Non ci voleva il genio della lampada, e neppure l’ennesima ricerca a tema. Ma fa comunque un certo effetto vedere certificato dall’Onu, nero su bianco, che la felicità, in Italia, è andata a farsi friggere. Peggio di noi la Grecia, sai che consolazione. L’Italia, con la sua cinquantesima posizione nel World Happiness Report pubblicato alla vigilia della Giornata mondiale della felicità delle Nazioni Unite (che cade il 20 marzo), è preceduta da Uzbekistan, Nicaragua, Malesia. Mentre perfino la Spagna sta più in alto, nonostante la crisi: al 37° posto. Francia è numero 32. Germania sedicesima. Le fantastiche dieci sono, in ordine di arrivo: Danimarca, Svizzera, Islanda, Norvegia, Finlandia, Canada, Olanda, Nuova Zelanda, Australia, Svezia.
I parametri scelti
Lo studio ha incrociato i dati di 156 Paesi nel biennio 2013-2015, calcolando le risposte in una scala da zero a dieci. Le variabili prese in considerazione sono state otto. Il Pil reale pro capite, l’aspettativa di vita in buona salute, il supporto sociale (per esempio, avere qualcuno su cui contare), la libertà nel fare scelte di vita, la generosità, l’assenza di corruzione, la capacità di divertirsi , ridere e sentirsi spensierati e, infine, le preoccupazioni. Le risposte degli italiani sono state tutte sotto la media della sufficienza (5,9).
Crisi, tensioni politiche e sociali
Certo, la crisi conta. Non a caso i dieci Paesi con il maggiore calo nella valutazione media soffrono, in generale, di un insieme di tensioni economiche, politiche e sociali. Però non sbaglia il direttore dell’Earth Institute alla Columbia University, Jeffrey Sachs, tra i curatori del Rapporto, quando dice che «la misurazione della felicità percepita e il raggiungimento del benessere dovrebbero essere attività all’ordine del giorno di ogni nazione che si propone di perseguire obiettivi di sviluppo sostenibile. Al posto di adottare un approccio incentrato esclusivamente sulla crescita economica, dovremmo promuovere società prospere, giuste e sostenibili dal punto di vista ambientale».
Piccoli esercizi di felicità
La felicità non cala dall’alto. «Altrimenti diventa un alibi», spiega la filosofa Laura Campanello, che ogni settimana sul blog della 27esimaora insegna «Piccoli esercizi di felicità». «Va costruita giorno per giorno, in qualche misura dipende anche da noi». Ed è significativo che tra i parametri studiati per stilare la classifica mondiale ci fosse la generosità. «È importante perché crea circoli virtuosi che è opportuno coltivale: più si sta male e più ci si chiude e si sente isolati e soli, di qui l’altra variabile del Rapporto dedicata all’avere qualcuno su cui contare». Un esercizio da praticare? «Il più banale arriva dalla tradizione sapienziale-religiosa del non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te. Ecco, io la ribalterei: fai agli altri quello che vorresti per te».
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