sabato 11 aprile 2015

LA (SORPRENDENTE) RI-SCOPERTA DELLA VIOLENZA. D. DI CESARE, La violenza che frantuma il racconto del progresso, CORRIERE DELLA SERA, 11 aprile 2015

La violenza è entrata anche nelle aule di un tribunale - il luogo in cui alla violenza si dovrebbe porre riparo, la sede della giustizia. Un’arma è passata inosservata. Ancora una volta a cadere sono stati civili indifesi; tra questi un magistrato che attendeva al suo dovere. Odio, rabbia, risentimento, disperazione - la violenza ha motivazioni diverse e innumerevoli volti. Escogita nuovi orrori, si avvale di inventiva e astuzia, più spesso di quanto non si creda. Dato che per definizione non ha limiti, è in grado di assumere continuamente forme inedite. 



Occorre riconoscerlo: quel congedo progressivo dalla violenza, in cui molti avevano sperato, non è mai avvenuto. Una violenza endemica percorre le strade delle nostre città, travolge e scuote borghi isolati e piccoli comuni, imperversa tra le mura domestiche. Quella stessa violenza oltrepassa di nuovo il labile confine tra privato e pubblico, esplodendo con ferocia ovunque, anche nelle sedi istituzionali. 
Non c’è diritto né divieto che sembra poterla arginare. Fuori dai vecchi schemi ideologici, al di là perfino della criminalità convenzionale, la violenza di questi tempi non è tanto l’aggressione del fuorilegge, quanto la crudeltà di chi non conosce regole. A cominciare da quelle che dovrebbero reggere gli stessi rapporti umani. Perciò questa violenza fa apparire obsoleto ogni scontro regolato, che sia il duello di un tempo o la guerra tra eserciti. E infierisce sul più vicino, sul prossimo, su chi, per sorte, è a tiro. 

Così la violenza che viene da fuori ha più di un tratto in comune con quella che riemerge all’interno. E c’è da chiedersi quale sia alla fin fine più inquietante. In entrambi i casi si tende a parlare, come è accaduto spesso in questi giorni, di «follia», un’etichetta con cui si elude sbrigativamente la complessità. Forse perché la violenza che, nelle sue innumerevoli forme, è ormai protagonista delle cronache, mette in crisi il grande racconto del miglioramento, quel mito del progresso che appare sempre più una finzione. 


Nessun commento:

Posta un commento