sabato 18 giugno 2016

DIBATTITO SULLA MERITOCRAZIA. SE IL MERITO E' DEI CROMOSOMI. E. DUSI, "Il talento per i numeri è scritto nei cromosomi". Così i geni predicono chi saremo da grandi, LA REPUBBLICA, 18 giugno 2016

I ragazzi portati per la matematica esistono. Al di là di impegno, curiosità e passione, alcuni hanno effettivamente una "mano invisibile" che li guida al risultato giusto. Questa mano è nascosta nel Dna. Gioca un ruolo particolarmente forte per matematica, fisica e lingue straniere. Più blando è invece il suo effetto su storia e altre materie umanistiche.



A studiare il ruolo (controverso) dei geni nel successo scolastico si dedicano da una manciata di anni alcune équipe di scienziati nel mondo. La più determinata è forse quella del King's College di Londra, che ha appena pubblicato uno studio su Scientific Reports su quanto conta il Dna nella decisione di continuare gli studi dopo la scuola dell'obbligo, nella scelta delle materie e nei voti finali. Come spesso avviene per questo tipo di studi, gli scienziati inglesi hanno osservato due gruppi di gemelli (6.600 coppie): alcuni monozigoti (i gemelli identici che condividono l'intero patrimonio genetico alla nascita) e alcuni dizigoti (gemelli nati dalla fecondazione di due ovuli da parte di due spermatozoi, quindi diversi nel loro Dna). Essendo famiglia, scuola e ambiente identici per entrambi i gemelli, le differenze o le concordanze nelle scelte scolastiche - presuppongono i ricercatori - devono essere riconducibili al Dna.

I gemelli sono stati osservati a 16 anni, quando i ragazzi in Gran Bretagna finiscono la scuola dell'obbligo e decidono se abbandonare o proseguire gli studi. In quest'ultimo caso, devono scegliere tre o quattro materie da seguire per due anni (gli A-levels), per poi sostenere un esame a 18 anni che gli aprirà le porte dell'università.

Nella decisione di proseguire gli studi, hanno osservato i genetisti, il ruolo del Dna e dell'ambiente è quasi uguale (44% il primo e 47% il secondo). Ma fra i ragazzi che decidono di continuare, e che quindi devono scegliere le materie da studiare, la "mano invisibile" del Dna comincia ad emergere in maniera più nitida. Qui l'ereditarietà è del 50% nelle materie umanistiche e del 60% per quelle scientifiche, con un picco del 70% per la matematica. Famiglia, scuola e ambiente contano invece per il 18% nelle materie umanistiche e per il 23% in quelle scientifiche. Il loro ruolo, rispetto a quello del Dna, è ancora più modesto quando si vanno a vedere i voti degli esami degli A-levels a 18 anni.

Ma cosa vogliono dire esattamente queste statistiche? Gli stessi ricercatori ammettono possibili distorsioni e la necessità di maggiori approfondimenti. Ma per quanto possa essere complicato legare un tratto genetico a un comportamento sociale, e per quanto possa essere opinabile lo sforzo di rinchiudere l'effetto dei geni in una percentuale precisa, qualche immagine ancorché sfocata comincia a emergere da questo tipo di studi.

Lo stesso gruppo del King's College, nel 2013, aveva preso in considerazione i voti degli esami a 16 anni, calcolando che buoni insegnanti e famiglia contribuiscono per il 29% al successo scolastico, contro il 59% dei geni. Ancora una volta nelle materie scientifiche la "mano invisibile" era risultata più efficace. A maggio di quest'anno un'équipe della University of Southern California era riuscita a entrare ancor più nel dettaglio. Mettendo a confronto l'intero genoma di 300mila individui e il loro successo scolastico, aveva identificato 74 geni che comparivano particolarmente spesso negli studenti brillanti. I frammenti di Dna legati a intelligenza, determinazione, capacità di astrazione e logica potrebbero in realtà
essere migliaia. E preso singolarmente, ciascuno di essi - aveva scoperto lo studio americano - gioca un ruolo assai piccolo nel procurarci un voto alto a scuola: l'equivalente di 5 settimane di studio nel corso di una vita. Troppo poco, forse, per cullarsi sugli allori e chiudere i libri.

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