mercoledì 1 aprile 2015

GRAN BRETAGNA. ADOLESCENZA E SESSUALITA'. E. DI PASQUA, Allarme pornografia: la dipendenza dei ragazzini «porno zombies», CORRIERE DELLA SERA, 1 aprile 2015

Un tempo (nemmeno troppo tempo fa) per leggere un giornaletto porno a 13 anni bisognava sperare nel buon cuore e nella comprensione di un magnanimo edicolante oppure fare appello al contrabbando famigliare gestito da qualche fratello maggiore. 


I tempi, dal primo seno nudo della storia del cinema italiano di Clara Calamai (nella “Cena delle beffe”), passando dalle ballerine del Crazy Horse trasmesse in tv dal programma Rai “Odeon”, sono giunti fino al 2015, dove quel seno nudo ormai fa sorridere persino i bambini. Oggi ragazzini e ragazzine (e questo è un altro dato inedito) ne fruiscono liberamente (e in versione ben più cruda e ardita dei vecchi giornaletti porno), già dai dodici anni, magari nel silenzio delle proprie camerette, davanti a un pc, soli. E ancor più preoccupa (specie chi ha figli di quell’età) un 12 per cento dei dodici/tredicenni che ha postato video sessualmente espliciti (locuzione sibillina che può far riferimento a tutti quei contenuti borderline dei quali i social pullulano).
I dati del sondaggio britannico
La fruizione decisamente precoce del porno tra i ragazzini, quando addirittura non li coinvolge attivamente, è preoccupante e invasiva sul piano psicologico e la charity britannica ChildLine, che ha condotto il sondaggio su 700 ragazzini tra i 12 e i 13 anni, ne elenca gli effetti collaterali: instabilità, aggressività, depressione. Uno su cinque a quell’età ammette di aver visto un video porno in rete che lo ha turbato e rattristato. «Volevo sposarmi e avere dei figli, ma dopo quelle immagini ho paura che questo non possa più accadere», dichiara uno degli intervistati, mentre un’altra gli fa eco confessando di avere il timore di non essere adeguata alle aspettative dei maschi «e di doversi comportare come una pornostar per essere gradita». Le ripercussioni non sono solo la destabilizzante e precoce fruizione di contenuti non adatti a una certa età, ma anche le conseguenze del postare tutto in una rete che, come non ci si deve mai stancare di ribadire, non concede il diritto all’oblio.
Contro i «porno zombies»
ChildLine diffonde i dati inquietanti dell’indagine promuovendo una campagna di sensibilizzazione scioccante e profonda e sciorinando tutte le conseguenze, attraverso immagini forti, di un’esposizione al porno troppo prematura e troppo violenta. «Un video di 10 minuti ha conseguenze molto durature», rimarca il direttore della charity, Peter Liver, spiegando che occorre sensibilizzare i giovanissimi su concetti come amore, consenso, rispetto e -perché no- anche porno, ma in modo corretto e adeguato alla sensibilità anagrafica. La campagna si chiama ChildLine Fight Against Porn Zombies (FAPZ), ovvero ChildLine combatte i “porno zombies”, quell’esercito di ragazzini ancora confusi e alla ricerca che si imbatte, a volte anche involontariamente, in immagini che non sa interpretare, contestualizzare e metabolizzare e che rischia un imprinting negativo con la sessualità foriero di complessi e inquietudini. Come nota Dame Esther Rantzen, fondatrice di ChildLine, sono sempre più numerosi i casi di pre-adolescenti che si rivolgono ai servizi sociali per la propria dipendenza dal porno. Parlare di sesso, sempre e senza vergogna, è il consiglio della charity, sdoganando l’argomento senza alcun timore, ma cercando sempre di usare sensibilità nei confronti dei minori.

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