamente maschile che femminile – a conferire loro il senso del proprio valore sociale e quindi una capacità di distacco dalla funzione di riparazione sociale che la relazione amorosa riveste invece per le donne. Un secondo effetto della nuova struttura della scelta ha a che fare con quello che potremmo chiamare il cedimento dei meccanismi tradizionali della volontà: è la volontà stessa, la capacità di impegnarsi, a diventare un problema.
Le trasformazioni nella modalità della scelta fanno sì che la deregulation morale del matrimonio e lo squilibrio economico tra uomini e donne producano asimmetrie tra donne e uomini, i quali controllano meglio i termini dell’incontro, sessuale o romantico che sia. […]
In Occidente, la passione amorosa ha coinciso con l’affermazione di una forma particolare di individuo, cosciente della propria singolarità e attento a gestire la singolarità di un altro. Mentre in India o in Cina l’amore è strutturato da ed entro un quadro religioso, in Occidente l’amore è stato un grande vettore di individualizzazione. É attraverso l’amore che il progetto dell’individuo prende senso e assume un valore morale. L’Occidente amoroso giustifica le rivendicazioni del singolo alla propria individualità attraverso la forza di una passione per definizione non istituzionale. Ci si può chiedere se quanto costituiva la forza morale dell’amore non sia ormai messo in discussione dalla moltiplicazione delle scelte amorose. Quando l’individuo si trova in situazione di abbondanza sessuale, è il fondamento stesso dell’individuo moderno che si trasforma e va fuori regola. La relazione con il proprio desiderio cambia: non si vive più nella chiarezza delle sue mire imperiose, ma nella confusione, nella moltiplicazione, nell’ambivalenza. Il desiderio non è più animato dal principio di rarità e, di fronte a una situazione permanente di abbondanza, il suo meccanismo si inceppa.
Come si ama quando si ha la sensazione che un candidato migliore può sbucare da un momento all’altro, quando i campionari della scelta si allargano, quando la longevità fa sì che si rimanga sul mercato sessuale fino ad età avanzata?
L’amore pre-moderno – proprio perché era l’affermazione di un punto di vista morale – aveva la forza di mettere in discussione le norme e le regole che lo limitavano. Ma ora, ad essere messo in discussione è proprio il fatto che l’amore sia una forza morale. L’amore ha giocato il ruolo di grande utopia emozionale nei secoli di gestazione della figura dell’individuo. Ormai, esso è divenuto un problema, preso in carico dalle istituzioni terapeutiche. Se l’amore è diventato un’ossessione culturale e psicologica, è perché è fatto a immagine e somiglianza della società che gli ha dato origine, l’esperienza emozionale e sessuale per eccellenza dell’abbondanza, dell’accumulazione e della scelta.

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