domenica 27 ottobre 2013

MULTICULTURA, GLOBALIZZAZIONE, MINORANZE POLITICHE, DIFESA DELL'IDENTITA'. FRANCIA. V. ACCATTATIS, Perde la destra classica, vince l'utopia lepenista della società chiusa, IL MANIFESTO, 23 ottobre 2013


Curioso che «una notizia di rilievo, come il primato del Front national, oggi virtualmente primo partito di Francia», sia subito scomparsa dai giornali italiani (Alberto Burgio, "La marcia del Fronte nazionale", il manifesto, 15 ottobre). Continuando a riflettere sul fenomeno bisogna osservare che vi è chi resiste e chi no. Non resistono l'Ump in dissoluzione e il partito socialista sempre più screditato: per le promesse non mantenute da François Hollande, per il suo neocolonialismo manifesto, per la sua assurda logica di rimpatrio dei "clandestini" (oggi Hollande gode del 23 per cento dei consensi).



Il "fronte repubblicano" francese si disgrega e l'estrema destra avanza. Quale estrema destra chiede Marine Le Pen? Noi del Fn siamo destra rispettabile, non siamo più gli eredi di Georges Boulanger e di Ordine Nuovo. Tutto questo è oggi in discussione in Francia. E in Italia? I liberali italiani di questo non discutono. Discutono di Berlusconi, del Pdl in disgregazione, del Pd che si divide in tante piccole fazioni, del governo delle larghe intese...
Il Fn è un partito fascista? E se non lo è oggi lo era ieri, quando è nato, nel 1972? No, il Fn non è fascista scrivono alcuni storici e politologi francesi (Le Monde, 8 ottobre), ma il Fn è estrema destra. Questo è certo. Gli estremisti di destra assolutizzano le differenze fra le nazioni, le razze, gli individui, le culture; mettono le disuguaglianze sullo stesso piano delle differenze. Non classi e lotta di classe, ma etnie, razze, nazioni. Coltivano l'utopia della società chiusa, in quanto tale tranquilla e sicura. Secondo loro, la società è in decadenza. Per salvarla, occorre tornare ai valori antichi, solidi (Dominique Rousseau, Le Front national, un parti au coeur de la société français?, Le Monde, 16 ottobre). L'estrema destra è tradizionalista, reazionaria nel vero senso del termine, antidemocratica, antiliberale, antiegualitaria. La dinastia Le Pen incarna una corrente specifica: il nazional-populismo boulangista, tendenza classica, fondamentale dell'estrema destra francese. Il nazional-populismo pensa all'evoluzione politica come a una decadenza. Il popolo è sano, la politica è corrotta. Occorre salvare il popolo dalla politica, occorre che il popolo si affermi secondo i suoi genuini, naturali, incontaminati, sorgivi valori.
La cosmologia lepénista, scrive Cécile Alduy, fondamentalmente è un'escatologia (C. Alduy, Mitologie du discours frontiste, Le Monde, 9 luglio): richiamo ai miti ancestrali, teoria del complotto, lotta del Bene contro il Male. Bene e Male assolutizzati. Il Bene siamo noi, il Male è lo straniero. Nazione, etnia, individuo, ma non persona umana. L'Età dell'Oro sta dietro le nostre spalle e deve tornare. Giovanna d'Arco che batte gli inglesi, li annulla, come d'altronde poi li annulla Napoleone Bonaparte. Waterloo è dimenticato. I miti sono selettivi. La Francia eterna, imbattibile, il nazionalismo guerriero, il colonialismo. Un bisogno di appartenenza di individui scissi che si soddisfa nelle piccole patrie(si pensi al leghismo italiano, episodio politico-culturale di paurosa regressione). Una comunità immaginaria, astorica (la Padania non è mai esistita - l'Italia si è costruita e si sta costruendo con fatica). Il Fn resta un partito di estrema destra, pericoloso (Le Front national, parti d'extrême droite, Le Monde, 5 ottobre, editoriale). Pericoloso perché xenofobo, antislamista, nazionalista, antieuropeo.

Nessun commento:

Posta un commento