giovedì 17 marzo 2016

PSICOLOGIA E ADOLESCENZA. M. MANCA, Perché sono in aumento i disagi e la violenza dei ragazzi?, L'ESPRESSO, 17 marzo 2016

Stanno aumentando esponenzialmente i disagi dei bambini, degli adolescenti e dei giovani adulti in termini di frequenza e gravità. Tutto questo è preoccupante e ci fa domandare dove andremo a finire e se c’è un limite o è solo l’inizio di una escalation di devianza e violenza.
Sono uno Psicoterapeuta esperto di disagio e devianza giovanile e adolescenziale. Un giorno un adolescente mi disse: “Scusa, ma tu sei unaadolescienziata?”. Mi ha fatto molto ridere, ma in certo senso aveva ragione. Sono uno Psicologo Forense e mi occupo di tutti gli aspetti legati alle separazioni e ai divorzi e a come, tutto questo, grava nella psiche dei figli. Vengo dal mondo della ricerca in ambito universitario e per anni ho insegnato come Professore a contratto nelle Università dell’Aquila e Marconi di Roma.  Ho scritto numerosi libri e decine di articoli di rilevanza nazionale ed internazionale, sempre sulle problematiche adolescenziali e oggi presiedo un Osservatorio sulle Tendenze e sui Consumi Giovanili che monitora costantemente le devianze e le mode dei ragazzi tecnologici. Dal 2014 sono Direttore Responsabile di AdoleScienza Magazine online, rivolto al grande pubblico, che approfondisce tutte le tematiche relative all’infanzia e all’adolescenza e che aiuta anche i genitori a districarsi nei meandri della crescita dei figli



I disagi si covano durante il corso degli anni e si manifestano in maniera più o meno esplicita. Il fatto è che in genere ci si accorge di un problema quando è già radicato nella personalità di un individuo e conclamato. Non va dimenticato che ciò che influenza maggiormente sullo sviluppo psicologico, emotivo, affettivo e comportamentale di un bambino poi adolescente e adulto,è l’ambiente in cui si vive, quello che si riceve e ciò che si vede.
Il ruolo dei genitori è fondamentale e NON basta semplicemente non far mancare niente ad un figlio affinché si sviluppi sano. Il bimbo può avere anche una macchinina in meno, una bambola in meno, un pantalone o una gonna non di marca, ma deve percepire EQUILIBRIO intorno a sé, deve avere una base affettiva stabile ed un legame sicuro con le figure di accudimento perché si riesca a creare una base sicura su cui camminare.
Oggi c’è un influenza negativa anche da un punto di vista dell'apprendimento socio-culturale, si respira prettamente aria di crisi, di distruzione, di aggressività nei confronti degli altri e di violazione dei diritti umani. I figli sono bombardati da immagini di violenza spesso inutile e gratuita, tutto è possibile, non ci sono più limiti, non ci sono regole e punizioni e soprattutto c’è troppa disgregazione. Le famiglie sono troppo disgregate, ciò che manca realmente a questi ragazzi non sono i soldi o i beni materiali, ma il contenimento emotivo, non vengono visti ed ascoltati, sono i figli delle ansie genitoriali, del controllo, del te lo faccio io, del ci sono io, quelli cresciuti dalle tate e con troppi soldi e troppi diritti in tasca. Sono i figli senza regole o con le regole troppo rigide da infrangere anche solo per principio, non hanno limiti perché tutto è facile e possibile.
Spesso genitori poco uniti e attenti osservatori, uno insegna una cosa e l’altro il contrario, sovente in conflitto e quindi impegnati nel lavoro o a risolvere i problemi della loro vita. Basta che il figlio vada bene a scuola e sia omologato alla società che è tutto a posto e va tutto bene, senza capire che spesso ci sono dei mondi nascosti che fanno paura solo ad avvicinarsi. Ragazzi apparentemente benestanti, di “buona famiglia”, che hanno tutto, che “non hanno problemi” che poi diventano improvvisamente dei mostri. Troppa mancanza di autostima, di sicurezza personale, troppa tristezza e depressione, uso e abuso di psicofarmaci, alcol e droghe per cercare uno sballo e una via d’uscita a questa vita troppo facile e nello stesso momento troppo difficile.
Non esistono le reazioni incredibili e inaspettate della gente, esiste la cecità di chi non ha strumenti per vedere o chi NON vuole vedere. Vedere significa tante volte mettersi in discussione e molti preferiscono nascondersi dietro un dito e sperare inutilmente che il tempo aggiusti le cose.
Prima di capire se il figlio ha un disagio o ha commesso qualcosa che non avrebbe dovuto fare, bisogna imparare ad osservarlo nella sua “normalità”, nella sua quotidianità , è l’unico modo per capire se c’è un problema, se qualcosa è cambiato nei suoi comportamenti, atteggiamenti e sguardo. Sono figli troppo soli a cui non manca niente. Questo non basta, non è sufficiente dargli tutto ciò che gli serve per vivere in questa società, ci deve essere il contenimento emotivo, che aiuta a sviluppare e a mantenere ben saldi i confini psichici, le regole e a sviluppare un senso morale adeguato, non dove tutto è permesso.
Troppi giovani a cui vengono comprati diplomi attraverso vergognose scuole private dove è possibile anche non andare a lezione e non studiare, patenti comprate, accessi a università e master comprati, attività lavorative acquistate. Ovviamente se un genitore ha la possibilità, deve aiutare il figlio e portarlo ad una vita agiata garantendogli il presente ed il futuro, ma il problema è COME viene fatto, troppo spesso questo tipo di atteggiamenti genitoriali sono compensatori, riempitivi di determinate carenze o ansie ed angosce o in alcuni casi manie di controllo che gravano e pesano sui figli.

Infine, credo anche che esista un effetto negativo della informazione o meglio della disinformazione online e televisiva su menti già labili, mi sembra si parli troppo di violenza, di morti e di omicidi, c’è un mercato troppo rilevante dietro la cronaca nera, sembra quasi che si riesca ad acquistare popolarità e visibilità mediatica. Non è un’accusa la mia, è una constatazione, sono d’accordo sul fatto che le persone debbano essere informate su ciò che accade intorno a loro, ma non disinformare e costruire castelli e parlare solo di cronaca nera. Non fa bene ai nostri ragazzi, hanno bisogno anche di speranza.

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