lunedì 20 aprile 2015

NEUROSCIENZE. ADOLESCENZA E AGGRESSIVITA'. E. DI PASQUA, L’attitudine alla ribellione? Nasce (anche) dalla lontananza dai genitori, CORRIERE DELLA SERA, 20 aprile 2015

La vicinanza del genitore spinge il ragazzo a comportarsi in modo meno avventato e inibisce un senso di ribellione amplificato invece dalla vicinanza ai propri simili. Lo dice uno studio americano che è la dimostrazione pratica e fotografica che il presidio genitoriale funziona, anche quando l’insofferenza dei ragazzi alla vista dei genitori è alle stelle.



Il fatto solo di vederli e di percepirne la presenza porta i teenager a comportarsi in modo più controllato e saggio, non solo perché la consapevolezza della loro presenza nei dintorni stimola un senso di cautela razionale (paura del castigo, del giudizio, ecc), ma persino irrazionalmente e istintivamente. Tanto che se mostri a un ragazzo l’immagine di papà e mamma il suo cervello ha una reazione automatica e la zona deputata al controllo si accende. Magicamente.
Lontano dagli occhi
Quando i ragazzi vivono troppo lontano da mamma e papà, o comunque non li frequentano sufficientemente, secondo i ricercatori americani può venire meno quello che la psicoanalisi chiama il “Super-io”, ovvero quella sorta di censore interno che giudica gli atti e i desideri del soggetto ed è costituito da un insieme di divieti e comandi che condizionano in vario modo, sin dall’infanzia, i comportamenti umani. In realtà noi sappiamo che il senso di ribellione adolescenziale è fisiologico e nasce comprensibilmente dal bisogno di affermare la propria individualità e di separarsi dall’adulto. Ma gli studiosi della University of Southern California avvertono che non sempre la separazione dal genitore è una buona cosa, per quanto normale e anzi entro certi limiti consigliabile, e spiegano cosa accade realmente nelle menti dei ragazzi e perché è bene lasciarli andare, ma non troppo.
Lo studio
La ricerca utilizza le tecniche di risonanza magnetica a imaging (MRI) per indagare le modifiche cerebrali al variare di alcuni fattori ambientali e prende in esame un piccolo campione di giovanissimi tra i 16 e i 18 anni di età. In sostanza i ragazzi sono stati sottoposti prima alla vista di un video che mostrava i genitori e poi, separatamente, alla vista di un video che ritraeva alcuni coetanei. E il loro cervello scansionato ha mostrato una reazione ben diversa nelle due occasioni: i teenager hanno rivelato infatti nel primo caso un aumento dell’attività nella zona cerebrale collegata alla consapevolezza e alla saggezza, diversamente dalla reazione scaturita dalla vista di immagini riguardanti i loro pari. La regione chiave dell’esperimento è il precuneo, regione del lobulo parietale superiore coinvolto nella riflessione su sé stessi e in alcuni aspetti della coscienza. L’esperimento ha dimostrato anche il legame inverso, ovvero i ragazzi naturalmente più propensi verso comportamenti rischiosi tendono a essere più vicini ai coetanei e spesso frequentano e vedono poco il mondo adulto. 
Infine questo studio va visto in un contesto globale e soprattutto segue un precedente studio della Duke University che dimostrava recentemente come il cervello adolescenziale funzioni in modo differente da quello adulto. Resta il fatto che il buon senso porta a pensare che anche una vicinanza eccessiva ai grandi, rischiando di sfociare in repressione ed eccesso di controllo, possa tradursi in uno spirito di ribellione. A prescindere dal precuneo.

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