martedì 26 luglio 2016

NEUROSCIENZE PSICOLOGIA E PENSIERO NARRATIVO. E. DUSI, Leggere romanzi fa stare bene con gli altri, LA REPUBBLICA, 24 luglio 2016

ROMA - "C'è qualcosa di importante riguardo all'immaginazione". Ecco perché leggere romanzi fa bene. Aumenta l'empatia, la capacità di interpretare gli stati d'animo altrui e fa crescere le nostre doti di interazione. "La letteratura mima il nostro mondo sociale. Come i simulatori di volo aiutano a diventare piloti, la letteratura migliora la capacità di avere relazioni", scrive Keith Oatley, romanziere e professore di psicologia all'università di Toronto.



In uno studio scientifico appassionante come un'opera letteraria, in cui cita Platone, Proust e Forster, Oatley ha messo insieme tutte le ricerche fatte finora sugli effetti della narrativa sul cervello. A pubblicarlo è la rivista Trends in Cognitive Sciences. "La fiction - scrive lo psicologo-romanziere - è la simulazione di se stessi in relazione con gli altri. Chi legge migliora la sua comprensione degli stati d'animo altrui, ma trasforma anche se stesso".

Coinvolgimento emotivo e brillantezza nelle descrizioni sono gli ingredienti di un romanzo che si incide nella mente. Ma l'atout che rende una storia parte della nostra coscienza è appunto l'immaginazione. Lo spazio libero che ogni grande autore affida al proprio lettore. L'arte di imbastire un personaggio lasciandoci liberi di completarne i dettagli e ricostruirne la complessità. "Chi si impegna in questo sforzo di simulazione - spiega lo scrittore - riesce meglio a capire gli altri".

Per dimostrare le sue tesi, Oatley ha usato una serie di ricerche - condotte da lui o da colleghi - che dimostrano come la lettura di un romanzo modifichi nell'immediato il cervello. Migliora ad esempio i punteggi in un test molto diffuso fra gli psicologi chiamato "Mind in the Eyes", in cui i volontari devono identificare le emozioni trasmesse da una coppia di occhi ritagliati dal resto del viso.  Ascoltare frasi di sole tre parole come "un tappeto blu scuro" o "una matita a strisce arancioni" mostra poi di attivare in maniera particolarmente intensa, nei volontari sottoposti a risonanza magnetica, aree del cervello come l'ippocampo: il "centralino" che coordina memoria e apprendimento. "A dimostrazione - spiega il ricercatore - di quanto sia potente il potere della mente del lettore. Gli scrittori non hanno bisogno di entrare nel dettaglio, basta che la scena sia solo suggerita".

Quel che è vero per la vecchia carta stampata - la ricerca dimostra - lo è anche per i film, le serie tv e i videogiochi (rari) con una trama e personaggi dotati di spessore psicologico. I risultati valgono per gli adulti, ma anche per i bambini che ascoltano una favola letta dai genitori o guardano un cartone (ma non un programma tv di altro tipo). Nessun cambiamento nel livello di empatia avviene invece dopo aver visto un documentario o letto un saggio. "Romanzo, favola, racconto, pièce teatrale, film o serie tv. L'importante è che ci sia una storia. Un frammento di coscienza che passa da un individuo all'altro" spiega Oatley.

Se poi questa storia è scritta da un grande romanziere, gli effetti sul nostro cervello saranno ancora più accentuati. A due gruppi di volontari, per esempio, sono state fatte leggere due versioni della "Signora con il cagnolino": l'originale di Checov o un riassunto scritto in maniera più piatta. Gli effetti sull'empatia e i test sulla teoria della mente (la capacità di interpretare le emozioni altrui) si sono rivelati nettamente diversi.

Oltre a migliorare se stessi, la letteratura può anche dare una mano alla società. Un esperimento citato nello studio ha infatti dimostrato che la lettura di "Saffron Dreams" della scrittrice di origine pachistana Shaila Abdullah (la storia di una donna musulmana a New York) ha smussato i pregiudizi nei confronti dei volti di altre etnie. "Nel corso di poche generazioni - scrive lo psicologo - il livello di empatia è cresciuto in molti paesi". Si tratta, secondo l'autore, di uno dei rivolgimenti politici più importanti degli ultimi 5mila anni.

"Tutte le civiltà umane creano storie" conclude Oatley. Sbrigativamente le includiamo nella categoria "intrattenimento". Penso invece
che abbiano qualcosa di molto importante al loro interno". Per sperimentare, come scrive Proust, tutti i generi di felicità e disgrazie che un romanziere riesce a scatenare in un'ora di lettura, ci vorrebbero decine di anni della nostra vita ordinaria.

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