martedì 27 dicembre 2016

NEUROSCIENZE E DISLESSIA. REDAZIONE, La difficoltà percettiva del dislessico, LE SCIENZE, 22 dicembre 2016

Nelle persone che soffrono di dislessia c'è un meccanismo di percezione sensoriale di base che opera in modo meno efficiente. Più precisamente, si tratta di un ritardo nell'adattamento cerebrale ai rapidi cambiamenti negli stimoli sensoriali. La scoperta è di un gruppo di  neuroscienziati del MIT e Boston University che firmano un articolo su "Neuron".



Tyler K. Perrachione e colleghi hanno voluto verificare la teoria secondo cui i problemi di lettura dei dislessici deriverebbero da una difficoltà ad associare i suoni alle parole scritte, e per questo sono partiti dall'analisi dei processi cerebrali di base che potrebbero rendere difficile quell'associazione.

I ricercatori hanno sottoposto a risonanza magnetica funzionale il cervello di un gruppo di adulti, alcuni affetti da dislessia e altri no, mentre ascoltavano delle voci. A volte la stessa voce pronunciava una serie di parole, a volte le parole erano pronunciate in serie da voci diverse.



La difficoltà percettiva del dislessico
Se si ascolta una sola voce, il cervello si abitua subito a essa e si adatta. Ma se ogni parola del discorso è pronunciata da una voce diversa, il cervello fatica ad adattarsi, come si vede nell'immagine a sinistra, e continua a lavorare intensamente per elaborare le diverse voci. Nei dislessici il livello di adattamento è scarso anche se si tratta di elaborare una sola voce (a destra). (Cortesia T.K. Perrachione et al./Neuron)
Le scansioni hanno mostrato che quando le persone senza dislessia ascoltano una sola voce, la loro attività cerebrale ha un picco di uno, o al massimo due secondi, che poi diminuisce e si stabilizza: la prima fase corrisponde alla ricerca delle costanti presenti in una voce, la seconda indica invece che sono state individuate. Se le parole sono pronunciate da persone diverse, l'adattamento è molto più faticoso.

Nei soggetti dislessici, la fase di sintonizzazione, o adattamento, a una voce, è invece molto più protratta, e lo è tanto più quanto più grave è il disturbo: il cervello del dislessico fatica ad adattarsi a una singola voce almeno quanto il cervello normale fatica a far fronte a più voci, e spesso ancora di più.

I ricercatori hanno quindi sottoposto 
un altro gruppo di persone a un test analogo, ma con stimoli visivi, sottoponendo delle immagini, a volte diverse e a volte ripeture, di parole scritte, volti e oggetti. Anche in questo caso, nei soggetti dislessici la fase di adattamento è stata molto più protratta.

Tuttavia, osservano i ricercatori, quando si tratta di interpretare un singolo tipo di stimolo, il cervello umano, che si è evoluto per elaborare i segnali sonori e visivi con affidabilità, può contare su un gran numero di "infrastrutture" che possono sopperire ad alcune difficoltà. "Tant'è che parlando con una persona incontrata per strada, non possiamo avere la minima idea se sia dislessico o no", ha detto Perrachione.

Ma la lettura è un'altra storia. Si tratta di un'abilità appresa, che richiede il coordinamento di più regioni del cervello destinate a elaborare stimoli differenti. Un deficit nell'adattamento neurale che colpisce simultaneamente l'elaborazione uditiva e visiva può rendere molto difficile la lettura.

"Dobbiamo vedere le lettere, mapparle su parole, mappare le parole sui suoni, e collegarli alla semantica", dice Perrachione. "Ci sono un sacco di punti in cui le cose possono andare storte. Così questo studio apre molte più domande delle risposte che dà."

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